In Europa la transizione energetica è vicina, grazie a un mix di eolico e solare, ma infrastrutture e burocrazia rischiano di rallentarla
Aiuti di stato al nucleare, l’Austria trascina il Regno Unito in tribunale
Vienna si è rivolta alla giustizia europea, puntando il dito contro le sovvenzioni pubbliche concesse da Londra ai futuri reattori nucleari di Hinkley Point.
L’Austria ha lanciato un’azione legale contro il governo del Regno Unito. In una denuncia presentata lunedì 6 luglio alla Corte di giustizia europea, Vienna contesta le sovvenzioni pubbliche che l’esecutivo di Londra ha promesso alle aziende francesi Edf e Areva, incaricate di costruire due nuovi reattori nel sito nucleare di Hinkley Point.
In particolare, nel mirino del governo austriaco c’è l’accordo secondo il quale lo Stato britannico garantirà alle due compagnie l’acquisto – a prezzo maggiorato, per 35 anni – dell’energia elettrica prodotta. L’operazione ha ottenuto, lo scorso 8 ottobre, il via libera della Commissione europea, ma l’Austria ritiene che i fondi destinati a comprare l’energia dalla nuova centrale costituiscano, di fatto, una politica finalizzata a rilanciare la filiera nucleare. Vienna, poi, contesta una garanzia pubblica concessa al progetto (che potrebbe raggiungere i 17 miliardi di sterline), nonché la clausola di indennizzo prevista in caso di chiusura anticipata della centrale. Tale mole di denaro dovrebbe essere utilizzata in altro modo, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Andrä Rupprechter, dal momento che “il nucleare è una fonte del secolo scorso, superata perché non sostenibile, perché presenta rischi elevati e perché ha costi troppo elevati”.
Il paese alpino, d’altra parte, ha abbandonato l’atomo nel lontano 1978, puntando tutto su idroelettrico ed eolico. E punta, entro i prossimi quindici anni, a generare da fonti pulite la metà dei propri consumi totali di energia (riscaldamento, trasporti e industria compresi). “Le sovvenzioni esistono per sostenere tecnologie moderne – ha spiegato il cancelliere Werner Faymann, secondo quanto riportato dall’agenzia Afp – che siano al servizio dell’interesse generale di tutti gli Stati membri dell’Ue. Ciò non può valere in alcuni caso per il nucleare”.
Lo scorso 2 luglio un’altra denuncia è stata depositata da un’alleanza austro-tedesca composta da dieci fornitori di energia, secondo i quali i fondi pubblici destinati a Hinkley Point rappresentano una distorsione della concorrenza. Inoltre, sebbene non si siano spinti fino ad una denuncia formale, anche altri Stati europei hanno contestato la linea inglese (è il caso del Lussemburgo). Il governo britannico, tuttavia, appare inamovibile: i nuovi reattori di Hinkley Point (la cui apertura è annunciata per il 2023) rappresentano un punto fermo nel piano energetico di Downing street per i prossimi decenni.
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