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Alla scoperta dell’Alpe Adria in bicicletta: lungo la ciclovia che attraversa il Friuli, dai monti al mare
Premiata a livello europeo e nazionale, l’Alpe Adria è un grande classico adatto a tutti. In Italia attraversa il Friuli, per un viaggio dai monti al mare.
In Europa la ciclovia Alpe Adria è considerata un grande classico, amato e consigliato sia dai viaggiatori esperti che dai neofiti. Come un romanzo di Kafka o Dostoevskij, in quanto a bellezza mette tutti d’accordo e ha sempre nuovi spunti da offrire, per cui si può pedalare e poi ripedalare con piacere sempre più profondo. Nel 2015 durante la fiera del ciclismo attivo di Amsterdam ha ricevuto il riconoscimento di Miglior ciclabile d’Europa, mentre nel 2016 è arrivato l’Oscar del cicloturismo italiano.
Due sono le peculiarità: prima di tutto il progetto Ciclovia Alpe Adria Radweg CAAR è un esempio virtuoso di cooperazione transfrontaliera per lo sviluppo della mobilità sostenibile. Nasce infatti dalla volontà delle tre regioni partecipanti (Regione Friuli Venezia Giulia, Land Salisburgo e Land Carinzia) di individuare un itinerario da Salisburgo a Grado, superando il confine fisico costituito dalle Alpi e realizzando un collegamento tra la rete ciclabile centro europea e l’Adriatico. In secondo luogo il percorso è estremamente variegato, regala ad ogni colpo di pedale nuovi scenari naturali e culturali. Ne è un esempio il meraviglioso tratto italiano che prende il nome di FVG 1 e che esploriamo pedalando per 174 chilometri da Tarvisio a Grado. Lo scrittore Ippolito Nievo ha definito questi territori “un piccolo compendio dell’universo”. Montagne, colline, mare sono i tre capitoli di un viaggio nel nord-est italiano.
Tre giorni lungo il tratto italiano dell’Alpe Adria
Tre tappe con un dislivello accessibile e – se procediamo da nord a sud – per lunghi tratti praticamente in discesa. La ciclovia Alpe Adria è animata da un bel via vai e l’atmosfera è piacevolmente mitteleuropea. Si incontrano famiglie dalla Germania e dall’Austria, viaggiatori solitari, coppie in e-bike in giro da settimane o turisti alle prese con una piccola gita. Di sicuro non ci si sente soli e questo incoraggia chi è al suo debutto su due ruote. I servizi, la ricezione e soprattutto i trasporti sono ben organizzati. Lungo il tragitto è sempre attivo il Mi.Co.Tra, un treno attrezzato per le bici (il cui trasporto è gratuito) mentre d’estate è a disposizione anche il bicibus che carica la bellezza di 50 bici, il sogno di chi cerca l’intermodalità.
La ciclovia si snoda per lunghi tratti su ciclabili protette e in parte su strade basse o sterrate, mentre alcuni passaggi richiedono attenzione perché avvengono su strade trafficate.
Capitolo 1. Da Tarvisio a Venzone sull’antica ferrovia
Tarvisio è “la città senza confini”, un antico crocevia di culture che nel tempo qui si sono incontrate e unite. Siamo in uno dei punti più orientali del nostro paese, vicini a Austria e Slovenia, immersi nel verde di boschi millenari e circondati da laghi incantevoli come quelli di Fusine. A Tarvisio si prende la ciclabile ricavata sul vecchio tracciato della linea ferroviaria. Si pedala in sede protetta attraversando imponenti ponti di ferro e gallerie, circondati dalle Alpi Carniche e dalle Giulie. Uno spettacolo naturale che procede pressoché in discesa per circa 60 chilometri.
Lungo la Valcanale troviamo il santuario dei Monti Lussari e poi una serie di paesi dove i balconi sembrano fare a gara per fiori e colori. Ci concediamo alcune piccole deviazioni dalla ciclovia per cercare la chiesetta di Santa Dorotea a Caporosso o per ammirare l'”altare alato” conservato nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Pontebba. Il territorio è costellato da opere artistiche e da fortificazioni e segni lasciati dalla prima guerra mondiale. A Pontebba, tra le vie del centro, non passano inosservate le grandi sculture in fieno realizzate durante il festival internazionale Fenart.
