
La mancanza di dati ufficiali è un problema per il controllo del mercato legale di animali, soprattutto per le catture di quelli selvatici.
L’albatro cauto è una specie australiana. Ogni anno, le coppie ritornano al proprio nido per riprodursi, ma spesso hanno difficoltà a reperire il materiale necessario per costruirlo. Per questo il Wwf ha pensato di dare loro un piccolo aiuto.
Le uova si sono finalmente schiuse ad Albatross Island, e decine di piccoli albatri hanno aperto gli occhi sotto il sole della Tasmania. Come ogni anno i loro genitori, che sono fedelissimi e stanno insieme per tutta la vita, hanno raggiunto l’isola per riprodursi e a fine settembre ciascuna femmina ha deposto il proprio uovo. Questa volta, però, c’è qualcosa di diverso: alcuni pulcini aspettano che mamma e papà tornino col pranzo nei nidi che i volontari del Wwf hanno costruito appositamente per loro.
È stata davvero una bella sorpresa per la dottoressa Rachael Alderman e per il suo team scoprire che un lavoro di mesi sta cominciando a dare i frutti sperati. A luglio del 2017 i ricercatori hanno portato oltre cento nidi artificiali su Albatross Island, uno dei tre siti di riproduzione dell’albatro cauto, specie endemica dell’Australia. Si tratta di un progetto della sezione australiana del Wwf in collaborazione con altre organizzazioni, con il governo australiano e quello della Tasmania. Alcuni nidi sono fatti di argilla, altri di calcestruzzo: il bello è che gli uccelli non solo se ne sono impossessati, ma li hanno personalizzati a loro piacimento aggiungendo fango e rami.
I biologi hanno riscontrato che in alcune aree gli albatri faticano a trovare materiale sufficiente per costruire i propri giacigli, che di conseguenza sono poco resistenti e rischiano di essere distrutti dalle piogge e dai fenomeni meteorologici estremi. È lì che si è deciso di intervenire.
“Nidi di qualità mantengono le uova e i pulcini al sicuro. Quelli artificiali erano ancora intatti, ma molti di quelli naturali stavano già cominciando a deteriorarsi”, ha raccontato Darren Grover di Wwf Australia, dopo aver visitato Albatross Island a dicembre. L’obiettivo è quello di ridurre il tasso di mortalità dei nuovi nati: finora, il successo riproduttivo delle coppie che hanno utilizzato i nidi artificiali è risultato superiore del 20 per cento.
La sopravvivenza dei piccoli è messa a dura prova dal riscaldamento globale e dalla conseguente acidificazione degli oceani, che ha gravi conseguenze sulle specie marine e rende più difficile per i genitori trovare il cibo di cui i figli hanno bisogno.
“Di fronte ai cambiamenti climatici, dobbiamo sviluppare, testare e valutare nuovi approcci. Stiamo lavorando a una serie di opzioni e quest’ultima notizia è molto incoraggiante”, ha commentato Alistair Hobday della Csiro (Commonwealth scientific and industrial research organisation). In questo caso, l’intervento dell’uomo ha avuto un effetto costruttivo, forse riparatore, sull’ecosistema, ed è così che dovrebbe sempre essere.
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