Il Parlamento europeo tenta di far diventare l’aborto un diritto fondamentale dell’Unione

Per il Parlamento europeo l’aborto deve essere incluso nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. La decisione però non è vincolante.

  • La risoluzione del Parlamento europeo è stata approvata con 336 voti a favore, 163 contrari e 39 astensioni.
  • Gli eurodeputati chiedono una modifica della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue con l’inclusione del diritto all’aborto.
  • La risoluzione non è vincolante e per modificare la Carta serve l’accordo unanime di tutti e 27 gli stati comunitari.

Il Parlamento europeo ha chiesto ufficialmente l’inserimento del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Con 336 voti a favore, 163 contrari e 39 astensioni gli eurodeputati hanno infatti approvato una risoluzione in merito, definendo una violazione di tali diritti l’impedimento nell’accesso all’interruzione di gravidanza. 

Nella risoluzione, che non ha carattere vincolante, si condanna la regressione sul diritto all’aborto in alcuni stati, tra cui è citata anche l’Italia.

La risoluzione dell’Europarlamento

Nella risoluzione approvata l’11 aprile dal Parlamento europeo si scrive che l’articolo 3 della Carta dei diritti fondamentale dell’Ue deve essere modificato per affermare che “ognuno ha il diritto all’autonomia decisionale sul proprio corpo, all’accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi servizi sanitari senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale”.

Il testo esorta poi i paesi dell’Unione europea a depenalizzare completamente l’aborto in linea con le linee guida dell’Oms del 2022 e a rimuovere e combattere gli ostacoli all’aborto che ancora ci sono in campo in molti paesi. Tra questi vengono citati in particolare la Polonia e Malta. Nel primo paese infatti l’interruzione volontaria di gravidanza è stata vietata nel 2021, a parte nei casi di stupro e incesto e rischio per la vita della donna. A Malta l’aborto fino al 2023 era illegale in tutti i casi, poi è stato decriminalizzato in caso di rischio per la salute della donna. 

La stoccata all’Italia

Nella risoluzione viene contestata l’obiezione di coscienza di molti medici, considerata legittima anche lì dove l’aborto sarebbe consentito. Tra gli esempi viene fatto quello dell’Italia, dove “l’accesso all’assistenza all’aborto sta subendo erosioni e un’ampia maggioranza di medici si dichiara obiettore di coscienza, cosa che rende estremamente difficile de facto l’assistenza all’aborto in alcune regioni”. Un caso di cui si era parlato di recente era quello del Molise, rimasto senza medici non obiettori di coscienza.

Nella risoluzione l’Europarlamento scrive che i metodi e le procedure di aborto dovrebbero essere una parte obbligatoria del curriculum per medici e studenti di medicina e che i finanziamenti alle associazioni che negano i diritti riproduttivi delle donne vanno fermati.

La risoluzione del Parlamento europeo segue l’inclusione del diritto all’interruzione di gravidanza nella costituzione della Francia. Il testo approvato a Bruxelles non ha però carattere vincolante. Perché il diritto all’aborto venga introdotto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue servirebbe in effetti un accordo unanime di tutti i 27 paesi.

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