L’ultimo bilancio di sostenibilità di Gruppo CAP, Sorgente di connessioni, ricorda l’importanza di fare rete per rendere concreta la transizione ecologica.
La mancanza di acqua colpisce due terzi dell’umanità
Secondo uno studio dell’università olandese di Twente circa quattro miliardi di persone nel mondo non hanno acqua a sufficienza per almeno un mese all’anno.
Due terzi della popolazione mondiale non riesce, per almeno un mese all’anno, ad ottenere l’acqua di cui ha bisogno per vivere. Si tratta di ben quattro miliardi di persone, su un totale di circa 7,4 miliardi, la cui maggior parte di concentra in Cina e India (le due nazioni più popolose della Terra).
A rendere nota la cifra, impressionante, è uno studio pubblicato sull’ultimo numero della rivista scientifica americana ScienceAdvance, nel quale si specifica anche come circa 500 milioni di persone siano costrette a patire la sete in modo continuativo durante tutto l’anno. Ciò sulla base di un calcolo effettuato considerando come affette da “severa mancanza di acqua” quelle aree nelle quali la domanda risulta due volte più grande rispetto alla disponibilità.
La domanda di acqua aumenterà nei prossimi decenni
Ma non è tutto: la richiesta mondiale di acqua nei prossimi decenni rischia di aumentare in modo considerevole, sottolineano gli autori del rapporto, Mesfin Mekonnen e Arjen Hoekstra, dell’università di Twente, nei Paesi Bassi. Ciò principalmente a causa dell’incremento demografico, del miglioramento delle condizioni di vita medie sulla Terra, e del previsto aumento nell’uso di risorse idriche in agricoltura.
Se, come detto, la maggior parte di chi incontrerà problemi nell’approvvigionamento di tale risorsa essenziale si concentra in Cina e India, l’analisi olandese indica numerose altre aree a rischio, soprattutto in determinate stagioni dell’anno: è il caso del Bangladesh, del Pakistan, della Nigeria, del Messico e anche degli Stati Uniti (in particolare in California, Texas e Florida).
I cambiamenti climatici aggraveranno il problema
La stessa Fao ha infatti spiegato che nei prossimi decenni, a causa dei cambiamenti climatici “si prevede una forte riduzione del deflusso superficiale dei fiumi, assieme a inondazioni e innalzamento del livello del mare. Fattori che incideranno pesantemente sui sistemi produttivi irrigui che dipendono dallo scioglimento dei ghiacciai (come il Punjab e il Colorado) e sui delta dei bassopiani come quelli dell’Indo, del Nilo e del fiume Brahmaputra-Gange-Meghna, il delta più popolato al mondo”.
Per questo, il rapporto conclude sottolineando la necessità di introdurre misure che possano prevenire i problemi. In particolare, delle limitazioni allo sfruttamento delle acque nei bacini fluviali, l’aumento dell’efficienza nell’utilizzo, una migliore distribuzione della risorsa: fattori giudicati determinanti per ridurre i rischi non solo per gli esseri umani ma anche per la biodiversità.
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