
Una missione scientifica in un atollo della Polinesia francese ha permesso di scoprire l’esistenza di coralli che sopravvivono in acque molto calde.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ribadito che la nazione si ritirerà dall’Accordo di Parigi. La procedura sarà avviata a partire da novembre 2019.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che a partire dal quattro novembre 2019 gli Stati Uniti cominceranno le trattative per uscire dall’Accordo di Parigi, l’intesa internazionale che ha l’obiettivo di limitare la crescita della temperatura media globale al di sotto dei 2 gradi centigradi entro la fine del secolo.
Il provvedimento comincerà ad avere effetto il giorno successivo alle elezioni presidenziali del 2020, ammesso e non concesso che Trump venga rieletto.
It was wonderful to be back in Pittsburgh, Pennsylvania with the incredible Patriots who fuel our factories, light up our homes, power our industries and fill our hearts with true American Pride! #SHALEINSIGHT2019 https://t.co/hWmN7zNud3
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) October 23, 2019
“L’Accordo di Parigi mette solamente i bastoni tra le ruote allo sviluppo americano con leggi eccessivamente rigide”, ha dichiarato il presidente Trump durante una conferenza dedicata al tema dell’energia tenutasi a Pittsburgh, in Pennsylvania. “Non puniremo i nostri cittadini per permettere ad altri paesi di inquinare senza essere puniti. Come dico sempre: gli interessi degli americani vengono prima”.
Trump ha promesso di rendere gli Stati Uniti una super potenza energetica e sta cercando di ridurre i costi di produzione di gas, petrolio e carbone, eliminando ogni ostacolo legislativo che trova sul suo cammino.
Se da un lato Trump gode dell’appoggio delle lobby dei combustibili fossili, dall’altro non manca di certo chi si oppone. Un gran numero di stati americani, con la California in testa, varie città e numerose aziende hanno già dichiarato che rimarranno fedeli all’Accordo di Parigi, indipendentemente dalle idee del presidente.
Le prime stime indicano che il 65 per cento della popolazione è contrario alla strada che Trump vuole intraprendere e che si opporranno alle sue decisioni. Insieme costituiscono il 70 per cento del prodotto interno lordo americano e rappresentano una forza politica che il presidente non potrà ignorare per sempre.
Oltre che con le proteste all’interno del proprio paese, Trump dovrà fare i conti anche con la comunità internazionale che sta spingendo sempre di più verso una transizione energetica più sostenibile.
Così facendo gli Stati Uniti stanno perdendo la possibilità di affermarsi come leader globale nel settore delle rinnovabili, al contrario di altri paesi che invece ci hanno giustamente visto una possibilità di crescita economica.
Da un lato, “questa decisione indebolisce la percezione degli Usa a livello mondiale, cedendo la loro leadership a stati come la Russia e la Cina”, ha dichiarato Neera Tanden, del think tank americana Center for american progress.
Leggi anche: Come la Cina ha sorpassato gli Stati Uniti nel campo dell’energia rinnovabile
Dall’altro, gli Stati Uniti stanno anche dando un pessimo esempio ai paesi che ancora basano il loro sostentamento energetico sui combustibili fossili.
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