In Alaska sono scoppiati più di 500 incendi boschivi dall’inizio di aprile 2022.
Nonostante molti fuochi siano in zone remote, le autorità hanno ordinato l’evacuazione di villaggi e capanne nelle aree a rischio.
Aumentano i ricoveri negli ospedali per intossicazione e bronchiti, dovute all’elevato e inusuale numero di incendi nella stato di Anchorage.
Perfino i territori noti per i ghiacciai e le temperature fredde non sono più immuni di fronte a prolungate e pericolose stagioni degli incendi. Dopo la Siberia, è il caso dell’Alaska. Lo stato nordamericano che fa parte degli Stati Uniti – ma confina solo con il Canada e sfocia sul Mare Glaciale Artico – sta attraversando un periodo difficile e inaspettato a causa dei numerosi incendi sul suo territorio. Secondo le fonti ufficiali più recenti, al momento ci sono 264 roghi attivi che hanno bruciato più di 400mila ettari di terreno. Si tratta della quantità che normalmente brucerebbero in un’intera stagione degli incendi, mentre ora siamo solo all’inizio del periodo caldo. I vigili del fuoco sono impegnati su un vasto numero di fronti, ma non sarà facile domare le fiamme a causa della prolungata assenza di pioggia e dei forti venti.
Le cause degli incendi in Alaska
Gli esperti del territorio dell’Alaska, come riporta il quotidiano Guardian, attribuiscono l’alto numero di incendi a due fattori: una quantità insolita di fulmini e un paesaggio pronto per bruciare. Gli alberi delle fitte foreste locali, infatti, sono diventati più spessi e alti nei mesi primaverili, mentre le recenti temperature estreme hanno aumentato la vegetazione nella tundra. “La siccità, lo scioglimento precoce delle nevi, i venti e i fulmini si sono tutti combinati per rendere difficile l’inizio della stagione”, ha dichiarato Rick Thoman, scienziato dell’istituto International Arctic Research Center di Fairbanks, in Alaska.
The wind advisory has been extended until 7:00 PM AKDT tonight for areas near the passes in the Eastern Alaska Range. Expect south winds of 20 to 30 mph with wind gusts up to 50 mph. #akwxpic.twitter.com/MuTmuTE8gG
L’aumento della vegetazione infiammabile sta provocando incendi molto più intensi del solito, secondo le dichiarazioni dei vigili del fuoco e degli abitanti. Essendo l’Alaska non molto popolata, non sono state necessarie evacuazioni di massa come in altri luoghi degli Stati Uniti, ma comunque le autorità hanno consigliato ai cittadini dei villaggi di Anderson e Upper Talarik di lasciare le proprie case. “In Alaska, fulmini e tuoni sono così rari che i bambini sono rimasti scioccati dalla quantità vista in questi giorni – ha detto il politico Rick Halford -. Speriamo nella pioggia, ma una cosa è certa: la stagione degli incendi sta diventando peggiore di anno in anno”.
Le fiamme verso l’Artico
La densità del fumo sta provocando danni fisici agli abitanti delle zone vicino alle fiamme. I casi di forti mal di testa, bruciore agli occhi e bronchiti sono aumentati nei centri sanitari dello stato. Un ospedale della città di Nome, nell’Alaska occidentale, ha registrato un indice di qualità dell’aria preoccupante, con oltre 600 parti per milione di PM2,5, il particolato inquinante che può scatenare l’asma e danneggiare i polmoni. Una quantità oltre le 150 parti non è salutare e oltre 400 è considerata già molto pericolosa. Le agenzie governative per le emergenze di Washington hanno mobilitato duemila vigili del fuoco da tutta la nazione e si stanno preparando per aumentare il livello di allerta.
I cambiamenti climatici sono fra le cause degli incendi in Alaska, ma il problema riguarda tutta la linea nell’Artico e nel sub-artico per quanto riguarda l’aumento di eventi naturali inattesi. “Non c’è dubbio che il riscaldamento globale del pianeta stia giocando un ruolo enorme in questa situazione” aggiunge Thoman. Ora, anche le zone conosciute per essere fredde e ghiacciate non sono al sicuro dai rischi delle fiamme.
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