In soli 50 anni i territori di bassa e media montagna, sulle Alpi, hanno perso in media circa un mese di innevamento. A lanciare l’allarme è un gruppo di ricercatori, coordinato dal centro Eurac di Bolzano, che ha firmato un articolo sulla rivista scientifica The Cryosphere. Si tratta del primo lavoro di questo tipo, le cui conclusioni sono decisamente inquietanti.
Tra 22 e 34 giorni di innevamento in meno sulle Alpi
In particolare, l’analisi spiega che nel periodo compreso tra il 1971 e il 2019, le giornate invernali durante le quali la neve risulta presente al suolo sono diminuite nettamente. Tra 22 e 34 giorni in meno, a seconda dei luoghi e delle valli. Secondo Samuel Morin, direttore del Centro nazionale francese per le ricerche meteorologiche e coautore del rapporto, i dati permettono di “avere a disposizione una visione d’insieme delle tendenze climatiche legate all’innevamento”.
Parlando al quotidiano 20Minutes, l’esperto ha precisato che il calo constatato nelle precipitazioni nevose in montagna “rappresenta una tendenza di fondo, che non fa che confermare studi precedenti realizzati a livello locale o nazionale. Quella che abbiamo fornito ora è un’analisi globale dell’innevamento sull’intero arco alpino”.
Utilizzati i dati di duemila stazioni meteorologiche
I calcoli sono stati effettuati sulla base dei dati forniti da circa duemila stazioni meteorologiche di sei nazioni: Italia, Francia, Germania, Austria, Slovenia e Svizzera. Trattandosi in alcuni casi di informazioni presentate non negli stessi formati, è stata quindi operata un’omogeneizzazione dei valori. Il che ha permesso di ottenere una fotografia completa della situazione: il numero di giorni che intercorrono ogni anno tra le prime nevicate dei mesi di novembre e dicembre e la fusione primaverile sono in costante calo. Circa cinque giorni ogni decennio vengono infatti persi, al di sotto dei duemila metri d’altitudine.
Ma non è tutto: anche quando la neve al suolo è presente, lo strato è sempre meno importante. Tra mille e duemila metri d’altitudine, sul versante settentrionale delle Alpi il calo è stato di 2,8 centimetri ogni dieci anni. Mentre sul versante Sud, principalmente italiano, la diminuzione è ben più marcata: 4,1 centimetri.
Anche laddove la neve è presente, la coltre è sempre meno spessa
Secondo Morin, “tutto porta a credere” che la colpa principale sia dei cambiamenti climatici. E ormai è troppo tardi per evitare ulteriori conseguenze: “Qualunque cosa si faccia in termini di riduzione delle emissioni di CO2, di qui al 2050 avremo una riduzione dell’innevamento a media e bassa altitudine compreso tra il 10 e il 40 per cento”. E, se non agiremo affatto, la neve al di sotto dei duemila metri potrebbe diventare solo un ricordo raccontato ai nipoti.
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