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L’addio dei Daft Punk
Dopo 28 anni di attività, concerti in tutto il mondo e milioni di copie vendute, la leggenda del duo elettronico francese Daft Punk si spegne. In un video.
I Daft Punk, uno dei gruppi più influenti della musica dance elettronica e pop degli ultimi trent’anni, hanno annunciato il loro scioglimento attraverso un video di otto minuti su YouTube intitolato Epilogue. La notizia, confermata ufficialmente dalla loro portavoce Kathryn Frazier, che non ha fornito maggiori dettagli, potrebbe tuttavia presagire un nuovo inizio di carriera da solisti.
Daft Punk, l’epilogo
Il filmato ritrae di spalle Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homem-Christo mentre camminano in un deserto con le loro tipiche tute di pelle e caschi robotici, dentro cui per anni hanno nascosto la propria identità. A un certo punto il producer dal casco argentato, Bangalter, si fa esplodere con la complicità dell’altro. Una grafica lapidaria riporta le date di inizio e fine progetto: 1993-2021. Le immagini, che non sono inedite ma estrapolate dal loro film del 2006 Electroma, si concludono con un sole al tramonto sulle note corali della loro canzone Touch.
Questa canzone è presente nel loro ultimo album in studio, Random access memories, uscito nel 2013. Un disco che ha unito consensi e grandi musicisti, tra cui Nile Rodgers, Julian Casablancas, John Robinson, Pharrell Williams e Giorgio Moroder. Dopo il successo planetario del singolo Get lucky e i Grammy vinti come disco dell’anno e miglior opera dance, i Daft Punk hanno preferito mantenere un profilo basso, riemergendo solo grazie ad alcune collaborazioni di rilievo come quella con The Weeknd per le tracce Starboy e I feel it coming.
Dai banchi di scuola al successo mondiale dei Daft Punk
Bangalter e de Homem-Christo si conoscono a metà degli anni Ottanta frequentando, da adolescenti, la stessa scuola a Parigi. Nel 1992, insieme all’amico Laurent Brancowitz (che formerà i Phoenix), creano un gruppo indie rock chiamato Darlin’, ispirato alla canzone dei Beach Boys, e pubblicano una traccia su una compilation per l’etichetta degli Stereolab. La canzone è criticata dalla rivista britannica Melody Maker, che li definisce “a daft punky trash”, “un gruppetto di stupidi teppisti”.
La recensione li proietta nelle galassie future come Daft Punk, ambasciatori del french touch fin dal debutto nel 1997, con l’album Homework trainato dai singoli Around the world e Da funk, e ancor di più con il seguito del 2001, Discovery, grazie alle memorabili One more time e Harder, better, faster, stronger. Poi Human after all, le performance spettacolari nei festival e i tour mondiali, le esibizioni all’interno di una piramide illuminata, la colonna sonora orchestrale per il remake Disney di Tron, il ritorno a gran voce con Random access memories e, infine, quasi otto anni di silenzio.
Almeno fino al drammatico annuncio odierno, all’epilogo. A quel tramonto che i fan più speranzosi confondono con l’alba di nuovi percorsi artistici, mentre i maliziosi lo interpretano soltanto come un “arrivederci”.
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