Saluti romani in via Acca Larentia, a Roma, nella ricorrenza dell’uccisione di tre militanti di destra: ma l’apologia di fascismo in Italia è vietata.
- Saluti romani alle celebrazioni in via Acca Larentia, a Roma, il 7 gennaio, nella ricorrenza dell’uccisione di tre militanti di destra.
- L’apologia di fascismo in Italia è vietata dalla legge Scelba del 1952, che attua un principio della Costituzione.
- Nonostante questo, nessun intervento delle forze dell’ordine, al contrario di quanto accaduto alla Scala di Milano.
Ultimo aggiornamento il 10 gennaio.
Cinque persone, militanti di Casapound, sono indagate per i fatti accaduti durante le celebrazioni per la ricorrenza dei fatti di via Acca Larentia, e un centinaio sono state denunciate. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, parlando alla Camera, ha spiegato che le forze di polizia, “hanno adottato lo stesso
modulo operativo degli anni precedenti, peraltro non diverse dalle tante manifestazioni anti-israeliane” delle scorse settimane. La Questura di Roma “ha privilegiato l’osservazione per evitare che ci fossero violenze, e ha trasmesso alla competente autorità giudiziaria una prima informativa di reato, contestando il delitto di apologia del fascismo a carico di cinque esponenti di CasaPound, individuati tra i partecipanti, cui seguiranno ulteriori comunicazioni all’esito del riconoscimento e identificazione
degli ulteriori convenuti alla manifestazione” Quanto alla richiesta di scioglimento delle organizzazioni di stampo fascista, Piantedosi segnala “la particolare complessità della normativa vigente sul tema”, rimarcando che “in passato neanche governi anche sostenuti dalla stessa parte dell’interrogante l’hanno mai fatto”.
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Era il 7 gennaio del 2024 ma, come ha pensato più di qualcuno, sembrava il 1924. Le celebrazioni di via Acca Larentia, che ogni anno si tengono in ricordo della strage del 7 gennaio 1978, quando tre giovani militanti del Movimento sociale italiano furono uccisi da un commando armato legato alle Brigate rosse e da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine, quest’anno più che mai hanno creato polemiche e sdegno, a causa del fatto che i gruppi di estrema destra che si sono radunati nel quartiere Tuscolano a Roma per commemorare le vittime si sono lasciati andate a saluti romani e cori “Presente”, chiaramente nostalgici del fascismo. Comportamenti che in Italia sono vietati in base alla legge contro l’apologia del fascismo, la numero 645 del 1952, nota anche come legge Scelba dal nome dell’allora ministro dell’Interno, Mario Scelba, che fu poi anche presidente del Consiglio e del Parlamento europeo.
Costituzione, legge Scelba e Acca Larentia
Ispirata al sentimento di antifascismo di cui è portatrice la stessa Costituzione italiana (la XII disposizione transitoria e finale della nostra Carta prevede proprio: “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”), la legge Scelba rende punibili coloro che fanno propaganda o inneggiano al fascismo, inclusi i gesti simbolici come il saluto romano associato al regime fascista di Mussolini. Nell’immediato dopoguerra, mentre l’Italia cercava di rialzarsi dalla distruzione causata dal conflitto in cui era stata condotta proprio dal regime di Mussolini, l’inneggiare al fascismo o utilizzare simboli fascisti era considerato fortemente offensivo e lesivo per la memoria delle vittime delle politiche totalitarie del regime. La messa al bando del fascismo, di principio nella Costituzione e poi attuata con la legge del 1952, mirava proprio a preservare la democrazia e a evitare il ritorno o la promozione di ideologie totalitarie che minacciassero i principi democratici.
La legge Scelba prevede che chiunque promuova o organizzi sotto qualsiasi forma la ricostituzione del partito fascista sia punito con la reclusione da tre a dieci anni, e che chiunque esalti pubblicamente esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo oppure le finalità antidemocratiche proprie del partito fascista sia punito con la reclusione fino a due anni. Ma a dimostrazione di quanto il tema fosse percepito ancora attuale anche decenni successivi, nel 1993 la legge Mancino aveva ribadito questi principi, aumentando le pene “per il solo fatto della partecipazione o dell’assistenza,” con la reclusione da sei mesi a quattro anni” e fino a 6 anni per gli organizzatori.
La commemorazione ufficiale, e poi i saluti romani
In occasione della ricorrenza della morte dei tre giovani militanti, si è comunque tenuta una celebrazione istituzionale: il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca e l’assessore alla Cultura del Comune di Roma Miguel Gotor (il primo di centrodestra, il secondo di centrosinistra) hanno partecipato alla cerimonia, deponendo delle corone di alloro nella piazza dove si trova anche la targa a memoria dei tre militanti, e sottolineando il dovere della memoria e il rifiuto della violenza politica. In un secondo momento e in un luogo diverso, però davanti alla vecchia sede del Movimento sociale italiano poco distante, alcuni militanti hanno reso omaggio alle vittime con il grido “Presente” e il saluto romano, come mostrato da diversi video in rete.
Il tutto senza che, a dispetto delle norme di legge, la manifestazione fosse interrotta dalle forze dell’ordine. Facile, a questo punto, fare il paragone con quanto successo di recente alla prima della Scala a Milano, quando uno spettatore, Marco Vizzardelli, fu identificato dalla Digos per aver gridato “Viva l’Italia antifascista” al termine dell’inno nazionale. Lo ha fatto, per esempio Laura Boldrini, ex presidente della Camera e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo: “Un signore alla prima della Scala grida “Viva l’Italia antifascista”, cioè il principio base della nostra Costituzione, e viene immediatamente identificato dalla Digos come se fosse un potenziale pericolo. Centinaia di persone si radunano in via Acca Larenzia, ogni anno, facendo chiara apologia del fascismo a braccio teso, cioè contro la Costituzione, e nessuno interviene, né li identifica, né lo impedisce. Il mondo alla rovescia, la vergogna è questa qui”.
Timide, per ora, le condanne da parte della maggioranza di governo: solamente Antonio Tajani, vicepremier e segretario di Forza Italia, assicura che “noi siamo una forza che certamente non è fascista, siamo antifascisti: chi ha avuto un comportamento del genere certamente deve essere condannato da parte di tutti” e ricorda che “c’è una legge che prevede che non si possa fare apologia di fascismo nel nostro paese”. Fratelli l’Italia, il partito che in qualche modo discende dal fu Movimento sociale italiano, dopo circa 24 ore di silenzio si esprime ufficialmente affermando che “è dal 1978 che su quel piazzale si commemorano, anche con il rito del ‘presente’, dei ragazzi uccisi da un commando terroristico di estrema sinistra. Un caso rimasto senza giustizia. In tutto questo tempo la sinistra è stata varie volte al potere, ma finge solo oggi di scoprire la commemorazione di Acca Larenzia. Finora, anche sotto i governi PD, si è reputato di non intervenire per impedirla. Curioso che la sinistra abbia cambiato idea solo ora. Utilizzare il ricordo della tragica morte di tre ragazzi ammazzati dall’odio comunista per fare bieca propaganda è squallido e vigliacco”.
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