I negoziati alla ventiseiesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite – la Cop 26 che si terrà a Glasgow nella prima metà di novembre – saranno ancora più difficili di quelli che si svolsero nel 2015 in Francia, in occasione della Cop 21 che portò all’Accordo di Parigi. A spiegarlo è stato Alok Sharma, che presederà l’evento in Scozia.
L’Accordo di Parigi è come una Costituzione: pone principi che vanno poi applicati
La ragione del pessimismo è duplice: da un lato sei anni fa l’intesa riguardava un documento basato su principi e obiettivi di massima. Si decise infatti di limitare la crescita della temperatura media globale ad un massimo di 2 gradi, entro la fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali, e rimandando il più possibile vicini agli 1,5 gradi. Ma non fu spiegato in alcun modo come arrivarci.
La partita, a tutte le Cop successive, si è giocata proprio su questo: sull’applicazione pratica dell’Accordo di Parigi. Da Marrakesh a Bonn, da Katowice a Madrid il mondo ha tentato di rendere concreti gli impegni assunti in Francia. E le difficoltà nei negoziati sono state, paradossalmente, crescenti.
A Parigi, le regole nel dettaglio furono lasciate ai negoziati successivi
“Ciò che cercheremo di fare alla Cop 26 – ha spiegato Sharma in un’intervista concessa al quotidiano The Guardian – è più difficile rispetto a Parigi. All’epoca si trattò di un accordo-quadro, ma la maggior parte delle regole nel dettaglio furono lasciate ai negoziati successivi”. Il presidente della Cop 26 ha aggiunto che “è come se fossimo arrivati alla fine dell’esame, ci rimangono le domande più complicate a cui rispondere e abbiamo ormai pochissimo tempo a disposizione per farlo”.
A rendere ancor più difficile il dialogo, inoltre, c’è il nuovo contesto geopolitico. Rispetto ad alcuni anni fa, le relazioni tra Regno Unito e Stati Uniti da una parte, e Cina e Russia dall’altra, sono più tese. I presidenti delle seconde due nazioni, Xi Jinping e Vladimir Putin, non dovrebbero neppure presentarsi alla Cop 26 di Glasgow. “Avvicinandosi a Parigi le stelle erano allineate in altro modo”, ha constatato Alok Sharma in questo senso. “A nostro favore – ha tuttavia aggiunto – c’è il fatto che abbiamo una coscienza alla quel rispondere. E l’ultimo rapporto dell’Ipcc, molto allarmante, dovrebbe aiutare a concentrarsi sull’obiettivo”.
Greta Thunberg: “Allo stato attuale la Cop 26 non porterà grandi cambiamenti”
Pochi giorni prima, anche l’attivista svedese Greta Thunberg aveva manifestato a chiare lettere il proprio scetticismo: “Allo stato attuale delle cose, questa Cop non porterà a grandi cambiamenti. Dovremo continuare il nostro forcing”. La leader del movimento Fridays for future ha aggiungo che “la mia speranza, ovviamente, è che si realizzi improvvisamente che siamo di fronte ad una crisi esistenziale e che occorre agire di conseguenza”.
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