L’industria tessile si sta attrezzando per innovare se stessa e trovare soluzioni meno impattanti: la fermentazione rappresenta l’ultima frontiera moda.
Abbigliamento tecnico: come far sì che duri di più
Come lavare, asciugare e mantenere l’idrorepellenza dei capi per utilizzare il nostro abbigliamento tecnico più a lungo.
- L’abbigliamento tecnico per le sue caratteristiche di performance è particolarmente impattante dal punto di vista ambientale, per questo è importante far sì che duri il più a lungo possibile.
- Lavaggio e asciugatura sono operazioni delicate quando si parla di tessuti impermeabili, ma basta osservare poche accortezze per allungare la vita di giacche e scarpe da trekking o per la montagna in generale.
- L’industria outdoor è quella più sensibile alle tematiche ambientali e sono sempre più frequenti le iniziative messe in atto dai brand per incoraggiare i propri clienti a riparare l’abbigliamento tecnico prima di comprarne di nuovo.
Produciamo troppo, in particolare produciamo troppi indumenti, più di quanti riusciamo a utilizzare. Per far fronte al problema della sovrapproduzione nell’ambito del tessile c’è solo una soluzione, comprare meno. Questo assioma è valido in qualunque situazione, ma ci sono alcune tipologie di prodotti, come ad esempio l’abbigliamento tecnico per l’outdoor, in cui ci scontriamo inevitabilmente con un fattore cruciale, ovvero la performance dei capi.
Quando si ha a che fare con indumenti che ci servono per proteggerci dal freddo è cruciale che mantengano le loro caratteristiche in termini impermeabilità, traspirabilità, capacità di isolare e proteggere dagli elementi esterni. È quindi importante fare le dovute considerazioni in fase di acquisto e investire sulla qualità, ma è anche opportuno fare della manutenzione per far sì che durino il più a lungo possibile, sia in termini di riparazioni che di lavaggio o interventi per mantenere intatte le proprietà tecniche.
Nel caso dell’abbigliamento tecnico è infatti tutto amplificato perché, nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di materiali premium e molto spesso di derivazione sintetica che comportano un più alto dispendio di risorse ed emissioni. Anche se la ricerca in questo senso ha fatto passi da gigante e sono moltissimi i tessuti sintetici riciclati più che validi, larga parte dell’equipaggiamento per l’outdoor prevede il massiccio utilizzo di poliestere, derivato del petrolio. Il poliestere è infatti un derivato della plastica Pet che, attraverso un processo di fusione, viene poi trasformata in filato. Ecco che allora diventa ancora più importante limitare i danni dal punto di vista della sovrapproduzione, prendendosi cura dei propri capi outdoor nel giusto modo e riparandoli quando possibile.
Life cycle assessment: l’importanza della durabilità
L’analisi del ciclo di vita di vita di un prodotto, abbreviato con l’acronimo inglese Lca (Life cycle assessment) è uno strumento analitico che permette di valutare e fare previsioni sull’impatto di un prodotto in tutte le fasi della sua vita, dal reperimento delle materie prime fino all’eventuale smaltimento. “From the cradle to the grave” come dicono gli inglesi, dalla culla alla tomba. Si tratta di un indicatore globale completo perché, mentre la valutazione delle emissioni di carbonio ad esempio tiene conto di un solo fattore, il Lca prende in esame tutto quello che di un prodotto ha un riflesso esterno, dal consumo di acqua all’impatto sull’ecosistema fino alla capacità di essere smaltito più o meno agevolmente. Uno strumento particolarmente utile in fatto di moda sostenibile.
Più il ciclo di vita di un prodotto si allunga e più il suo impatto in termini di emissioni sarà minore. La società americana Gore-Tex, produttrice dell’omonimo tessuto brevettato ormai nel 1976 e indispensabile grazie alle sue qualità di impermeabilità e traspirabilità, ha diffuso i dati di Lca di una normale giacca in Gore-tex che viene utilizzata per cinque anni. Ebbene, è stato evidenziano come le fasi di produzione e di distribuzione incidano per il 65 per cento sulle emissioni totali di CO2 prodotte, mentre la fase di utilizzo si ferma al 35 per cento in un lasso temporale così lungo. Ma come si fa a far sì che una giacca impermeabile duri cinque anni o più?
Manutenzione di una giacca in Gore-Tex
Chiaramente la vita più o meno lunga di una giacca tecnica, oppure di un paio di scarpe o di guanti, dipende dall’utilizzo che se ne fa, da quanto la esponiamo alle intemperie e ogni quanto la laviamo, ma ci sono delle considerazioni generali che vale la pena di fare e, soprattutto, dei consigli pratici che vale la pena di seguire. Ad esempio per fa sì che i capi in Gore-Tex siano più efficienti più a lungo è fondamentale che siano tenuti sempre ben puliti, ma nelle fasi di lavaggio e asciugatura bisogna mantenere certe accortezze e, dove necessario, provvedere a rinnovare il trattamento idrorepellente prima di comprare un nuovo prodotto con la stessa identica funzione.
