I dati emersi dall’ultimo rapporto Ismea, l’ente pubblico che analizza il mercato agro-alimentare, ci obbligano a riflettere sul costo del cibo e su come buona parte del prezzo pagato non arrivi agli agricoltori.
Residuo fisso nell’acqua, cos’è e quali sono i valori utili da sapere
Il residuo fisso indica il contenuto di sali minerali nell’acqua. Meglio scegliere un’acqua con un valore alto o basso? Scopriamolo.
Questo articolo è stato pubblicato la prima volta in data 22 dicembre 2009 e aggiornato il 27 novembre 2024
- In base al residuo fisso vengono classificate le acque in commercio.
- L’Oms non stabilisce nessun valore di riferimento per la salute.
- In base al contenuto dei singoli sali minerali, si può scegliere l’acqua più adatta per sé.
Il residuo fisso è un parametro di classificazione dell’acqua per il consumo umano: indica il contenuto di solidi (sali minerali) disciolti nell’acqua dopo l’evaporazione a 180°. La misurazione è espressa in milligrammi per litro ed è indicata in etichetta. Un’acqua con un residuo alto è più ricca di sali minerali rispetto ad un’acqua con un residuo basso.
La classificazione dell’acqua in commercio in base al residuo fisso
In base al residuo fisso le acque in commercio vengono classificate come poco mineralizzate, oligominerali, medio-minerali, ricche di sali. Ecco i valori di riferimento:
- Poco mineralizzata, con il minor quantitativo di sali disciolti, in cui il residuo fisso non supera 50 mg/litro;
- Oligominerale, con un residuo fisso inferiore a 500 mg/litro;
- Medio-minerale quella il cui residuo fisso varia tra 500 e 1.500 mg/litro;
- Ricca di sali, con residuo fisso superiore a 1.500 mg/litro, da assumere preferibilmente sotto controllo medico perché può avere caratteristiche terapeutiche.
Tra gli elementi che compongono più comunemente il residuo si trovano calcio, fosfati, nitrati, sodio, potassio, magnesio e cloruro. In base alla quantità in cui questi sono presenti, l’acqua si può classificare, ad esempio, anche in solfata, calcica, sodica (con più di 200 mg/l di sodio, o “indicata per le diete povere di sodio” (con meno di 20 mg/l di sodio).
Meglio un’acqua con un residuo fisso alto o basso?
Il valore del residuo fisso non indica un’acqua più salutare di un’altra come il marketing delle acque talvolta può far intendere. Proprio poche settimane fa, il Comitato di controllo dell’istituto di autodisciplina pubblicitaria (Iap) ha vietato l’utilizzo di uno slogan di una nota marca d’acqua perché giudicato ingannevole: lo slogan associava la “leggerezza” dell’acqua dovuta al basso contenuto di sali minerali al benessere, mentre il comitato ha sottolineato che tale “leggerezza” non rappresenta un reale beneficio per il benessere quotidiano per tutti i consumatori.
Cosa dice l’Oms in merito al residuo fisso
L’Oms afferma che non sono disponibili dati affidabili sui possibili effetti sulla salute associati al residuo fisso nell’acqua e non viene proposto alcun valore guida per il consumo. In ogni caso, il consumo prolungato di acqua poco mineralizzata o ricca di sali dovrebbe essere seguito da controllo medico.
Un’acqua per tutte le età
In base alle varie fasi della vita, al proprio stato di salute o alla propria condizione fisica ci sono acque con caratteristiche consigliate. Secondo la Fondazione Umberto Veronesi, per i bambini è indicata l’acqua medio-minerale, ricca di calcio, magnesio e fluoro. Per gli adolescenti acqua medio-minerale bicarbonato calcica e magnesiaca; per gli adulti oligominerale e medio-minerale in base allo stile di vita; per le donne in gravidanza acqua calcica; lo stesso per le donne in menopausa; acqua calcica e solfato magnesiaca per gli anziani. Chi soffre di ipertensione dovrebbe fare particolarmente attenzione a evitare le acque ricche di sodio.
Cosa guardare sull’etichetta dell’acqua minerale
Nella scelta dell’acqua è bene fare attenzione anche al contenuto di solfati (400 mg/l è il limite per le acque potabili), perché in concentrazioni elevate potrebbero causare effetti lassativi e di irritazione gastrointestinale. Anche un contenuto eccessivo di nitrati (più di 10 mg/l) può creare problemi, soprattutto ai lattanti o alle donne in gravidanza, e può aumentare il rischio indiretto di tumore allo stomaco e all’intestino.
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