I dati emersi dall’ultimo rapporto Ismea, l’ente pubblico che analizza il mercato agro-alimentare, ci obbligano a riflettere sul costo del cibo e su come buona parte del prezzo pagato non arrivi agli agricoltori.
Alois Lageder. La biodinamica è il nostro futuro
Demeter, il marchio internazionale che controlla e certifica i prodotti biodinamici, ha un nuovo presidente. Si tratta di Alois Lageder, quinta generazione dell’omonima azienda vitivinicola di Magrè che vanta una tradizione nel vino di oltre 150 anni.
Quello biodinamico è sicuramente il metodo agricolo sostenibile più antico della storia: nato su impulso di Rudolf Steiner, che, all’inizio del Ventesimo secolo, pose le basi della pedagogia Waldorf e della medicina antroposofica, è certificato da Demeter, presente con i suoi enti certificatori in ben 43 stati nel mondo. Attraverso la sua sede di Parma, Demeter vigila sulla correttezza della produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti biodinamici, seguendo ogni fase della filiera fino al rilascio della certificazione e all’etichettatura.
Per saperne di più sull’agricoltura biodinamica e suoi controlli operati dall’Associazione, abbiamo intervistato Alois Lageder, fresco di nomina alla presidenza di Demeter Italia.
Prima di tutto: in cosa la biodinamica si differenzia dal biologico?
Diciamo che il biologico è un primo passo, mentre la biodinamica, dal mio punto di vista, è un passo successivo verso un approccio che sia davvero in sintonia con la Natura. La biodinamica ci dà gli strumenti, le soluzioni e anche un orientamento filosofico su come trarre vantaggio da tutte le forze che la Natura ci offre, sia terrestri sia cosmiche. Tutte e due gli approcci, biologico e biodinamico, non accettano l’uso di prodotti chimici, pesticidi o fertilizzanti sintetici, ma solo prodotti naturali: entrambi i metodi di coltivazione hanno l’obiettivo di apportare humus al terreno, parte fondamentale del ciclo naturale, un fattore che viene trascurato ad esempio dall’agricoltura convenzionale, che usa fertilizzanti chimici che servono a pompare la pianta e che non danno il reale nutrimento di cui essa ha bisogno.
La natura ha una forza incredibile, basti pensare a come la luna influisce sulla terra, con le maree – e di conseguenza sugli esseri viventi, piante, animali e uomini che sono fatti per gran parte d’acqua. Bisogna quindi essere umili e capire che dietro alla Natura che ci circonda c’è una regia, un equilibrio dettato dalle forze dell’universo che bisogna rispettare. Il macrocosmo si rispecchia nel microcosmo. La biodinamica non solo prende in considerazione queste forze, ma ci aiuta ad usarle nel modo giusto. Rudolf Steiner ha preso spunto dalle conoscenze che l’uomo ha accumulato in agricoltura in 10mila anni e da cui negli ultimi secoli si è allontanato. È solo nell’ultimo periodo infatti, nella nostra evoluzione moderna e intellettuale, che l’uomo si è allontanato dalla Natura, perdendo il contatto con lei, perdendo l’intuizione originaria. È nata così un’agricoltura moderna e razionale (chiamata oggi convenzionale), la stessa che ha favorito la nascita della monocultura – che è appunto un modo razionale di coltivare. L’uomo non ha più rispettato le leggi della Natura che sono quelle della biodiversità, le stesse che ritroviamo in una foresta, dove c’è un equilibrio e dove nessuna pianta o nessun animale ha il sopravvento. Questo equilibrio è la base imprescindibile per la crescita sana della pianta. Dobbiamo quindi tornare alla biodiversità per la salute delle nostre colture.
La biodinamica ci dà inoltre le “medicine”, i preparati biodinamici, che ci aiutano nel nostro lavoro. Steiner ha capito l’importanza di utilizzare certe piante e certe sostanze naturali come il letame, il quarzo di cristallo, sostanze che, trasformate e preparate in contatto con l’organo di un animale, sono in grado di dare impulsi – quindi vivacità e armonia – alla pianta e al frutto stesso, e di conseguenza, nel nostro caso, al vino.
