Secondo il dossier Stop Pesticidi nel piatto 2025 di Legambiente, su 4.682 campioni di alimenti, il 48 per cento contiene residui di sostanze chimiche.
L’acqua minerale è considerata microbiologicamente pura, tuttavia l’inquinamento delle falde acquifere può comprometterne la qualità e i controlli non sono sufficienti.
L’acqua minerale, come è comunemente definita, non è altro che acqua di sorgente, imbottigliata all’inizio del proprio percorso. Le sorgenti sgorgano in zone incontaminate, nelle quali non sono previsti insediamenti umani, agricoli, o industriali e per questo motivo sono considerate immuni da ogni forma di inquinamento. L’acqua di queste fonti è considerata microbiologicamente pura, preservata da ogni tipo di inquinante chimico, poiché naturalmente filtrata, bonificata, stabilizzata e purificata dal terreno.
Per questi motivi i controlli biochimici effettuati sulle acque minerali sono molto meno frequenti rispetto a quelli effettuati per l’acqua di uso domestico. Ma non solo: la legislazione prevede che alcuni inquinanti, come per esempio nichel e cromo trivalente, possano non essere controllati e per altri, come il cadmio e l’arsenico, considera limiti di tollerabilità più ampi. Ciò perché queste sorgenti sono considerate come qualcosa di statico, perennemente uguali a se stesse e quindi eternamente “incontaminate”.
La questione però comincia a cambiare quando l’acqua viene imbottigliata: ad esempio, quando le analisi fatte alla fonte verificano che l’acqua è “batteriologicamente pura”, non è detto che lo sia anche quella contenuta nella bottiglia acquistata. Infatti in una bottiglia di acqua minerale non gasata, conservata alla luce, può verificarsi un notevole aumento della carica microbica, e possono svilupparsi muffe o alghe le cui spore sono sempre presenti in tutte le acque minerali, al di là della dicitura sull’etichetta.
Per questo motivo è consigliabile consumare l’acqua in bottiglia entro i tre mesi, per quanto riguarda quella naturale o sei, sette mesi per quanto riguarda quella gasata, contro i dodici/ventiquattro mesi indicati dai produttori. Purtroppo non è obbligatorio indicare la data di produzione, e per questo è consigliabile acquistare bottiglie che riportano date di scadenza più lontane nel tempo.
Il residuo fisso indica la parte “solida” dell’acqua, cioè la quantità di sali minerali presenti, dopo la completa evaporazione dell’acqua che è stata portata a ebollizione a 180 gradi. Un’acqua con un residuo fisso alto è semplicemente più ricca di sali minerali rispetto ad un’acqua con residuo fisso basso, tanto che l’Oms consiglia il consumo di acqua con un considerevole residuo fisso.
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