Negli Stati Uniti è stato proposto l’inserimento della farfalla monarca tra le specie a rischio dell’Endangered species act per aumentarne la protezione.
Alaska, riaprirà la caccia a orsi e lupi nei parchi nazionali
Il Congresso degli Stati Uniti ha revocato il divieto di caccia imposto da Obama, consentendo perfino di sparare agli animali dagli aerei e ai cuccioli nelle loro tane.
I grandi predatori dell’Alaska, come grizzly, orsi neri, lupi, volpi e coyote, sono in grave pericolo e potranno essere uccisi con metodi disumani e crudeli. Il Congresso degli Stati Uniti ha infatti approvato un progetto che autorizza la caccia a questi predatori anche all’interno dei sedici parchi nazionali dell’Alaska.
Via a trappole e a caccia aerea
Il provvedimento, approvato con 52 voti contro 47 al Senato dopo essere passato con 225 sì e 193 no alla Camera dei rappresentanti, consentirà di uccidere i grandi predatori che vivono nei circa 30,7 milioni di ettari dei rifugi federali della fauna selvatica dello stato. Gli animali potranno essere cacciati utilizzando esche e trappole, come tagliole e lacci di acciaio, e si potrà sparare loro dagli aerei. Sarà perfino legale introdursi nelle tane degli animali e uccidere le madri con intere cucciolate.
La parola a Trump
Ora per l’approvazione della nuova legge manca solamente la firma del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che potrebbe così sovvertire il precedente provvedimento adottato dall’ex presidente Barack Obama che proteggeva la fauna selvatica. La legge attualmente in vigore, l’Alaska National Wildlife Refuges Rules, non consente il cosiddetto “controllo predatorio” nei 16 parchi presenti in Alaska. Il presidente avrebbe già dichiarato che “l’ambiente è importante, ma non se ferma il progresso” ed è quindi improbabile che possa opporsi alla nuova legge venatoria.
Un passo indietro nella conservazione
La riapertura della caccia ai predatori nei parchi dell’Alaska rappresenta, secondo gli ambientalisti, un enorme passo indietro nella conservazione della fauna selvatica. “Questa risoluzione mina la gestione della fauna selvatica basata sulla scienza e la premessa alla base delle terre pubbliche come luoghi di conservazione della biodiversità”, ha dichiarato Alli Harvey dell’associazione ambientalista Sierra Club. “La decisione del Senato rappresenta un oltraggio alla coscienza di ogni amante degli animali in America”, ha affermato con rammarico Wayne Pacelle, presidente della Humane Society of the United States (Hsus).
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