Mancano 3.700 GW per centrare l’obiettivo di triplicare le rinnovabili, secondo Ember. Ma ora c’è chi teme un rallentamento della crescita solare dopo anni.
L’addio a due velocità del carbone
Carbone sempre più sotto pressione in Europa e Nord America, ma resta la fonte di energia preferita nelle economie emergenti, in particolare in Asia.
Il pressing sul carbone è sempre più forte in Europa e Nord America dove l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) ha rilevato una riduzione della domanda a causa dei costi sempre più competitivi delle fonti rinnovabili e delle abbondanti scorte di gas naturale organizzate dagli Stati. Diversamente, in Asia e nel Sud-Est asiatico, il carbone è ancora la fonte energetica più utilizzata e resta al centro delle politiche di sviluppo di molti Paesi.
Our latest analysis identifies a tale of two Europes
• Western Europe is accelerating its coal exit
• Most countries in Eastern Europe haven’t announced phase-out policies & a handful of new plants are under construction in Poland, Greece & the Balkans https://t.co/uwn37OfXgK pic.twitter.com/mjvN3ibc7W— IEA (@IEA) 18 dicembre 2018
Meno carbone in Europa e Nord America ma cresce la domanda in Asia
Secondo le previsioni dell’Aie, raccolte nel report Carbon 2018, dal 2019 in poi e per almeno i prossimi 5 anni, la domanda globale di carbone dovrebbe rimanere stabile. Una mancata crescita dovuta alla minor richiesta da parte dell’Europa e del Nord America annacquata però dalla forte crescita della domanda in India e nel Sud-Est asiatico. Politiche più attente al clima e all’ambiente, la crescita delle tecnologie pulite contribuiranno a ridurre il contributo del carbone al mix energetico globale, portandolo dal 27 per cento registrato nel 2017 al 25 per cento entro il 2023.
La crescita delle economie emergenti fondata sul carbone
Il problema nel ridurre l’utilizzo del carbone è legato alla domanda proveniente soprattutto da alcuni Paesi asiatici dove questa fonte assicura una continuità nella fornitura di energia a prezzi economici. In India, l’uso del carbone cresce al ritmo di 3,9 per cento annuo che, sebbene in rallentamento, significano tonnellate e tonnellate di inquinanti immessi nell’aria. Il Paese, nonostante sia al lavoro per espandere su larga scala le fonti rinnovabili e adottare tecnologie di ultima generazione nelle centrali a carbone, non si è dimostrato sufficiente a ridurre l’accesso al carbone. Una situazione simile si respira in Indonesia, Vietnam, Filippine, Malesia e Pakistan dove le previsioni dell’Aie anticipano ulteriori aumenti nell’uso del carbone.
In Cina la partita si gioca sul prezzo del carbone
Per quanto riguarda la Cina, l’Agenzia internazionale per l’energia vede il ricorso al carbone in calo di circa il 3 per cento entro il 2023. Un risultato a cui si dovrebbe arrivare grazie alle politiche adottate da Pechino per abbassare l’inquinamento dell’aria, un aspetto molto problematico soprattutto in alcune aree del Paese del Dragone. Oggi la Cina rappresenta quasi la metà del consumo mondiale di carbone: gli sviluppi nel settore del carbone cinese posso influenzare i prezzi non solo della commodity coal ma anche del gas e dell’elettricità in tutto il mondo. Una situazione che pone il settore del carbone cinese al centro della scena energetica globale.
Sicurezza energetica e lo sviluppo di nuove tecnologie
È evidente come il tema del carbone e del suo abbandono si giochi su un piano globale, molto complesso. “La storia del carbone è una storia di due mondi con politiche di azione climatica e forze economiche che portano alla chiusura di centrali elettriche a carbone in alcuni paesi, mentre il carbone continua a svolgere un ruolo nell’assicurare l’accesso all’energia a prezzi accessibili in altri”, ha detto Keisuke Sadamori, Direttore dei mercati energetici e della sicurezza presso l’Aie. È per questo che l’Agenzia ritiene sia necessario investire per garantire la sicurezza energetica in particolare nei paesi del Sud e Sud-Est asiatico, sostenendo il loro sviluppo economico senza andare a scapito dell’ambiente. “Affrontare i nostri obiettivi climatici a lungo termine, affrontare gli impatti sanitari urgenti causati dall’inquinamento atmosferico e assicurare che più persone in tutto il mondo abbiano accesso all’energia richiederà un approccio che sposerà politiche forti con tecnologie innovative”, ha continuato Sadamori. Per realizzare tutto ciò è necessario mettere in campo tutte le opzioni possibili: non solo più fonti rinnovabili ma poter contare anche su una maggiore efficienza energetica, su fonti come l’idrogeno e molto altro reso possibile dall’avanzamento della tecnologia.
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