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L’avventura di Algranti Lab, il progetto che dona nuova vita ai materiali di recupero
Pezzi unici che conservano la patina del tempo e la memoria della loro storia con legni e metalli di recupero: è il progetto di design sostenibile di Algranti Lab.
Il laboratorio Algranti Lab di Milano raccoglie materiali di recupero di ogni genere: bancali e assi da ponte, grondaie e lamiere rese uniche dalle ossidazioni naturali. Legni e metalli che il tempo, le intemperie, il vento e soprattutto l’acqua hanno trasformato lentamente in pezzi originali, ognuno con i segni del proprio vissuto. Seguendo l’idea di rispettare il materiale e di lasciarlo il più prossimo possibile a come lo si ritrova in natura, Algranti – fondato da Costanza Algranti nel 1997 e diretto dal 2014 da Pietro Algranti, giovane architetto che lavora con passione materiali che hanno storie da raccontare – crea arredi essenziali che conservano la memoria del passato, riescono a dialogare in perfetta sintonia e si integrano con armonia nelle case e negli ambienti contemporanei.
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Materiali di recupero per oggetti d’arredo unici o su misura
Il laboratorio e lo showroom Algranti si trovano nel quartiere Isola, in una zona di Milano, alle spalle della stazione di Porta Garibaldi, che è un’oasi di piccole botteghe artigiane, mentre tutto intorno la città sale vertiginosamente grazie a grattacieli come il Bosco Verticale, la torre Unicredit, che stanno cambiando rapidamente panorama e skyline.
Qui arrivano i materiali di recupero che Pietro Algranti raccoglie da aree industriali dismesse e ai quali dona nuova vita dopo averli lavati, ripuliti a fondo, stirati, levigati, verniciati.
I piccoli e grandi oggetti – vassoi, specchi, scatole, lampade, cassettiere, contenitori, tavoli, armadi, mobili da cucina – che crea hanno una struttura semplice e minimale e nascono sia come progetti replicabili secondo l’ottica del design, mantenendo tuttavia sempre l’unicità e la particolarità del pezzo unico data dai materiali, o come progetti su misura per interni ed esterni.
Assi di legno, fogli di ferro o di alluminio, lastre di rame recuperate trovano così nuove forme e nuove destinazioni d’uso con il minimo intervento manuale.
“Tutti i nostri mobili – dice Algranti – sono costruiti in legno di recupero soprattutto ricavato da assi da ponte, legni scesi dai ponteggi per diventare altro. Certe volte li ricopriamo con ferro, rame o alluminio, certe altre volte ci piace lasciarli così come sono facendo vedere quanto il tempo, su una materia tanto viva, prenda forme e ammorbidisca anche lo spigolo più netto”.
L’alta qualità tecnica e di rifinitura di ciascun manufatto è uno degli obiettivi principali del lavoro di trasformazione, l’elemento che dà a questi pezzi lo status di vere e proprie opere d’arte uniche e speciali.
La poetica di Algranti Lab sui materiali di recupero
Ogni lastra di metallo ha una sua storia e l’ossidazione che l’acqua ha determinato è strettamente legata al luogo dove è stata recuperata, molto diversa come colore e effetto pittorico e decorativo se proviene da un luogo vicino al mare, oppure a un’area boschiva, o ancora dalla città.
“Usiamo fogli di ferro ossidati naturalmente per ricoprire alcuni dei nostri mobili, ferro recuperato da laboratori e industrie. Lo utilizziamo per quanto riesce a trasmettere, per il suo colore bruno, ricco, per la capacità di essere resistente e affascinante. Dai tetti, dalle grondaie, dipinto dalla pioggia, colorato e scolorato dal sole, dal cielo arriva il rame che utilizziamo per i nostri mobili.
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Una lastra di rame rimasta per anni in cima a un tetto è un insieme di racconti e di disegni da vedere, da scovare. Poche cose risultano morbide come l’alluminio di recupero, una materia che riesce a rendere le superfici con eleganza, definendo il design in modo contemporaneo”.
E ora inizia l’avventura con l’ottone: durante la settimana del design, dal 9 al 14 aprile, Algranti ha presentato Welcome brass, i primi pezzi di una nuova collezione in ottone recuperato. Ossidato dal tempo e dall’uso, l’ottone trova nuova vita e offre insoliti risultati espressivo con toni pittorici morbidi, caldi e luminosi.
Il progetto del corso di falegnameria in Cambogia
Sotto la guida di Algranti, e con la stessa filosofia di utilizzare materiali di recupero, è nato da poco con Il Nodo Onlus il progetto per creare una scuola sociale di falegnameria nella periferia di Phnom Pehn, in Cambogia. L’obiettivo formativo professionale è di trasmettere conoscenza, tecnica e manualità a studenti provenienti dai villaggi più poveri della zona fornendo gli strumenti e le nozioni necessarie per imparare a lavorare legni e metalli dismessi reperibili in grande quantità e avviare un’attività artigianale.
Il tema di questo nuovo progetto è stato al centro del workshop Ri-Anima condotto lo scorso marzo al Politecnico di Torino con gli studenti di design di prodotto e comunicazione particolarmente focalizzati sugli aspetti della sostenibilità dei processi produttivi. Sono nate idee e spunti interessanti per l’avvio del percorso didattico dei ragazzi cambogiani.
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