Per quanto riguarda il lavaggio è fondamentale chiudere tutte le cerniere prima di infilare la giacca in lavatrice e, nel caso di macchie, è assolutamente da evitare un prodotto smacchiante. È invece opportuno, prima del lavaggio vero e proprio, smacchiare la parte interessata con del detergente liquido neutro, lo stesso che poi si utilizza per la lavatrice. È la stessa società produttrice a consigliare di utilizzare un detersivo liquido, perché più efficace di quello in polvere, e di non utilizzare l’ammorbidente, perché potrebbe danneggiare il capo. Se avete mai lavato dell’abbigliamento tecnico con l’ammorbidente probabilmente vi si sarà ristretto o avrà perso elasticità.
Per quanto riguarda il programma da utilizzare andrà benissimo uno medio, da impostare alla temperatura di 40 gradi al quale aggiungere un secondo risciacquo, diminuendo i giri di centrifuga. Questo perché è importante che non rimangano residui di sapone e non si formino pieghe nell’indumento.
Il processo di asciugatura è particolarmente importante perché è anche funzionale a riattivare il trattamento idrorepellente della giacca. Il trattamento impermeabilizzante consiste nell’applicazione di un polimero sullo strato di tessuto più esterno, che riduce la tensione del materiale in modo che l’acqua scivoli via. Per essere il più possibile rispettosi dell’ambiente la giacca andrebbe asciugata all’aria aperta e, una volta asciutta, stirata mettendo un panno tra il tessuto e il ferro senza usare il vapore e toccando ogni angolo della giacca.
Per rendersi conto poi se il trattamento di idrorepellenza vada o meno riapplicato è sufficiente versare dell’acqua sull’indumento. Se le gocce rimangono in superficie ben formate, allora è ancora efficace, se si spandono penetrando nel tessuto allora vale la pena riapplicare il trattamento (ce ne sono vari in commercio che possono anche essere comprati separatamente) e, una volta fatto, riattivarlo con il ferro caldo e il panno.
Come pulire e mantenere idrorepellenti le scarpe da trekking
Per quanto riguarda la scarpe da trekking una cosa è importante tenere a mente: vanno lavate a mano. Sia che si vogliano pulire solo esternamente, sia internamente. Sarà sufficiente una bacinella e del sapone liquido ed eventualmente un panno per asciugarle e rimuovere l’acqua in eccesso all’interno. Questo chiaramente dopo aver rimosso sia le stringhe sia lo sporco esterno di vario genere, come residui di terra.
Una volta asciugate, capovolte e all’aria aperta, si può procedere con il test dell’idrorepellenza. Nel caso non fossero più resistenti alla penetrazione dell’acqua, utilizzare un prodotto per impermeabilizzarle di nuovo, facendo bene attenzione a utilizzarne uno a base acqua e non a base di grasso o silicone, perché questi elementi inficiano la traspirabilità della scarpa.
Riparare l’abbigliamento tecnico per l’outdoor
Ma cosa fare nel caso di strappi, buchi, o altro tipo di danni alla nostra attrezzatura? Per prima cosa è di primaria importanza capire se questi danneggiamenti siano o meno riparabili in una maniera che non pregiudichi le prestazioni ordinarie dell’indumento o dell’accessorio in questione. Se ognuno utilizzasse il proprio abbigliamento o la propria attrezzatura per una o due stagioni in più compenserebbe in maniera considerevole l’impronta ecologica necessaria per produrre un nuovo capo da zero.
Dato che l’industria outdoor, per sua stessa natura, è quella più vicina alle tematiche ambientali, molti dei brand di questo settore si stanno sempre più organizzando per investire in durabilità. Come nel caso del brand Patagonia che grazie a iniziative come il Worn wear tour, ripara qualunque tipo di prodotto outdoor, anche di altri marchi.
Questo progetto, attivo soprattutto durante le manifestazioni invernali, vede la presenza sul territorio di truck veri e propri dove è possibile portare i propri indumenti perché vengano rimessi a nuovo. Venerdì 23 novembre verrà invece inaugurata una repair station permanente nello store di Milano, dove i capi Patagonia potranno essere portati a riparare in qualsiasi momento.
In mancanza di personale altamente qualificato da mettere a disposizione sempre più brand si stanno organizzando per per fornire ai propri clienti le istruzioni per riparare da soli i propri indumenti tramite apposite e dettagliate guide sui propri siti. Si parte dall’azione più banale, come può essere quella di rimettere un bottone, a quella meno immediata di sostituire una zip. Qualora non bastasse poi, ci sono sempre più i siti web dedicati al mondo del riuso, come Repair Café o iFixit, dove si possono trovare le indicazioni per aggiustare veramente qualsiasi cosa.
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