L’industria tessile si sta attrezzando per innovare se stessa e trovare soluzioni meno impattanti: la fermentazione rappresenta l’ultima frontiera moda.
Abiti a noleggio: è una pratica sostenibile?
Noleggiare gli abiti conviene: ma solo a noi o anche all’ambiente? Ecco pro e contro del fashion renting.
- Da qui al 2030 il mercato degli abiti a noleggio, che nel 2021 valeva 1,2 miliardi di dollari, dovrebbe crescere dell’8,5 per cento.
- Ma noleggiare un abito è veramente migliore per l’ambiente? Per rispondere a questa domanda dobbiamo analizzare in che modo i capi vengono spediti e resi, il metodo di imballaggio e il processo di lavanderia.
- Se è vero che le emissioni necessarie per produrre quel determinato capo verranno suddivise tra più persone e utilizzi, è altrettanto vero che se lo stesso capo deve viaggiare più volte avanti e indietro, deve essere lavato e sanificato dopo ogni utilizzo
A Londra succede sempre più spesso: sul cartellino del prezzo sono espresse due cifre, una di solito corrispondente alla metà o a un terzo di quella più alta. Non si tratta dell’indicazione di uno sconto, ma bensì di quanto costa noleggiare quel capo, solitamente per un periodo di tre giorni. In Italia il servizio di noleggio abiti non è ancora propriamente decollato, ma sono sempre di più le realtà che stanno esplorando questo territorio relativo al tessile. La finalità è buona: anziché comprare un abito o degli accessori che probabilmente metteremo solo una volta, magari in occasione di un matrimonio, proprio o altrui, lo si noleggia corrispondendo al negoziante una cifra inferiore rispetto a quella che si sarebbe dovuta versare per completare l’acquisto.
Prima della pandemia il trend del fashion renting sembrava destinato a decollare: gli analisti di business avevano pronosticato una crescita record per questo tipo di servizi: quasi 2 miliardi di dollari entro il 2023, una crescita del 10,6 per cento annua prevista dall’Allied Market Research che non ha mai raggiunto questi volumi ma nel 2021 si è fermato a 1,12 miliardi di dollari stando al rapporto di Grand View Research. La stessa società però oggi segnala che è in corso un’espansione e che, da qui al 2030, questo mercato crescerà dell’ 8,5 per cento. I fattori che fanno ben sperare sono i progressi tecnologici, la penetrazione di Internet e la crescente popolarità dei portali di shopping online.
Noleggiare abiti anziché comprarli: l’ambiente ringrazia davvero?
Più volte abbiamo parlato di quale problema rappresenti la sovrapproduzione nel settore tessile e della regola dei #100 wear, ovvero del calcolo da fare prima comprare qualcosa di nuovo: sarò in grado di indossarlo per almeno 100 volte? Provare a calcolare il “cost per wear” ovvero il costo di un abito o di un accessorio ripartito per le volte in cui lo si utilizza veramente è utile a capire innanzitutto se quel capo vale la spesa, ma anche a darci un’idea dell’impatto che il nostro acquisto avrà sull’ambiente. A prescidere da quanto abbiamo pagato qualcosa, pesare quanto realmente ci serve e quanto la sua produzione impatta sul pianeta è un’azione mentale che ci dobbiamo abituare a fare. Il noleggio degli abiti potrebbe quindi rappresentare la soluzione perfetta per tutti quelli che proprio non riescono a non indossare l’ultimo trend o la it bag di stagione di questo o quel marchio, ma non vogliono né investirci così tanto denaro e né comprare qualcosa che sapranno avrà vita breve.
Uno studio della Lut University ha sollevato però dei dubbi in merito alla sostenibilità del noleggio degli abiti: se è vero che le emissioni necessarie per produrre quel determinato capo verranno suddivise tra più persone e utilizzi, è pur sempre vero che se lo stesso capo deve viaggiare più volte avanti e indietro questo è un aspetto che va considerato. Non solo: gli abiti vanno chiaramente lavati e sanificati dopo ogni utilizzo, con tutto quello che ne consegue in termini di usura delle fibre e di eventuale rilascio di microplastiche in mare. Questo non significa che il noleggio degli abiti non sia sostenibile tout-court, ma che occorre fare dei distinguo e che, come sempre, per fare la scelta più ecologica occorre informarsi bene su quelli che sono i servizi offerti dalla società. Che scelte sono state fatte in termine di mobilità e consegna? Ci si affida a un partner che si impegna a contrastare le emissioni oppure a qualcuno che possa contare su una flotta elettrica?
