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Arriva al cinema Ainbo, eroina dell’Amazzonia e simbolo di un’intera generazione
Il 18 novembre arriva in sala Ainbo – Spirito dell’Amazzonia, avventura fantasy in cui la foresta in pericolo diventa metafora di tutto il Pianeta. In esclusiva per LifeGate una clip con Luciana Littizzetto, doppiatrice della Grande Madre.
Ainbo ha solo tredici anni, ma è già la più coraggiosa e promettente cacciatrice del suo villaggio, immerso nel bel mezzo della foresta pluviale amazzonica. Un luogo meraviglioso e magico, sul quale però incombe una terribile e misteriosa maledizione che ne minaccia la sopravvivenza. La sua unica speranza è legata proprio al destino della giovane Ainbo e all’esito di un’avventurosa missione che la metterà faccia a faccia con gli antichi spiriti dell’Amazzonia e con l’avidità di uomini senza scrupoli. Questo il cuore del nuovo film animato Ainbo, spirito dell’Amazzonia, un potente inno alla bellezza incontaminata della natura che fa venire voglia di lottare per proteggerla, proprio come fa la sua protagonista.
Nato dalla fantasia (e dalla biografia) di tre fratelli peruviani, nativi della regione amazzonica e già presentato al Giffoni film festival, Ainbo è in arrivo nelle nostre sale il prossimo 18 novembre. Ed è un omaggio a tutti coloro che difendono il creato con coraggio e determinazione.
Ainbo, la trama del film
In un villaggio di nome Candámo, nel mezzo della foresta pluviale dell’Amazzonia, gli indigeni vivono in simbiosi con la natura e sono ignari di quello che accade nell'”evoluta” civiltà occidentale. Qui vive Ainbo, vivace tredicenne che, rimasta orfana, è cresciuta nella casa del capotribù Haurinka e di sua moglie Chuni, con la sorella adottiva e migliore amica Zumi. Malato da tempo, a causa di una maledizione che sta intaccando l’equilibrio di quel mondo idilliaco, per Haurinka è giunto il momento di cedere lo scettro alla figlia Zumi. Ma proprio quando la giovane si appresta ad assumere il difficile ruolo di capo villaggio, l’amica Ainbo entra in contatto con due spiriti guida, scoprendo di essere stata “prescelta” per un’importante missione. Insieme al tapiro Piro e all’armadillo Dillo (in italiano hanno le voci di Ciro Priello dei The Jackal e di Elio) e guidata dallo spirito di sua madre Lizeni, Ainbo dovrà superare paure e ostacoli, per salvare il suo villaggio e l’intera foresta. A minacciarli non è soltanto il malvagio spirito Yakuruna (figura ispirata a un demone che controlla le menti dei nativi per rubare l’oro), ma anche dei misteriosi stranieri che, con le loro enormi macchine, stanno portando intorno a Candámo morte e distruzione, depredandola delle sue risorse.
A tenere alta l’attenzione fin dalla prima scena in Ainbo sono le animazioni di altissimo livello, realizzate con i migliori software sul mercato (strizzando molto l’occhio al repertorio disneyano), le ambientazioni maestose e i personaggi ispirati al folklore popolare, come l’imponente Grande Madre e lo stravagante bradipo Pelejo che vive alle pendici del vulcano della Luna. Per i più piccoli ci sono anche i buffi e divertenti spiriti guida Piro e Dillo, classiche spalle comiche che smorzano la tensione nei momenti più intensi del film. C’è anche un punto debole però in Ainbo e sono le tante sotto trame inserite nel film, che finiscono per rendere confusa la trama principale, disorientando un po’ lo spettatore nel ricostruire alcuni passaggi della storia.
La foresta pluviale amazzonica diventa metafora del Pianeta
Oltre a denunciare le tante minacce che affliggono l’Amazzonia, Ainbo è una chiara metafora di quello che sta accadendo all’intero Pianeta, vittima dell’avidità umana e delle sue conseguenze. Al centro della storia vengono posti infatti temi quali la deforestazione incontrollata e l’accaparramento sfrenato di terre e risorse. Emergenze che mettono a rischio non solo il prezioso ecosistema dei luoghi e la sopravvivenza delle popolazioni indigene, ma gli equilibri di tutta la Terra. Ad affrontarli recentemente sono stati anche i leader del mondo alla Cop26, dove cento Paesi hanno firmato un accordo per fermare la deforestazione e il degrado del suolo entro il 2030.
Uno degli aspetti più interessanti del film è che la sua storia viene raccontata dalla prospettiva dei popoli indigeni. Unendo fantasy e attualità, Ainbo prende ispirazione dal folklore e dalle tradizioni di questi popoli – sconosciuti ai più – mettendoli al centro di una storia destinata al grande pubblico. Un’operazione non facile, nata dal desiderio di tre fratelli, Jose, Cesar e Sergio Zelada (nati e cresciuti proprio nella regione amazzonica) di raccontare in modo nuovo e affascinante la cultura di una parte del mondo che oggi – più che mai – merita di essere conosciuta e tutelata.
