La vulnerabilità delle foreste in Italia è in aumento, cosa fare per monitorare il fenomeno e intervenire per migliorare la resistenza e la resilienza.
“Calcolare il valore economico delle foreste serve a proteggerle”. Parola di Alessandra Stefani del Mipaaf
L’Italia è stata una delle prime nazioni ad adottare sia un bilancio economico, sia uno ambientale. Documenti che saranno sempre più interconnessi, se vorremo garantire l’efficacia delle politiche green. Di questo abbiamo discusso con Alessandra Stefani, responsabile della Direzione generale delle foreste del Mipaaf.
“Esistono diverse strategie per diminuire la produzione di CO2, ma gli alberi sono l’unico modo per assorbire quella già presente nell’atmosfera”. È la pura, semplice verità che Stefano Boeri, architetto di fama internazionale oltre che presidente della Triennale di Milano, ha messo di fronte ai nostri occhi nel corso del secondo World forum on urban forests tenutosi nel capoluogo lombardo dal 21 al 23 novembre. Per questo motivo e per tanti altri – come la riduzione della temperatura o l’aumento della biodiversità – è diventato fondamentale sia piantare il maggior numero possibile di alberi all’interno dei centri urbani, sia tutelare ancor meglio il patrimonio forestale italiano, attualmente concentrato in montagna e nelle aree rurali, andando a contrastare il fenomeno dell’abbandono gestionale che rappresenta la più grande minaccia per i nostri boschi.
L’intervista ad Alessandra Stefani
Per Alessandra Stefani, responsabile della Direzione generale delle foreste del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf), questa sorta di separazione fra centro e periferia non dovrebbe più sussistere: “Il problema delle nostre foreste, infatti, è che sono tutte separate; per di più, non se ne trovano sulle coste né in Pianura padana. Riconnettendo montagne, colline, coste, pianure – e, aggiungiamo noi, città – ne gioverebbe l’intero ecosistema, che di norma reagisce molto positivamente alla condivisione”. In secondo luogo, secondo Stefani, per un’efficace salvaguardia delle risorse naturali serve arginare l’ostacolo rappresentato dalla brevità dei mandati politici, poiché le misure ambientali vanno studiate pensando al futuro affinché possano garantire dei risultati a lungo termine. E per capire se gli obiettivi sono stati raggiunti, bisogna ragionare anche in ottica economica.
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Qual è il valore economico delle foreste italiane?
Saremmo tentati tutti di dire che il valore delle foreste è inestimabile, e per tanti aspetti lo è, perché sappiamo bene che le foreste sono il cardine della vita per come la conosciamo in questo momento. In realtà, se vogliamo fare un ragionamento un pochino più vicino alla necessità di trovare delle politiche dell’ambiente e di capire se le politiche per l’ambiente e le foreste hanno centrato l’obiettivo oppure no, dobbiamo sforzarci di dare dei valori economici ai benefici che le foreste offrono al Pianeta, alle persone che ci vivono e agli animali.
La cosa forse più interessante non è tanto il valore assoluto di questo capitale naturale in sé, quanto le modifiche nel tempo. Se incrementiamo il valore del capitale naturale nazionale grazie alle nostre politiche, vuol dire che sono efficienti ed efficaci; mentre se non lo incrementiamo, significa che non abbiamo messo in atto una buona politica. È questo il senso, lo scopo di assegnare un valore economico ai benefici che la foresta dona.
In secondo momento, dobbiamo anche ricordarci che le foreste sono molto generose, offrono la possibilità di utilizzare la loro attività per compensare o mitigare alcuni degli impatti ambientali creati da altre iniziative; dovremmo quindi cercare di ridare loro, almeno in parte, quello che ci regalano. Anche in questo caso occorre sforzarsi di dare una monetizzazione al servizio – che sia di fornire acqua pulita oppure ossigeno, che sia di incamerare anidride carbonica o prevenire il dissesto idrogeologico.
Foto in anteprima © Luigi Zanni/LifeGate
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