Perché i consumatori dovrebbero scegliere prodotti da agricoltura biodinamica?
Con la biodinamica aumenta il valore nutritivo dei prodotti, proprio per quanto spiegato prima. La biodinamica mette a disposizione strumenti che ci permettono di ottenere prodotti sani, vitali e pieni di energia, buoni da mangiare o da bere. Sono prodotti anche più autentici, rispecchiano maggiormente la loro origine e questo nel vino è senz’altro un fattore molto importante. Per questo nei nostri vini c’è una forte espressione del terroir.
Quali sono i controlli che Demeter effettua sui prodotti che certifica?
Demeter nasce nel 1928, da un gruppo di persone che aveva seguito gli insegnamenti di Steiner e che aveva voluto creare dei criteri per aiutare chi voleva coltivare in modo antroposofico, proprio come insegnava Steiner, ma anche per controllare che venisse fatto nel modo giusto. Demeter nasce dunque come organo di consulenza, che aiuta l’agricoltore a raggiungere una maggiore qualità dei suoi prodotti, ma soprattutto che lo aiuta ad avere una terra più buona, più viva, più ricca di humus. Demeter è oggi il marchio biologico più importante in tutto il mondo, con una solida struttura internazionale nei diversi stati, come appunto Demeter Italia. Quando un agricoltore fa la domanda di diventare socio, riceve una prima visita ispettiva per verificare che ci siano le condizioni per andare avanti nel percorso. Deve dimostrare di aver fatto dei corsi di formazione e, dopo tre anni, dopo aver ricevuto diverse visite da parte dei nostri ispettori, riceve la certificazione.
In Italia quali sono i numeri del biodinamico?
Le aziende agricole italiane assoggettate al controllo e alla certificazione Demeter sono, al 31 dicembre 2015, 386 di cui 289 già certificate e 97 in fase di conversione.
Il totale di ettari da cui provengono prodotti certificati Demeter sono 8.439, mentre il numero di ettari i cui prodotti sono in fase di conversione sono 1.660.
Cosa può imparare il biodinamico italiano dalle altre esperienze europee? E c’è qualcosa che può insegnare?
Vorrei dare all’Associazione italiana più incisività e più dinamicità, attuando piccoli e se necessario anche grandi cambiamenti. In Germania, Svizzera e Austria, Demeter è molto conosciuta e apprezzata, io la conosco da quando ero un ragazzo, mia madre mi parlava già del marchio, che in altri paesi è stato più diffuso e comunicato. Noi in Italia, nel caso del vino, abbiamo a nostra volta stilato uno standard di vinificazione più severo – e se vogliamo coerente – rispetto a quello internazionale. In particolare, il contenuto di solfiti permesso è minore, oltre a rame, zolfo e bentonite – che sono tre minerali naturali – non si può usare nulla. Da questo punto di vista, possiamo certamente dare un input ad altri paesi.
Ha detto che adesso si concentrerà sull’adeguamento della struttura dell’organizzazione di Demeter e sulla comunicazione. Quali sono gli obiettivi e come volete raggiugerli?
Demeter in Italia non è molto conosciuta – anche se chi la conosce la apprezza moltissimo – e come Presidente del Consiglio Direttivo, uno degli obiettivi che mi sono posto è quello di diffondere di più il marchio a livello nazionale. Ci sono tanti prodotti biodinamici nel nostro Paese che però non portano il marchio e in futuro vorrei che questo cambiasse, ma vorrei, prima di tutto, che fosse il produttore stesso a volerlo e che fosse orgoglioso di mettere il marchio Demeter su tutti i suoi prodotti, dando così una garanzia al consumatore. Oltre a ciò, vorrei che Demeter continui a dare supporto ai singoli agricoltori per permettere loro di lavorare meglio con gli strumenti giusti, per avere una terra più ricca e più vitale e quindi per aumentare la qualità dei loro prodotti. Un altro obiettivo importantissimo che mi sono posto è quello di allargare il Consiglio – che già dispone di esperti con un grandissimo know-how – verso gruppi di lavoro che aiutino a migliorare e a far crescere l’organizzazione stessa.
