Il 42 per cento degli anziani in Europa subisce esclusione sociale e solitudine, ma l’ageismo tocca anche i giovanissimi: l’appello delle associazioni.
- L’ageismo, secondo l’Organizzazione mondiale per la Sanità, è la terza forma di discriminazione più diffusa al mondo: la subisce il 42 per cento degli anziani in Europa.
- In vista delle elezioni dell’8-9 giugno, nasce un manifesto europeo contro l’ageismo, rivolto a tutti i candidati all’Europarlamento.
- Tra le richieste, sviluppare una strategia europeo contro l’ageismo, promuovere l’inclusione sociale, trattati internazionali e un accesso equo alla sanità.
Cos’è l’ageismo
In una società che invecchia rapidamente come quella europea, l’ageismo, ovvero la discriminazione basata sull’età, rappresenta una delle sfide più urgenti e sottovalutate, al punto che secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità si tratta della terza forma più frequente di discriminazione al mondo, al pari o più di quelle sulle base del sesso, della cosiddetta “razza”, della religione. Questo pregiudizio non solo marginalizza gli anziani, considerandoli spesso un peso sociale, ma mina anche la coesione intergenerazionale, limitando lo sviluppo complessivo della società. Da oggi però esiste il Manifesto europeo contro l’ageismo, un appello in nove punti rivolto ai candidati alle prossime elezioni europee, affinché includano il contrasto a questa discriminazione come priorità della loro agenda politica.
A promuoverlo è stata la Fondazione Longevitas, che lo ha siglato insieme ad altre 21 organizzazioni presso la sede del Parlamento Europeo a Roma. E per una volta, in prima fila c’è anche il nostro governo: l’Italia d’altronde è forse il paese più colpito dall’inverno demografico, con un tasso di invecchiamento inferiore nel mondo solamente a quello del Giappone (che naturalmente, come rovescio positivo della medaglia, significa che si vive meglio, e quindi di più) e il Manifesto è stato siglato anche dal ministero per le Disabilità e dal ministero del Lavoro.
I numeri dell’ageismo in Europa
Le cifre della discriminazione in base all’età ,che hanno portato alla necessità di un Manifesto europeo contro l’ageismo, sono impressionanti. Secondo il Rapporto globale sull’ageismo del 2021, dell’Oms circa il 42 per cento degli anziani europei percepisce di essere discriminato a causa dell’età, soprattutto nei luoghi di lavoro. Questo fenomeno non riguarda solo gli anziani ma anche l’estremo opposto, i giovanissimi: una persona su tre in Europa, giovane o anziana che sia, ha dichiarato di essere stata vittima di ageismo. Le conseguenze di tale discriminazione sono drammatiche: 6,33 milioni di casi di depressione a livello globale sono attribuibili all’ageismo.
Una situazione che è stata amplificata sopratutto a partire dalla pandemia di Covid-19, che ha reso gli anziani più fragili e più soli. E il 15,7 per cento degli anziani subisce veri e propri abusi: fisici, economici o anche costrizioni nello stile di vita (basti pensare a quanti, contro la propria volontà, vengono rinchiusi negli hospice). O più semplicemente, basti pensare al gap che scontano a causa del non riuscire a stare dietro alle innovazioni tecnologiche che rendono invece la vita più semplice alle generazioni più giovane e preparate al cambiamento.
L’appello in 9 punti del manifesto
Il “Manifesto europeo contro l’ageismo chiama l’attenzione su nove punti chiave per contrastare efficacemente il fenomeno, e si rivolge direttamente alla politica, e specificamente ai candidati alle Europee in programma tra dieci giorni. A loro è richiesto di:
- Sviluppare una strategia europea specifica per combattere l’ageismo;
- istituire una giornata europea contro l’ageismo, dedicata a sensibilizzare e coinvolgere la società civile;
- promuovere attività educative e di sensibilizzazione contro l’ageismo nelle scuole, sul lavoro e nell’opinione pubblica;
- supportare programmi di mentoring tra generazioni, per facilitare le relazioni con i più giovani;
- facilitare l’inclusione digitale degli anziani per migliorarne il benessere e la partecipazione sociale;
- migliorare le risposte ai bisogni di salute degli anziani garantendo un accesso equo ai servizi sanitari;
- promuovere conferenze e trattati internazionali contro l’ageismo;
- destinare fondi adeguati alla ricerca scientifica sull’ageismo;
- coinvolgere le imprese nella lotta all’ageismo in partnership pubblico-privato.
L’importanza di un cambio di paradigma
Come dice la Presidente della Fondazione Longevitas, Eleonora Selvi, l’agesimo “è una delle grandi sfide del nostro tempo, con conseguenze serie sulla salute, il benessere e i diritti umani degli anziani. È un’emergenza che l’Europa deve affrontare con strumenti più incisivi e una visione politica ampia». Discriminazioni basate sull’età, in particllare su quella avanzata, finiscono infatti per ridurre la qualità della vita degli anziani, aumentare l’isolamento sociale e il rischio di abusi. Ma possono colpire anche i giovani limitando la loro crescita personale e professionale: sono usciti del resto proprio in contemporanea alla firma del Manifesto ben due rapporti che decrivono i più giovani come sempre più preda di stati di ansia e depressione, quando non di eco-ansia.
Il Libro verde sull’invecchiamento demografico della Commissione europea del 2021 ha evidenziato la necessità di azioni concrete a sostegno degli anziani, ma manca ancora un vero piano d’azione. È necessario un cambio di paradigma: abbandonare la visione assistenziale e concentrarsi sullo sviluppo dell’autonomia delle persone anziane, eliminando i pregiudizi negativi e affrontando sfide come la solitudine che colpisce oltre il 44 per cento degli europei sopra i 55 anni.
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