In tutta l’Africa sono state somministrate solo 25 dosi di vaccino. La corsa internazionale ai vaccini è impari e rischia ancora una volta di colpire più duramente i paesi più poveri.
Per quanto riguarda la pandemia di Covid-19 in Africa si prevedeva una strage, a ragione del fatto che i sistemi sanitari del continente sono insufficienti e precari. Ma questa previsione è stata smentita dai numeri. Ad oggi ci sono 3 milioni e 492mila casi confermati e i decessi hanno di poco superato le 87mila unità in tutto il continente.
L’Africa ha reagito diversamente alla pandemia in corso per una serie di elementi. Il primo è la piramide demografica. Il continente è molto giovane: più del 60 per cento della popolazione ha meno di 25 anni e solo il 5 per cento è al di sopra dei 60. Questo si traduce in un aumento dei casi asintomatici oppure con sintomi molto lievi.
La corsa impari ai vaccini
In queste settimane è iniziata la corsa al vaccino a livello mondiale. Una corsa in cui ovviamente c’è anche il continente africano che, però, purtroppo arriverà ultimo nonostante ci siano diverse iniziative internazionali in corso. La prima è quella del progetto Covax, portato avanti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dalla Gavi alliance, che coinvolge 180 paesi come un blocco unico per rendere più forti le trattative con i produttori farmaceutici e facilitare l’accesso a fondi e donazioni private. L’obiettivo del progetto è quello di vaccinare almeno il 20 per cento della popolazione dei paesi più vulnerabili entro il 2021.
Sebbene i vaccini portino speranza ad alcuni, diventano un altro tassello nel mosaico dell’ineguaglianza nel mondo.
Tedros Ghebreyesus, direttore generale Oms
Però ci sono una serie di problemi. Prima di tutto la lentezza nella raccolta dei fondi e il problema della distribuzione dei vaccini in almeno 54 paesi – di cui molti africani – perché la catena della refrigerazione che serve a mantenere i vaccini integri è purtroppo molto carente in questi paesi. Questo significa che la distribuzione per quanto riguarda Covax nel continente non partirà prima di marzo 2021.
Ci sono anche altre iniziative come quella dell’Unione africana annunciata qualche giorno fa e che ha permesso di ottenere circa 270 milioni di vaccini. Tuttavia, fino a giugno non arriveranno le prime 50 milioni di dosi, causando quindi un grande rallentamento nella distribuzione sul continente africano.
Il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Ghebreyesus ha parlato chiaramente di un fallimento a livello mondiale e di una catastrofe morale. Perché come si conferma da questi dati i paesi con il Pil più alto, i più ricchi, avranno accesso facilmente e rapidamente al vaccino mentre invece il resto del mondo rimarrà indietro.
A year ago, #COVID19 emerged & sparked a pandemic. Life-saving vaccines have been developed. What happens next is up to us. If we don't #ACTogether, the 🌍 is on the brink of a catastrophic moral failure & the price will be paid with lives & livelihoods in the poorest countries. pic.twitter.com/QkriFnNfEC
Attualmente, infatti, sulla lista dei paesi che hanno già iniziato con la somministrazione compare soltanto un paese africano. È la Guinea Conakry, che lo scorso dicembre ha iniettato le prime 25 dosi. Ma si trattava di una prova e soprattutto di un accordo che la Guinea ha preso con la Russia. Infatti il vaccino era lo Sputnik 5.
Più di 39 milioni di dosi di vaccino sono state somministrate in 49 paesi ad alto reddito, mentre soltanto 25 dosi sono state date in solo un paese povero.
Tedros Ghebreyesus, direttore generale Oms
Il caso della Guinea Conakry è esemplificativo, dal momento che i canali di approvvigionamento sanitario consuetudinari a livello internazionale stanno procedendo a rilento. Molti paesi del continente si rivolgeranno ad altre potenze e la Russia e la Cina in questo momento sono in prima linea sul continente: hanno già iniziato una serie di tour e di accordi con diversi paesi per la fornitura dei loro vaccini sui quali però ci sono diversi dubbi di efficacia.
Questo è chiaramente legato ad interessi geopolitici e non farà che aumentare la dipendenza economica di questi paesi con le grandi potenze.
In Africa solo 15 stati hanno vaccinato il 10 per cento della popolazione entro settembre, centrando l’obiettivo dell’Organizzazione mondiale della sanità.
I cani sarebbero più affidabili e veloci dei test rapidi per individuare la Covid-19 nel nostro organismo. E il loro aiuto è decisamente più economico.
L’accesso ai vaccini in Africa resta difficile così come la distribuzione. Il continente rappresenta solo l’1 per cento delle dosi somministrate nel mondo.
La sospensione dei brevetti permetterebbe a tutte le industrie di produrre i vaccini, ma serve l’approvazione dell’Organizzazione mondiale del commercio.