Acidificazione degli oceani, a breve supereremo il settimo “limite planetario”

È ormai inevitabile il superamento di un settimo “limite planetario” (su nove), legato al processo di acidificazione degli oceani.

La Terra si appresta a superare un altro “limite fisico” ai quali non ci dovremmo neppure avvicinare, per preservare la salute del Pianeta. L’acidificazione degli oceani è destinata a raggiungere infatti un livello insostenibile, secondo quanto indicato da un nuovo rapporto del Potsdam Institute for climate impact research (Pik), secondo il quale, stanti i dati attuali, il superamento “è ormai probabilmente inevitabile”.

Soltanto due “limiti planetari” ancora non sono stati superati

Il concetto di “limite planetario” è stato definito per la prima volta da un gruppo di ricercatori internazionali in un paper pubblicato nel 2009. Si tratta di soglie, calcolate su scala globale, che l’umanità non dovrebbe superare se si vuole preservare il “buon funzionamento” della Terra, il suo equilibrio ambientale, climatico e di conseguenza sociale. In altre parole, si tratta di ciò che dovremmo tutelare per garantire la possibilità di continuare a godere di condizioni favorevoli alla vita umana, preservando gli ecosistemi e, con essi, la stabilità del Pianeta.

Coral gardeners oceani
Coral gardeners ed è una startup che si occupa di riforestazione dei coralli negli oceani © Marek Okon/Unsplash

I limiti individuati quindici anni fa sono nove. Di questi, già sette sono stati superati ampiamente: cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, modifiche ai cicli dell’azoto e del fosforo. E ancora deforestazione e aumento dell’inquinamento chimico. A cui nel 2022 si è aggiunto il ciclo dell’acqua dolce.

“Anche abbattendo le emissioni, il superamento è sostanzialmente inevitabile”

Ben presto sarà dunque la volta dell’acidificazione degli oceani: a qual punto gli unici due limiti non ancora superati saranno quelli relativi alla distruzione dello strato di ozono nell’atmosfera e alla concentrazione di aerosol (polveri sottili) dannosi per la salute umana nell’aria che respiriamo (quest’ultimo presenta però dei dati che si avvicinano alle soglie). Gli oceani svolgono infatti una funzione cruciale per la limitazione del riscaldamento globale, proprio poiché assorbono buona parte del biossido di carbonio generato dalle attività umane (a cominciare dalla combustione di carbone, petrolio e gas). Esattamente come nel caso degli alberi, dunque, mitigano gli impatti delle attività antropiche.

“Anche se abbattessimo rapidamente le emissioni di CO2 – ha spiegato Boris Sakschewski, uno degli autori del rapporto – un determinato livello di acidificazione è sostanzialmente inevitabile, tenuto conto del biossido di carbonio già disperso nell’atmosfera e dei tempi di risposta dei sistemi oceanici”.

A rischio la catena alimentare degli oceani

Un assorbimento eccessivo di CO2, inoltre, non è privo di conseguenze: l’acqua degli oceani, continuando ad immagazzinare CO2, registra una modificazione del proprio pH (indice, appunto, dell’acidità), il che nuoce agli equilibri degli ecosistemi, e rappresenta una minaccia per coralli, plancton, crostacei e molluschi. Un problema che, con un ovvio effetto domino, potrebbe provocare ripercussioni sull’intera catena alimentare marina.

Una barriera corallina in Indonesia
Le barriere coralline sono tra gli ecosistemi più in pericolo a causa dell’acidificazione degli oceani © Reinhard Dirscherl/ullstein bild via Getty Images

Tutto, infatti, è collegato. La Terra, d’altra parte, è evidentemente un sistema unico. Per questo, sottolinea il rapporto, più alto è il numero di limiti che vengono superati, “più cresce il rischio di nuocere in modo permanente alle funzioni terrestri che sostengono la vita”. E, proprio in virtù dell’interconnessione tra le varie soglie, “lavorare su una implica lavorare anche su tutte le altre”. Serve dunque un approccio olistico e non settoriale: un modello di sviluppo che faccia della sostenibilità il denominatore comune di ogni scelta, di ogni attività e di ogni business.

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