Un gruppo di studenti universitari ha raggiunto la città di Kaifeng l’8 novembre dopo cinque ore di viaggio in sella a biciclette in sharing
Aleppo è vicina
Sussultiamo d’orrore davanti alle immagini dei civili uccisi ma poi fingiamo di non sapere che chi è riuscito a scappare marcisce in campi profughi, alle porte d’Europa. Le parole della presidente di Legambiente.
Aleppo non è molto lontano, è tra noi e sepolta in fondo alle nostre coscienze. Sussultiamo d’orrore davanti alle immagini dei civili uccisi ma poi fingiamo di non sapere che i civili che da lì sono riusciti a scappare marciscono nei campi profughi alle porte dell’Europa. È carne da macello, l’oggetto di scambio tra la civile Europa e il regime del presidente turco Recep Tayyip Erdogan: soldi e impunità in cambio della risoluzione del problema siriano. Che i profughi rimangano lontani dalle nostre vite e dalla nostra quotidianità. Questo è l’importante. Sarebbe bello poter rivendicare, come cittadini europei, che non vogliamo essere complici, che non vogliamo essere carnefici. I siriani, quelli che riescono a scappare, li trovi nelle nostre stazioni, accampati temporaneamente per il viaggio che li porta in Europa settentrionale. Vorrebbero tornare nella loro terra i siriani se non fosse che da sei anni le loro case sono bersaglio di una guerra senza fine e senza pietà.
Questa volta non potremo dire “non sapevamo”
Stamattina Samuele, sei anni, con gli occhi pieni delle immagini del telegiornale mi ha detto: “Com’è bello mamma essere nato in un paese senza guerra”. Com’è bello e com’è ingiusto. Chiediamo all’Europa di non ripetere gli orrori del passato, quando non aiutò gli ebrei esuli dalla Germania di Hitler a mettersi in salvo. Oggi Aleppo è la nostra nuova Auschwitz ma questa volta non potremo dire “non sapevamo”. Chiediamo all’Europa di accogliere con umanità e dignità i profughi siriani, alla Russia di aprire un corridoio umanitario e chiediamo a tutti gli italiani di non guardare con sospetto il migrante incontrato per strada, di non dire “aiutiamoli a casa loro” visto che quella stessa casa è sotto le bombe.
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