Pedalando si incontrano poi le vecchie stazioni che oggi accolgono caffè o ristoranti per i ciclisti. Tappa d’obbligo è quella di Chiusa Forte dove i cimeli di un tempo sono raccolti in un piccolo museo accanto a una ciclofficina e un ristorantino dove assaporare il frico, piatto tipico locale.
Capitolo 2. Da Venzone a Udine, il sisma del 1976 e la ricostruzione
Venzone è uno dei borghi più belli d’Italia, dichiarato dal 1965 monumento nazionale. Si presenta come una cittadella medioevale murata, con al suo interno reperti archeologi antichi. La sua storia è segnata duramente dal terremoto del 1976 e dalla successiva ricostruzione che è stata praticamente ultimata. Arrivando al paese s’incontrano abitazioni distrutte dal sisma, oggi conservate come cicatrici e monito per i visitatori. Da non perdere l’emozionante mostra permanente allestita nel palazzo Orgnani-Martita intitolata “Tiere Motus – Storia di un territorio e della sua gente” che attraverso foto, video e documenti racconta le vicende legate al sisma e omaggia l’animo della popolazione friulana.
In centro troviamo il Palazzo comunale, gioiello d’architettura gotico-fiorita veneziana, lo splendido Duomo (ricomposto pietra dopo pietra dopo il sisma, simbolo della ricostruzione) e la cappella cimiteriale famosa per le sue mummie misteriose. Il borgo è piccolo e l’atmosfera vivace, rustica. L’ideale è concedersi una cena in una locanda accanto al “fogolar”, gustandosi un piatto della tradizione venzonese come gli gnocchi di zucca.
Da Venzone si procede fino a Udine pedalando per 55 chilometri. Si costeggia il Tagliamento, il più grande fiume friulano che lasciamo per visitare Gemona, altro paese colpito dal terremoto. Una salita porta al centro storico dove la fatica viene ripagata dalla bellezza del panorama e dalla visita al Duomo.
Su strade basse, attraversando paesi e campi, vediamo poi l’ambiente trasformarsi gradualmente, facendosi sempre più agricolo e pianeggiante.
Capitolo 3. Da Udine a Grado, la pianura friulana e la laguna
Udine è una cittadina allegra ed elegante, ricca di storia e conosciuta come la città del Tiepolo di cui conserva molti capolavori. Il centro è un salotto dove i turisti si mescolano ai residenti, tra i tavolini dei bar o nelle sale delle osterie. Seguendo la traccia della ciclovia Alpe Adria si arriva alla Loggia del Lionello da cui si ammira la pittoresca torre dell’orologio e, ancora più in alto, il castello che domina la città.
A soli 20 chilometri da qui troviamo Palmanova, la città fortezza racchiusa in una stella a nove punte, capolavoro dell’architettura medioevale veneziana. Palmanova è uno dei borghi più belli d’Italia e patrimonio Unesco. Attraversiamo le mura imponenti per raggiungere piazza Grande e ripartire alla volta di Strassoldo, un piccolo borgo a una manciata di chilometri che regala un’atmosfera completamente diversa. Tra i vicoli del castello il tempo sembra sospeso: una roggia, il mulino e le cascate di fiori rendono Strassoldo un luogo incantato.
Lungo la strada ci attende un’altra meraviglia: Aquileia, antica metropoli dell’impero romano nonché patrimonio Unesco. La ciclabile costeggia il foro romano, la splendida basilica di Santa Maria Assunta (i cui resti più antichi risalgono al IV secolo e i cui mosaici sono noti in tutto il mondo) e l’imponente campanile.
Da qui in poi si comincia a respirare l’aria salmastra della laguna che a breve si apre davanti agli occhi con una vista spettacolare su Grado. È un piacere pedalare sul ponte per 5 chilometri fino all'”Isola del sole”, ovvero Grado. La città è colorata e animata dal turismo. Siamo circondati non solo da barche ma anche da moltissime biciclette. Infatti qui sventola la bandiera gialla della ciclabilità contraddistinta da cinque smile (il punteggio più alto assegnato da Fiab). La parte vecchia è pittoresca, ricalca le fattezze veneziane con calli e campi dove si susseguono ristoranti e botteghe di artigiani . Noi ci dirigiamo verso le spiaggia dorata, enorme, per chiudere questo viaggio caleidoscopico con una corsa sulla sabbia e un meritato tuffo tra le onde.
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