Sono fermamente convinto che le famiglie si divertiranno moltissimo a guardare Ainbo e torneranno a casa con un messaggio forte: dobbiamo prenderci cura della nostra foresta pluviale amazzonica e proteggerla.
Famosa per la sua biodiversità e per il suo ruolo di polmone del mondo, questa regione è infatti anche una delle grandi vittime dell’avidità umana, manifestatasi negli anni attraverso il colonialismo, l’attività estrattiva e la deforestazione.
Ainbo, incarnazione delle paladine dell’Amazzonia
Con Ainbo i bambini di tutto il mondo avranno la possibilità di immergersi nella dimensione magica e senza tempo della foresta pluviale amazzonica e di immedesimarsi e conosce una nuova eroina, capace di incarnare in sé lo spirito combattivo di tante eroiche attiviste e paladine indigene che (a volte al costo della vita) hanno combattuto e combattono per difendere le loro terre. Da Antonia Melo da Silva, che da una vita lotta per salvare il fiume amazzonico Xingu, alla contadina peruviana Máxima Acuña, (raccontata anche nei due docufilm Aguas de oro e Máxima), diventata un simbolo della lotta delle popolazioni indigene che difendono la terra dall’espansione della miniera d’oro più grande dell’America Latina. Solo per citarne alcune.
Vorrei che il pubblico internazionale cogliesse in questo film quello che abbiamo voluto raccontare fin dall’inizio: una storia molto locale, piena di miti e leggende di cui il resto del mondo non ha mai sentito parlare.
Ainbo, un alterego della Generazione Z
L’immaginario folkloristico e le antiche credenze radicate in queste terre diventano anche la metafora delle umane vicende e di quell’avidità che, come un demone, si impossessa del cuore degli uomini. Con questa ampiezza di sguardo possiamo ritrovare nella tenacia e nel grande senso di responsabilità dell’adolescente Ainbo anche i volti dei tanti giovani attivisti che ieri e oggi si battano con determinazione in difesa del Pianeta. Da Greta Thunberg alla ugandese Vanessa Nakate, o alla tedesca Luisa Neubauer, solo per citare alcune delle più note esponenti di quella Generazione Z che sta guidando con coraggio la lotta globale contro la crisi climatica. Come loro, anche Ainbo si trova a portare sulle spalle un peso troppo grande e di cui non ha nessuna colpa. Come loro, anche lei diventa la portatrice di speranza per un popolo che sembra persino non meritarla, che non la capisce e ha dimenticato il suo legame profondo con madre natura.
Una clip in esclusiva di Luciana Littizzetto, voce della Grande Madre
In una delle scene più suggestive ed emozionanti del film, Ainbo si troverà faccia a faccia con la Grande Madre, personaggio che affonda le sue radici nella leggenda amazzonica del millenario spirito di Motelo Mama, un’enorme tartaruga che porta sul suo carapace il Rio delle Amazzoni e una vasta parte della giunga per nasconderla ai predatori. “Per migliaia di anni l’antico legame tra me e i miei figli è stato perfetto”, rivela alla ragazzina la Grande Madre che in italiano ha la voce di Luciana Littizzetto. “Poi Yakuruna ha infettato tutti i miei figli, che hanno smesso di credere negli spiriti e nella natura”. Un ruolo di cui la conduttrice e doppiatrice torinese parla nella clip che vi mostriamo qui in esclusiva, rivelando anche qual è il suo rapporto con la natura.
La storia di Ainbo è basata su “una storia vera”
L’idea di ambientare un film nel profondo della foresta pluviale è venuta ai fratelli Zelada per un motivo molto personale. Nati e cresciuti nella regione amazzonica, fin da piccoli erano stati abituati a visitare le terre degli Shipibo (una tribù locale) e in particolare il villaggio in cui la loro madre era nata e cresciuta. Proprio ispirandosi a questi luoghi e ai racconti della madre, Jose, Cesar e Sergio Zelada (regista il primo e produttori gli altri due) hanno gettato le basi del film con la loro casa di produzione Tunche Films, coinvolgendo in seguito anche dei coproduttori olandesi e americani. “Ainbo è il risultato dell’intreccio di un’infinità di racconti magici e della enorme ammirazione per mia madre”, racconta Jose che ha firmato la regia in tandem con il tedesco Richard Claus. “Per molti aspetti la nostra protagonista assomiglia a mia madre: l’innocenza, la magia, la fantasia, l’essere figlia di immigrati europei, l’essere la ragazza nata nelle terre degli Shipibo, posseduta dallo spirito del giaguaro”.
Ad essere coinvolta nella produzione di Ainbo è stata anche la Epic (Escuela peruana de la industria cinematografica), prima scuola di cinema del Perù, fondata sempre dai fratelli Zelada e oggi diventata un punto di riferimento importante per tutta la regione. Un lavoro di squadra che ha messo in luce il talento di questi artisti e colpito molto l’art director Pierre Salazar che ha ammesso: “È particolarmente toccante per me, che provengo da produzioni e gruppi di lavoro più grandi, con ovviamente anche budget più consistenti, vedere uno straordinario team di talenti nella mia città natale, a Lima, e nel mio paese in Perù”. C’è da augurarsi che sia solo il primo di una lunga serie.
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