La provincia di Baghlan la più colpita, il Paese guidato dai talebani si conferma tra i più esposti ai cambiamenti climatici.
- Almeno 300 vittime nel nordest dell’Afghanistan a causa delle inondazioni
- Le Nazioni Unite al lavoro per coordinare gli aiuti, ma la presenza dei talebani complica la collaborazione
- L’Afghanistan è considerato tra i 10 Paesi maggiormente a rischio per i cambiamenti climatici.
Inondazioni devastanti e improvvise, iniziate nella giornata di venerdì, hanno causato nel nordest dell’Afghanistan almeno 300 vittime, tra cui secondo l’Unicef 51 bambini, e altre centinaia di feriti, oltre a qualche migliaio di sfollati. Le forti piogge hanno spazzato via villaggi, lasciando dietro di sé una scia di distruzione. Le immagini sui social media mostrano torrenti d’acqua che attraversano diversi villaggi, con fiumi di fango che hanno sommerso case, moschee e scuole.
Il nord-est dell’Afghanistan sotto l’alluvione
La maggior parte delle vittime è stata segnalata nella provincia di Baghlan, dove le inondazioni hanno distrutto circa tremila case, danneggiato terreni agricoli, spazzato via il bestiame fondamentale per il sostentamento e i commerci di buona parte della popolazione, fatto chiudere scuole e danneggiato centri sanitari. Anche le province di Takhar e Badakhshan sono state colpite e le prime notizie parlano di almeno 300 case danneggiate.
Le operazioni di soccorso, a cui partecipa l’esercito, continuano tra fango e macerie. La strada principale che collega Kabul al nord dell’Afghanistan è chiusa. Le piogge torrenziali e le inondazioni uccidono persone ogni anno in Afghanistan, dove le case mal costruite nelle aree rurali isolate sono particolarmente vulnerabili. Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite, ha assicurato per conto di Antonio Guterres che l’Onu e i suoi partner in Afghanistan “si stanno coordinando con le autorità de facto per valutare rapidamente le necessità e fornire assistenza di emergenza”. Autorità de facto che, però, rispondono al nome del regime talebano: una circostanza che rende sicuramente molto complicato il dialogo e l’organizzazione di interventi umanitari.
Per far fronte all’emergenza riguardate i minori, l’Unicef ha inviato 450 kit per le famiglie, 500 kit per l’igiene, 476 coperte per adulti e neonati e 100 kit con indumenti che andranno a integrare il sostegno fornito da altre agenzie e partner delle Nazioni Unite. È stata inoltre inviato un team mobile che si occupa di salute e nutrizione e le squadre dell’Unicef sono sul campo per aiutare a condurre ulteriori valutazioni. Secondo il dottor Tajudeen Oyewale, Rappresentante dell’Unicef a Kabul, “mentre le famiglie affrontano le perdite, è fondamentale mantenere l’accesso all’acqua sicura e ai servizi sanitari e di protezione”.
Un Paese doppiamente vulnerabile
L’Afghanistan è tra i 10 Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici, secondo l’International rescue committee, e ha registrato un aumento delle condizioni meteorologiche estreme, in particolare inondazioni, siccità e tempeste di sabbia e polvere, con conseguente perdita di vite umane e mezzi di sussistenza e danni significativi alle infrastrutture. Il tutto combinato proprio con il ritorno al potere dei talebani, nel 2021, che ha tagliato il Paese dai flussi internazionali di aiuti economici, aggravando così le condizioni socio-economiche della popolazione e fermando anche tutte le opere infrastrutturali che erano state messe in cantiere negli anni precedenti.
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