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Abiti a noleggio, anche in Italia arriva la moda del fashion renting
Quanti abiti acquistati vengono dimenticati dopo un solo utilizzo o poco più? Per contrastare questa pratica è nato il fashion renting che dagli Stati Uniti si sta diffondendo anche in Italia grazie ad alcune startup.
In questi giorni non si fa altro che parlare di saldi, ma un altro fenomeno sta sempre più penetrando il mercato della moda sostenibile in Italia. Dagli Stati Uniti arriva il fenomeno del fashion renting che consente di noleggiare abiti, borse, scarpe e accessori di alta moda a prezzi accessibili per far fronte al consumo ingiustificato di vestiti destinati a rimanere chiusi nell’armadio per anni.
Cos’è il fashion renting
Stando ai dati elaborati dall’istituto di ricerca Allied Market Research, dal 2017 al 2023 il fashion renting passerà da un giro di affari di circa 1,01 miliardi di dollari a 1,85 miliardi di dollari generando un tasso di crescita annuo pari al 10,6 per cento.
In Regno Unito e Cina è già esploso il fashion renting, un fenomeno largamente diffuso in controtendenza rispetto alla fast fashion, la moda a basso prezzo che promuove l’abbondanza di abiti prodotti con processi di lavorazione inquinanti per la salute umana e per l’ambiente.
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Come si noleggia un abito
In Italia, il fenomeno sta prendendo piede grazie ad alcune startup come Dress you can e Drexcode che offrono un servizio di noleggio abiti e accessori firmati da case di moda importanti, look creati da stilisti emergenti, capi vintage e moderni.
I noleggi vengono perlopiù gestiti attraverso piattaforme online all’interno delle quali si scelgono e prenotano gli abiti da noleggiare con ritiro in sede o consegna direttamente a casa. I noleggi durano quattro giorni e includono il servizio di tintoria, il servizio di sartoria su misura e, con una piccola quota aggiuntiva, prevedono anche un’assicurazione contro danni lievi e macchie. Inoltre, è consentito noleggiare più abiti e pagare solo quelli effettivamente indossati.
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Un fenomeno in linea con la sharing economy
Dopo il car sharing, la sharing economy non poteva non colpire anche il mondo della moda. Ci troviamo ormai di fronte a una tendenza sempre più ricorrente tra le generazioni più giovani e attente alla sostenibilità: i consumatori non sono più attratti dai prodotti in sé, ma dall’esperienza che il loro utilizzo può regalare.
In questo scenario, il possesso di beni come auto e vestiti passano in secondo piano rispetto ai viaggi e ai divertimenti. Così, l’approccio “usa e getta” è destinato a trasformarsi lasciando spazio a iniziative di consumo più consapevoli e responsabili. Proprio come il fashion renting che ci auguriamo possa sostituire una volta per tutte un’industria impattante e poco promettente per il futuro del Pianeta intero.
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