L’ultimo bilancio di sostenibilità di Gruppo CAP, Sorgente di connessioni, ricorda l’importanza di fare rete per rendere concreta la transizione ecologica.
Nelle nostre acque ci sono 166 pesticidi
Salgono a 166 i tipi di pesticidi rilevati nelle acque italiane, contro i 118 del biennio 2007-2008. Lo rivela l’Ispra.
Salgono a 166 i tipi di pesticidi rilevati nelle acque italiane, contro i 118 del biennio 2007-2008. Lo rivela l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) secondo cui il 13,2% delle acque superficiali mostra livelli di tossicità per gli organismi acquatici superiori ai limiti. L’Ispra realizza annualmente il rapporto nazionale sulla presenza di pesticidi nelle acque al fine di fornire su base regolare le informazioni sulla qualità della risorsa idrica in Italia, analizzando l’evoluzione della contaminazione sulla base dei dati raccolti a partire dal 2003.
Nell’ultima elaborazione disponibile, nell’arco del 2010-2011, sono stati rinvenuti residui nel 55,1% dei 1.297 punti di campionamento delle acque superficiali e nel 28,2% dei 2.324 punti di quelle sotterranee. Si tratta, per la maggior parte, di residui di pesticidi usati in agricoltura – solo in questo campo si utilizzano circa 350 sostanze diverse per un quantitativo superiore a 140.000 tonnelate – ma anche di biocidi (ovvero, gli insetticidi da giardinaggio). Inoltre, nel 34,4% dei punti delle acque superficiali e nel 12,3% dei punti di quelle sotterranne i livelli misurati risultano superiori ai limiti delle acque potabili. Il 13,2% dei punti delle acque superficiali e il 7,9% di quelli delle acque sotterranee hanno concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali, recentemente introdotti, basati sulla tossicità per gli organismi acquatici.
Rischio cocktail
“Anche se spesso basse – spiega il Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque 2013 – le concentrazioni indicano a livello complessivo una diffusione molto ampia della contaminazione”. Le analisi – avverte l’Ispra – presentano fino a 23 sostanze diverse in solo campione: “a causa dell’assenza di dati sperimentali sugli effetti combinati delle miscele e di adeguate metodologie di valutazione, esiste la possibilità che il rischio derivante dall’esposizione ai pesticidi sia attualmente sottostimato e si impone una particolare cautela anche verso i livelli di contaminazione piu’ bassi”.
Zone geografiche. Dalla Pianura Padana al
Meridione
La contaminazione parrebbe più diffusa nella pianura padano-veneta. Tra le cause, l’intenso utilizzo agricolo, le caratteristiche idrologiche, e il fatto che le indagini sono più complete e rappresentative nelle regioni del Nord; ma anche al Centro – Sud i miglioramenti del monitoraggio stanno portando alla luce una contaminazione significativa.
I pesticidi più rilevati
I pesticidi più rilevati nelle acque superficiali sono: glifosate, Ampa, terbutilazina, terbutilazina-desetil, metolaclor, cloridazon, oxadiazon, MCPA, lenacil, azossistrobina. Nelle acque sotterranee, con frequenze generalmente più basse, le sostanze presenti in quantita’ maggiore sono bentazone, terbutilazina e terbutilazina-desetil, atrazina e atrazina-desetil, 2,6-diclorobenzammide, carbendazim, imidacloprid, metolaclor, metalaxil. Come in passato, continua ad essere diffusa anche la contaminazione da erbicidi triazinici come la terbutilazina, ma sono ancora largamente presenti anche sostanze fuori commercio da tempo, come l’atrazina e la simazina. “Quella che stiamo attraversando – conclude l’Ispra – è una fase ancora transitoria in cui l’entità e la diffusione dell’inquinamento da pesticidi non sono sufficientemente note tenendo conto, ovviamente, che il fenomeno è sempre in evoluzione per l’immissione sul mercato di nuove sostanze”.
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