Dal mischiglio della Basilicata alla zucca malon del Friuli al cappero di Selargius, in Sardegna: i presìdi Slow Food che valorizzano prodotti dimenticati, ma di fondamentale valore per la biodiversità, il territorio e le comunità.
Allarme “rosso peperoncino”
Una ditta di Pescara ha importato ingenti partite di peperoncino dall’India, dove viene adulterato con un colorante estremamente nocivo, usato nell’industria tessile, talmente pericoloso che non esiste una soglia di tolleranza, il “Sudan rosso I”. E, tramite clienti sparsi in tutta Italia (ditte di catering, di produzione alimentare), il peperoncino nocivo sarebbe finito in 100
Una ditta di Pescara ha importato ingenti partite di peperoncino
dall’India, dove viene adulterato con un colorante estremamente
nocivo, usato nell’industria tessile, talmente pericoloso che non
esiste una soglia di tolleranza, il “Sudan rosso I”. E, tramite
clienti sparsi in tutta Italia (ditte di catering, di produzione
alimentare), il peperoncino nocivo sarebbe finito in 100 tonnellate
di cibi surgelati e di sughi, anche di note marche alimentari!
Lo ha affermato il Corpo Forestale di Ascoli, che conduce le
indagini su tutto il territorio italiano. Due persone sono indagate
per commercio di sostanze alimentari nocive e attentato
all’incolumità pubblica.
Sul portale LifeGate abbiamo sempre seguito la storia di questo
allarme “rosso peperoncino”.
Un allarme scattato la prima volta in Inghilterra, nell’estate
dell’anno scorso, con tonnellate di cibi ritirati
dagli scaffali dei supermarket inglesi. Anche in Italia poi si sono
susseguiti sequestri di prodotti alimentari, specialmente sughi
pronti al pomodoro che avevano tra gli ingredienti il peperoncino:
i sughi all’arrabbiata, per esempio.
Ecco quindi alcuni consigli pratici, che sono utili soprattutto
per farsi un’idea dei contorni del problema:
- stare attenti ai barattoli di sughi
all’arrabbiata. In Italia sembra che siano i prodotti
più a rischio “Sudan I”; - occhio alle spezie a basso costo.
L’adulterazione col ‘Sudan I’ avviene in alcuni Paesi, in India e
nel Sud Est asiatico, ove i controlli non sono così continui
e rigorosi, che poi esportano prodotti alimentari a basso
costo; - preferire il peperoncino intero, non in
polvere. Le partite di peperoncino contaminate erano sempre di
“peperoncino in polvere”: probabilmente il ‘Sudan I’ viene
mischiato a quelle partite di peperoncini che anneriscono per la
cattiva conservazione, e che hanno quindi bisogno di essere
“rinvigorite”; - scegliere prodotti biologici certificati. Il
peperoncino bio
proviene spesso dall’Italia, e soprattutto le fasi di coltivazione
e lavorazione sono tracciate, controllate e certificate.
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