Logistica e imballaggi
Com’è organizzato il magazzino? Gli imballaggi sono riutilizzabili? Sembrano sciocchezze, ma sommate per ogni viaggio hanno un impatto non trascurabile, anche perché si stima che per ogni abito gli utilizzi oscillino tra i 50 e i 75 utilizzi, anche se dipende molto dal tessuto. “I capi in seta sono molto più delicati e hanno una vita molto più breve rispetto a un abito in cotone, o in jersey, tessuto che assicura la vita più lunga in assoluto” spiega Veronica Carozzi, store manager Dress You Can, società italiana che si occupa di noleggio abiti. “Un altro importantissimo aspetto è quello della lavanderia: le condizioni in cui un abito viene riconsegnato dipende dal rispetto che ne ha avuto la cliente, a volte possono anche essere molto macchiati nella parte inferiore, che tocca per terra. Alcuni dei capi che fanno parte della nostra offerta appartengono a privati che ce li danno in conto noleggio, per questo è importante affidarsi a una lavanderia che sappia trattare pezzi anche di un certo valore”.
Il tipo di lavaggio è importantissimo, c’è una grande differenza tra a secco e a umido
Il tema del lavaggio è importante non solo per preservare la qualità dell’abito, ma è estremamente importante se si vuole guardare alla sostenibilità di tutta l’operazione: il lavaggio a secco, ad esempio, è particolarmente dannoso per l’ambiente. Per smacchiare gli abiti e togliere gli odori indesiderati, come fumo o sudore, in questo tipo di pulitura viene utilizzato il tetracloroetilene, un solvente che non è un toccasana né per l’ambiente e né per le persone che vi lavorano a contatto (tanto da essere stato classificato come probabile agente cancerogeno dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro).
Il lavaggio a umido, realizzato grazie a lavatrici computerizzate che sono in grado di dosare sia la forza della centrifuga che la quantità d’acqua, non danneggia i capi ed è valido, ma impiega più tempo e costa di più, quindi non tutti lo preferiscono. Altre alternative sono rappresentate dai solventi meno tossici a base di silicone, oppure dall’anidride carbonica liquida. Tutte queste cose inquinano meno del lavaggio a secco, ma inquinano, e non mettono a riparo le fibre dall’usura o dal disperdere microplastiche nel caso di tessuti sintetici.
Rendere il noleggio green si può
Riassumendo il noleggio è un’alternativa valida e green nella misura in cui non se ne abusi e si cerchi di affidarsi a società che si impegnino nel minimizzare l’impatto di logistica, imballaggi e lavanderia. Nel caso poi nella nostra città ci fosse un punto di ritiro fisico un’alternativa ancora migliore potrebbe essere quello di andare a prendere e riportare quello che ci serve in bici, a piedi o con i mezzi pubblici. “La maggior parte delle volte i capi vengono ritirati direttamente in showroom” continua Veronica. “Mentre se c’è da fare una spedizione a Milano utilizziamo dei biker, nel caso di clienti dislocati in altre regioni d’Italia ci affidiamo invece a corrieri classici nazionali”.
Clienti che aumentano sempre di più e che sono piuttosto variegati sia come fascia d’età che come estrazione sociale o etnia: “Veniamo contattate sia dalle ragazze di sedici anni che devono andare a una festa, che dalle sessantenni invitate ai matrimoni, facciamo molti diciottesimi. Il prezzo degli abiti varia da un minimo di 54 euro a un massimo di 154 per gli abiti normali e tra 154 e 690 euro per gli abiti da sposa, il noleggio ha sempre una durata di quattro giorni”.
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