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Achille e Ulisse, la storia di due cuccioli di lupo salvati dall’uomo
Storie di cuccioli e di uomini che dedicano la loro vita alla salvaguardia e alla protezione del lupo e degli abitanti dei boschi.
Storie di lupi. Storie di uomini che ne hanno intrecciato il cammino. E storie finite bene tramite il filo di reciproco affetto che, nei secoli, lega l’uomo al lupo, la specie umana alla natura, il selvatico al civilizzato. Storie di due cuccioli di lupo – Achille e Ulisse – ritrovati e allevati dagli uomini, e ora avviati felicemente sulla strada di una crescita sana e controllata, purtroppo però in cattività e senza la speranza di un recupero della libertà.
“I due cuccioli erano piccolissimi – meno di quindici giorni di vita, spiega Canestrini – al momento del ritrovamento. Per certi versi le loro storie si assomigliano. Sono stati ritrovati e creduti abbandonati. In realtà probabilmente la mamma lupa li stava soltanto spostando e, nel tragitto tra una tana e l’altra, li aveva momentaneamente lasciati soli”. In questi casi l’intervento dell’uomo, in assoluta buona fede, danneggia il cuccioli. “I cuccioli appartenenti alla fauna selvatica anche quando apparentemente in difficoltà a occhi inesperti, spesso stanno solo aspettando la madre e non vanno toccati, né spostati, pena il compromettere per sempre il ritorno in natura”.
La storia di Ulisse
Era la fine di maggio di quest’anno quando il Wac venne avvertito del ritrovamento di un presunto cucciolo do lupo di pochi giorni, rinvenuto in un pomeriggio domenicale da tre escursionisti su un crinale tra Romagna e Toscana. Il piccolo era stato inizialmente lasciato dove si trovava. Infatti, gli escursionisti avevano pensato che la madre lupa potesse trovarsi nei dintorni. Solo a distanza di ore, ripassando sul sentiero, e temendo che il cucciolo fosse stato definitivamente abbandonato, avevano deciso di allertare il Corpo forestale dello Stato che consigliò di portarlo direttamente al centro di recupero di animali selvatici più vicino.
Alla fine Ulisse – così era stato chiamato il lupetto – venne affidato al Wac: “Ulisse aveva ancora gli occhi chiusi. Era piccolissimo e necessitava di cure immediate. Insieme ai tre escursionisti ci recammo a visionare il luogo del presunto abbandono, per tentare al più presto un suo reinserimento in natura”, racconta Canestrini. In collaborazione con il Centro ricerca fauna esotica e selvatica di monte Adone (Bologna), lo staff del Wac riportò Ulisse nello stesso sito del ritrovamento e si dispose a una lunga attesa.
Anche dal punto di vista logistico l’operazione era stata piuttosto complessa: l’area del ritrovamento infatti era in un luogo impervio e raggiungibile solo con diverse ore di cammino. Nel tentativo di valutare la presenza del branco nella zona, vennero effettuate alcune emissioni di wolf-howling (l’ululato che il lupo emette per ritrovare il branco e i singoli individui) e poi posizionate alcune fototrappole per documentare l’eventuale passaggio di lupi e l’auspicato, seppur difficile, ricongiungimento tra la mamma e il cucciolo.
“Si è trattato di un tentativo estremo: erano ormai trascorsi almeno due giorni dalla separazione del cucciolo dalla madre. Dopo qualche ora il piccolo si trovava ancora nello stesso luogo ed è stato dunque definitivamente recuperato e portato via”, racconta ancora Canestrini. L’ipotesi più plausibile è che la madre stesse trasferendo i cuccioli da una tana a un nuovo sito e, spaventata per l’arrivo degli escursionisti, abbia lasciato per alcune ore Ulisse lungo il sentiero. Nei giorni seguenti il cucciolo superò la fase critica del distacco con le amorevoli e pressanti cure di zoologi e veterinari. In capo a un mese aveva già raddoppiato il suo peso iniziale, gli erano spuntati i primi dentini e aveva iniziato ad assaggiare dei pezzetti di carne. “Ulisse vive nel recinto dell’area Just Freedom all’interno di una speciale tana creata apposta per lui e proprio in questi ultimi giorni ha cominciato ad esplorare con interesse il bosco circostante – dice Canestrini – I lupi ospitati al Centro sono tutti davvero molto incuriositi da questo piccoletto e per il momento si accontentano di osservarlo da lontano…”
Ma un piccolo amico è già pronto per Ulisse. Si chiama Achille e questa è la sua storia.
La storia di Achille
Erano circa le 6 del mattino quando una ragazza che passava in auto su una strada statale del versante emiliano dell’Appennino lo vide sull’asfalto. Il cucciolo non poteva avere più di una quindicina di giorni ed era in condizioni discrete. Probabilmente, anche nel suo caso, la madre lo aveva lasciato cadere in mezzo alla strada spaventata da un rumore improvviso.
“Il piccolo Muso – che venne poi ribattezzato Achille – fu subito visitato e allattato. Quindi lo sottoponemmo a una serie di analisi genetiche per individuarne con certezza l’appartenenza alla specie. Nella prima serata lo riportammo nelle immediate vicinanze del punto dove era stato raccolto”. Anche nel caso di Achille vennero messe alcune fototrappole per cercare di individuare l’eventuale presenza di adulti, e si fece ricorso anche al wolf howling. La madre del cucciolo, secondo la ricostruzione di Canestrini, e altri due esemplari adulti si avvicinarono al punto in cui il cucciolo era stato rilasciato, ma non abbastanza per sentirne l’odore e ritrovarlo. “Tuttavia, dato il passaggio immediato del branco la sera stessa e la facilità dell’operazione sotto il profilo logistico – spiega Canestrini – decidemmo di tentare per una intera settimana il reinserimento del cucciolo in natura, considerando i sette giorni un limite temporale accettabile per interrompere i tentativi. Il cucciolo è stato dunque mantenuto in cattività nelle ore diurne e poi riportato al tramonto sul sito di rilascio, per essere recuperato la mattina a ogni esito negativo delle fototrappole, che ci avrebbero mostrato in diretta l’eventuale ricongiungimento con il branco”. Ma fu tutto inutile: anche per Achille non c’è stato il reinserimento e il suo destino è ormai quello di crescere in cattività con Ulisse.
I due cuccioli di lupo crescono
“Lascia l’amaro in bocca pensare – conclude Canestrini – che Ulisse e Achille non dovranno affrontare la vita spesso piena di pericoli e insidie di un lupo in natura, ma non assaporeranno mai proprio quel senso di libertà, esplorazione e avventura da sempre associato al lupo e alla sua vita selvaggia”. I cuccioli sono stati collocati in un ampio recinto a stretto contatto con due esemplari adulti, Ares e Lara, ospitati in modo permanente dal Centro di monte Adone e con i quali si sta tentando l’inserimento per favorire la formazione di un nuovo branco, soddisfacendo le esigenze di socialità tipiche della specie.
Se durante questa estate vedete un cucciolo, apparentemente in difficoltà o abbandonato, dopo averlo messo in sicurezza avvertite le autorità competenti e non spostatelo per nessuna ragione. Saranno poi gli esperti a valutare cosa fare e a decidere la strada migliore da percorrere. Il lupo e la fauna selvatica sono delle grandi risorse per il nostro ecosistema e il loro destino è quello di vivere e riprodursi in libertà nel loro habitat naturale. Non dimentichiamolo.
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