La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Grazie ai grandi sforzi di conservazione, i rinoceronti neri stanno gradualmente aumentando, con un tasso di crescita annuale del 2,5 per cento.
Fino alla metà del Ventesimo secolo decine di migliaia di rinoceronti neri (Diceros bicornis) pascolavano nelle sterminate savane dell’Africa, brucando dai cespugli con il loro peculiare labbro uncinato. Era infatti la specie di rinoceronte più numerosa, con una popolazione stimata di 850mila esemplari. Poi, però, la situazione precipitò rapidamente a causa dell’avvento dei coloni europei, del bracconaggio legato alla crescente domanda di corni di rinoceronte in Asia e Medio Oriente e dell’agricoltura intensiva. Nel giro di pochi anni, tra il 1960 e il 1995, il 98 per cento di questi grandi erbivori venne spazzato via, portando la specie sull’orlo dell’estinzione. A metà degli anni Novanta sopravvivevano, in tutto il continente africano, meno di 2.400 rinoceronti neri.
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Da allora, dopo aver raggiunto il punto più basso della sua storia, la specie si è lentamente risollevata, grazie ai costanti sforzi di conservazione. Nel 2012 il numero era più che raddoppiato, con 4.845 esemplari censiti, e negli anni successivi la popolazione ha continuato a crescere, in maniera lenta ma costante, facendo intravedere un barlume di speranza per il futuro di queste antiche creature.
The African Black Rhino remains Critically Endangered, but its population is slowly increasing as conservation efforts counter the persistent threat of poaching, according to today’s update of the @IUCNRedList https://t.co/uhff7nViHK pic.twitter.com/8Q04PrQuWW
— IUCN (@IUCN) March 19, 2020
La buona notizia è stata diffusa dalla Iucn, che ha pubblicato un aggiornamento della propria Lista Rossa e ha spiegato che i rinoceronti neri sono ancora in grave pericolo, ma in aumento. Tra il 2012 e il 2018 la popolazione in tutta l’Africa è cresciuta ad un tasso annuo del 2,5 per cento, passando da circa 4.845 a 5.630 individui. I modelli prevedono inoltre un ulteriore aumento nei prossimi cinque anni.
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“Mentre i rinoceronti africani non sono affatto al sicuro dall’estinzione, il lento ma costante recupero delle popolazioni di rinoceronte nero testimonia gli immensi sforzi compiuti nei paesi in cui si trovano questi animali e ricorda alla comunità globale che la conservazione funziona – ha dichiarato Grethel Aguilar, direttore generale ad interim della Iucn -. Allo stesso tempo, è evidente che non c’è spazio per l’autocompiacimento poiché il bracconaggio e il commercio illegale rimangono minacce gravi. È essenziale che le attuali misure antibracconaggio e la gestione intensiva e proattiva delle popolazioni continuino”.
L’aumento del numero di rinoceronti neri è dovuto, soprattutto, a due strategie. Da un lato è stata intensificata la lotta al bracconaggio, mentre dall’altro si è tentato di gestire al meglio le popolazioni rimaste, spostando ad esempio alcuni individui da un’area all’altra per aumentare la gamma e la variabilità genetica della specie, garantendo la presenza di popolazioni riproduttive vitali.
Sopravvivono attualmente tre sottospecie di rinoceronte nero, il rinoceronte nero centro-meridionale (Diceros bicornis minor), il rinoceronte nero orientale (Diceros bicornis michaeli) e il rinoceronte nero sud-occidentale (Diceros bicornis bicornis). Il numero di tutte e tre le sottospecie, ha affermato la Iucn, sta crescendo. Incoraggiante è la ripresa del rinoceronte nero sud-occidentale, la cui classificazione è passata da “vulnerabile” a “quasi minacciato” nella Lista Rossa della Iucn.
Dopo aver raggiunto il picco nel 2015, con la spaventosa media di 3,7 rinoceronti uccisi ogni giorno, il bracconaggio è iniziato a diminuire. Nel 2019, secondo le stime, il fenomeno sarebbe calato ulteriormente, soprattutto grazie alle misure sempre più severe adottate dai governi contro le bande criminali organizzate che si celano dietro il bracconaggio.
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“Con il coinvolgimento del crimine organizzato transnazionale nel bracconaggio, i crimini contro i rinoceronti non sono solo crimini ai danni della fauna selvatica – ha affermato Richard Emslie, coordinatore della commissione per la conservazione dei rinoceronti africani della Iucn -. Numerosi stati vanno elogiati per aver elevato i crimini contro i rinoceronti a un livello superiore e per i loro sforzi nel combattere il crimine organizzato dietro il bracconaggio”.
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