Infine, vorrei costruire una collaborazione molto stretta ed intensa con l’Associazione biodinamica italiana e trovare alleanze concrete nel mondo biodinamico, ma anche nel biologico, insomma trovare un comun denominatore tra queste realtà, sempre nell’interesse del consumatore.
La sua è una famiglia di viticoltori da 150 anni, da 9 anni la sua azienda è certificata Demeter: parlando di un mondo che ben conosce, quello della viticoltura e del vino, può dirci se esistono tecniche biodinamiche da praticare in cantina e quali sono quelle da praticare in campo?
Si parla sempre più spesso di vino biodinamico, non solo di agricoltura: per il lavoro in cantina, sono stati stilati degli standard di vinificazione da rispettare e che vengono certamente controllati. Per quanto riguarda il limite di solforosa concesso, ad esempio, nel caso di Demeter è molto basso. Per quanto riguarda le modalità di vinificazione poi, non è possibile aggiungere nulla oltre alla solforosa e alla bentonite (utilizzata per la chiarifica del vino), non è permessa l’aggiunta di lieviti (tutte le fermentazioni partono spontanee), i limiti di acidità sono molto ben definiti, non si possono usare contenitori di plastica… insomma ci sono protocolli severi da rispettare. Il profondo legame con la natura e il completo rispetto dei suoi ritmi portano, in vigna, ad abolire l’utilizzo di fertilizzanti minerali sintetici e di pesticidi chimici, e a gestire il terreno seguendo i cicli cosmici e lunari. La fertilità e la vitalità del terreno si ottengono con mezzi naturali: compost, lotta antiparassitaria con prodotti a base di sostanze minerali e vegetali che la natura ci offre. Rudolf Steiner ci ha regalato inoltre dei rimedi naturali, i preparati biodinamici, che aiutano a rendere vitale la terra aumentandone l’attività biologica e che consentono alle piante di crescere in modo armonico ed equilibrato, diventando vigorose, sane e resistenti.
Ha affermato che la coltivazione biodinamica è il nostro futuro. Perché?
Sono convinto che in futuro ci troveremo in un modo o nell’altro obbligati a collaborare con la Natura. In casi estremi, la coltivazione convenzionale fatta oggi non si può definire agricoltura… è un’industria, da cui si ottengono prodotti con poche qualità nutritive. In un’ottica anche economica, si potrebbero risparmiare davvero tanti soldi nel campo sanitario se si riuscisse a fare capire al consumatore l’importanza di nutrirsi in modo adeguato. Grazie al biodinamico abbiamo davvero tutt’altro valore nutritivo ed è questa la strada da seguire, la strada del futuro. Senza contare il rispetto dell’ambiente: non possiamo continuare a sfruttare più risorse di quelle che la Natura ci può dare, l’abbiamo fatto per troppo tempo ed è davvero arrivato il momento di pensare alle generazioni future, dobbiamo salvaguardarne l’esistenza. Non possiamo più continuare ad ignorarlo. Dobbiamo assolutamente ridurre questo impatto e questo spreco di risorse e ritornare a delle pratiche che rispecchino questi fattori. Il biodinamico è un metodo di coltivazione della terra che non spreca, ma che anzi risparmia e lavora in modo sostenibile.
Cosa direbbe agli agricoltori che si stanno iniziando ad interessare adesso al mondo dell’agricoltura biodinamica?
Di avere determinazione e di proseguire per questa strada, di farsi aiutare e guidare. Noi agricoltori biodinamici siamo sempre aperti e abbiamo la volontà di dare supporto a chi inizia questo percorso, con scambi di idee e visite fatte da agricoltori biodinamici che hanno già esperienza e conoscenza.
Bisogna considerare che ci vogliono tempo e pazienza per riuscire a far crescere delle piante più sane e resistenti. Perciò il periodo di conversione prevede un lasso di tempo di tre anni nei quali si possono accumulare esperienze e, passo dopo passo, acquisire le conoscenze per assicurare un buon raccolto.
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