Nel report del VII Index Future Respect tutte le ombre e le luci dei report di sostenibilità. Ma tra i migliori spicca quello realizzato per Pizzoli.
Nel suo primo report di sostenibilità, Pizzoli racconta il suo impegno che parte da radici profonde
Pizzoli, azienda di riferimento del mercato delle patate fresche e surgelate, nel suo report di sostenibilità fotografa gli sforzi delle filiere verso la circolarità e delinea un piano concreto per il futuro.
- L’agricoltura intensiva è allo stesso tempo nemica del clima e sua prima vittima.
- Nel report di sostenibilità di Pizzoli, l’impegno per la circolarità.
- L’azienda è al lavoro per un piano integrato, coerente con le strategie europee su alimentazione, ambiente e agricoltura.
C’è un grande paradosso, nella crisi climatica che stiamo vivendo: l’agricoltura è tra i principali fattori che contribuiscono ai cambiamenti climatici e, contemporaneamente, la loro vittima predestinata. Lo abbiamo testato con i nostri occhi nelle ultime stagioni quando, a causa della secca del bacino del Po, abbiamo perso quasi 10mila ettari di terreno coltivato a riso. Ma anche la filiera pataticola, che pure è una delle più virtuose in termini di impronta carbonica, di consumo di suolo e di risorse idriche, sta soffrendo molto: dal 2007 al 2022 infatti l’Italia ha perso il 25 per cento dei volumi prodotti, ed è passata da 70mila ad appena 47mila ettari. Tra coloro che hanno saputo interpretare in anticipo il problema c’è Pizzoli che, con oltre 90mila tonnellate di prodotti commercializzati (tra patate fresche, surgelate e da seme) è la realtà di riferimento nel settore della produzione e commercializzazione di patate in Italia e una delle principali all’estero.
Il primo report di sostenibilità di Pizzoli
Nata quasi un secolo fa (1926) in provincia di Bologna, oggi Pizzoli ha la sua sede principale a Budrio. Consapevole degli impatti indiretti generati lungo la catena del valore, l’azienda si impegna a promuovere pratiche agricole sostenibili e rigenerative. Rendicontandole poi attraverso la pubblicazione del suo primo report di sostenibilità, costruito sulle fondamenta dei pilastri europei legati ad agricoltura sostenibile ed economia circolare.
Nel 2020, nell’immediatezza della prima grande ondata di Covid che ha messo in mostra tutta la fragilità dei nostri ecosistemi, l’Unione europea ha emanato i propri tre fondamentali pilastri per un ambiente e un’agricoltura sostenibile. Tre strategie che guardano al 2030 come proprio orizzonte finale e che rispondono rispettivamente al nome di:
- Farm to Fork, il piano decennale per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente.
- Strategia per la biodiversità che punta a creare zone protette comprendenti almeno il 30 per cento della superficie terrestre e marina dell’Unione.
- Strategia per il suolo che fissa l’obiettivo di avere tutti i suoli in condizioni sane entro il 2050.
Strategie, nel loro insieme, mirate a obiettivi ambiziosi come l’allocazione del 25 per cento delle superfici agricole europee all’agricoltura biologica, la riduzione dell’uso di pesticidi e fertilizzanti e la protezione degli impollinatori.
Interventi necessari perché, negli ultimi 20 anni, il settore agricolo ha generato a livello globale il 20 per cento delle emissioni di gas serra e l’80 per cento delle emissioni di protossido di azoto, principalmente dovuto all’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi. E il ricorso imperante alle monocolture impoverisce la biodiversità. Come risultato, i terreni diventano sempre più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici, con una minore capacità produttiva e una serie di conseguenze negative come la perdita di nutrienti nel suolo, l’erosione, la riduzione della capacità di stoccare CO2, l’aumento della diffusione di patogeni e specie infestanti, l’inquinamento delle risorse idriche.
È in questo solco che si inserisce il lavoro di Pizzoli: l’azienda investe costantemente nella ricerca e sperimentazione di soluzioni innovative per ridurre l’impatto delle pratiche agricole sull’ambiente e aumentare la resilienza delle colture.
Agricoltura di precisione e micro-irrigazione sono altri strumenti ad alto valore tecnologico che permettono a Pizzoli di bilanciare la necessità di mantenere elevata la quantità di prodotto con quella di rigenerare il proprio territorio. Nel 2022 ha lanciato diversi progetti pilota, per testare l’efficacia dell’impiego di sensoristica IoT o similare nell’analisi del fabbisogno idrico delle colture. E la micro-irrigazione a goccia o l’irrigazione attraverso sprinkler consentono un risparmio idrico notevole, in misura del 30-40 per cento di acqua e del 10-30 per cento di fertilizzante.
Sfide complesse da affrontare insieme
Ma si tratta di sfide complesse che non si affrontano da soli. E soprattutto che non si affrontano una alla volta, per compartimenti stagni. “Ciò che ci distingue è l’attenzione che poniamo in tutte le fasi della catena del valore, dalla selezione delle patate da seme all’assistenza tecnica ai coltivatori, dalla ricerca di soluzioni di packaging a minor impatto fino al dialogo con i consumatori per promuovere uno stile di vita equilibrato. Stiamo attuando uno sforzo importante per continuare in questa direzione, da una parte rafforzando i nostri presidi lungo tutta la filiera e promuovendo un modello produttivo efficiente che rende anche i nostri processi sempre più circolari. Seguendo la strada segnata dal framework europeo, stiamo tracciando la nostra strategia per provare ad essere un esempio per il sistema agroalimentare italiano” spiega il sustainability manager di Pizzoli, Stefano Bottardi.
