Accusando l’esercito della Siria di “ripetute violazioni del cessate il fuoco”, i ribelli hanno deciso di sospendere i colloqui di pace.
Siria, pioggia di bombe a nord di Aleppo. Donne e bambini tra le vittime
Ci sarebbero anche una donna in stato di gravidanza e tre bambini tra le 18 vittime del bombardamento avvenuto martedì 5 aprile nel quartiere di Sheikh Maqsud, a nord di Aleppo. Lo riferiscono fonti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr) secondo cui il bilancio complessivo dei feriti ammonta a 70 feriti, 30 di cui bambini. L’organizzazione
Ci sarebbero anche una donna in stato di gravidanza e tre bambini tra le 18 vittime del bombardamento avvenuto martedì 5 aprile nel quartiere di Sheikh Maqsud, a nord di Aleppo. Lo riferiscono fonti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr) secondo cui il bilancio complessivo dei feriti ammonta a 70 feriti, 30 di cui bambini. L’organizzazione non governativa, basata a Londra ma con una fitta rete di contatti in tutta la Siria, sottolinea che l’attacco è una palese violazione dell’accordo di cessate-il-fuoco in vigore da circa un mese, pattuito nel tentativo di favorire i negoziati mediati dalla comunità internazionale tra le parti in lotta.
المرصد السوري: مقتل وإصابة 88 شخصا جراء سقوط قذائف على حي الشيخ مقصود بحلب pic.twitter.com/VL4uKBTmVG
— صحيفة السياسة (@AlseyassahNews) 6 aprile 2016
Sheikh Maqsud, un’area a maggioranza curda in cui vivono circa 50mila persone, si trova sulla linea del fronte, al centro tra i territori in mano all’esercito regolare e quelli controllati dai combattenti antigovernativi. La notizia è stata riportata anche dall’agenzia di stampa siriana Sana, secondo cui l’attacco avrebbe causato più di 100 feriti. I bombardamenti da parte delle formazioni ribelli, incluso Ahrar al Shams, alleato di Al Qaida in Siria, starebbero continuando anche in queste ore. “Il loro obiettivo – ha spiegato il direttore del Sohr, Rami Abdel Rahman – è conquistare la zona, in modo da poter lanciare attacchi diretti contro le forze governative”.
هذه الصورة مُلتقطة بحي “السكري” بحلب قبل حوالي عام وليست من “الشيخ مقصود”https://t.co/aERz3e0dbl pic.twitter.com/Qsmhq8SF6L
— تَأكّدْ (@vfycom) 6 aprile 2016
Le comunità curde, che rappresentano circa il 15 per cento della popolazione siriana, hanno tentato invano di sottrarsi al confronto militare in corso nel paese dal 2012, evitando di schierarsi a favore o contro il governo di Damasco. Tuttavia, l’espansione del sedicente Stato Islamico in ampie zone del nord della Siria, ha costretto i curdi a scendere in campo per difendere città e villaggi assediati dai gruppi armati estremisti. Il 17 marzo scorso, i movimenti curdi, tra cui le potenti Unità democratiche del popolo curdo (Pyd) hanno annunciato la creazione di una federazione autonoma dal governo centrale, comprensiva dei i tre cantoni di Al Jazira, Kobane e Afrin.
Il partito curdo siriano è stato lasciato fuori dai colloqui di pace di Ginevra, su richiesta della Turchia che accusa la formazione politica di legami con il partito curdo dei lavoratori Pkk, considerato da Ankara alla stregua di un “movimento terrorista”.
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