Il primo report di sostenibilità di Pizzoli disegna in effetti un quadro di azioni che aggrediscono le sfide della sostenibilità da tutti i lati, definendo le basi di una strategia per quantificare e contenere l’impronta carbonica lungo tutta la catena del valore, migliorare l’efficienza (anche energetica) e la circolarità dei processi di coltivazione e lavorazione.
Materie prime e sottoprodotti
A cominciare, per esempio, dalla consapevolezza mostrata sull’importanza delle risorse e delle materie prime utilizzate, che Pizzoli si impegna a massimizzare tramite recupero dei sottoprodotti generati durante la trasformazione industriale nelle fasi di pelatura, selezione e taglio.
Nel 2022 i sottoprodotti di patate sono stati pari a 32.922 tonnellate, utilizzati innanzitutto per produrre energia rinnovabile da biomassa grazie al biodigestore presente nello stabilimento di Budrio o, secondariamente, a impianti esterni. I sottoprodotti della lavorazione idonei vengono poi riutilizzati per produrre gnocchi e crocchette, ma anche per l’alimentazione animale.
Sempre dallo scorso anno è in vigore una collaborazione con Hera per recuperare l’olio vegetale esausto della frittura e trasformarlo in biocarburante, contribuendo alla produzione di 2.641 litri di biocarburante nel 2022. Questo ha comportato un risparmio di 2,2 tonnellate equivalenti di petrolio e 7,27 tonnellate di CO2.
La risposta di Pizzoli alla crisi energetica
Sempre nel solco del dettato europeo, in questo caso con il piano REPowerEU, Pizzoli ha adottato nell’ultimo anno diverse strategie per ridurre l’impatto ambientale e promuovere la sostenibilità anche a livello energetico. Nel processo di produzione delle patatine surgelate, l’azienda ha implementato impianti che recuperano il calore e sfruttano gli scambi termici. Ad esempio, l’acqua a bassa temperatura prelevata dai pozzi viene utilizzata per raffreddare le patate durante la fase di surgelazione, riducendo così l’energia necessaria. L’acqua, a sua volta, assorbe il calore rilasciato dalle patatine fritte e viene utilizzata in altri processi che richiedono acqua ad alta temperatura. Una parte delle acque reflue viene anche recuperata per essere riutilizzata nei processi non alimentari.
Nella costruzione del nuovo stabilimento di San Pietro in Casale, Pizzoli ha scelto di recuperare un’area industriale dismessa per evitare il consumo di suolo. Il nuovo stabilimento è progettato secondo i principi dell’economia circolare, con un impianto termico che massimizza il recupero di calore e un biodigestore che soddisfa gran parte del fabbisogno di energia termica.
Quello che resta: il lavoro sul packaging
Per quanto riguarda il packaging, Pizzoli segue tre criteri fondamentali: sicurezza alimentare, funzionalità e compatibilità ambientale. Per le patate surgelate mantenere l’involucro in plastica mono-materiale è al momento la scelta migliore per favorire la riciclabilità delle confezioni, assicurando al contempo la funzionalità del packaging e la protezione del prodotto. Per diminuirne l’impatto, ha comunque ridotto circa di un terzo lo spessore delle buste e dunque il fabbisogno di plastica.
Tutte le confezioni di Pizzoli riportano informazioni sulla composizione e lo smaltimento per agevolare la differenziazione da parte dei consumatori, in conformità alla normativa sull’etichettatura ambientale. La maggior parte del cartone utilizzato per l’imballaggio è riciclato e dotato di certificazione internazionale Fsc, e l’azienda partecipa a circuiti di recupero e riutilizzo dei pallet e delle cassette.
Naturalmente, la sostenibilità non è solo ambientale o energetica, ma anche sociale, nel rispetto dell’assunto iniziale per cui tutto è collegato. Rientra nella logica di una cura integrale, da monte a valle, della filiera e della catena del valore anche uno stretto rapporto con il territorio. Una politica che si traduce in tracciabilità, trasparenza verso il consumatore, valorizzazione di tutti i protagonisti della filiera stessa. Ma la parola territorio comprende anche le molteplici attività sviluppate a beneficio della collettività che completano il ruolo di Pizzoli nel tessuto sociale e nelle comunità in cui opera.
Verso un piano di sostenibilità integrato nella strategia aziendale
Il report 2022, mentre traccia un quadro di ciò che è già stato fatto, pone contemporaneamente le basi per la definizione di un piano di sostenibilità integrato nella strategia aziendale di Pizzoli. L’azienda, infatti, mette nero su bianco l’impegno a sviluppare un piano di obiettivi e azioni a medio e lungo termine per guidare il proprio business verso una gestione sempre più sostenibile. Proprio come quelli europei e al di là di essi. “Da azienda strettamente legata al territorio e alla terra, ma da sempre innovativa per vocazione, siamo pronti a cogliere la sfida di creare un futuro sostenibile per il settore pataticolo e tutto il settore agroalimentare italiano”, scrive Nicola Pizzoli, presidente e Ceo, nella sua lettera di apertura.
Una sfida che è un viaggio lungo tre direzioni parallele: verso le radici dell’etica, “proteggendo la capacità di creare valore economico condiviso e promuovendo la partecipazione, lo sviluppo e la sicurezza delle persone”; il rispetto del pianeta, per minimizzare gli sprechi e l’impronta di CO2. Un viaggio, infine, verso una crescita sana, contribuendo alla transizione verso un sistema agricolo sostenibile, contrastando l’impoverimento delle risorse e promuovendo la capacità rigenerativa degli ecosistemi.
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