Negli ultimi due decenni, l’Amazzonia non ha mai bruciato come nei primi sei mesi del 2024. I dati relativi alla porzione brasiliana della più grande foresta tropicale del mondo, situata in America Latina, sono inquietanti: dal 1 gennaio al 30 giugno sono stati segnalati 13.489 incendi. Una situazione che, secondo gli esperti, è in gran parte attribuibile alla storica siccità che sta colpendo la regione.
The Amazon rainforest experienced its worst drought on record in 2023. Villages became unreachable by river, wildfires raged and wildlife died.
La siccità è il primo responsabile del numero elevato di incendi
In particolare, gli incendi nel Pantanal, la zona umida tropicale che si trova in gran parte in Brasile, dall’inizio dell’anno fino al 9 giugno, il totale è stato del 935 per cento più alto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta, dunque, di un aumento di quasi dieci volte.
“Purtroppo la maggior parte dei biomi naturali brasiliani subisce uno stress idrico a causa della mancanza di precipitazioni – ha confermato Romulo Batista, portavoce di Greenpeace Brasile -. Il territorio diventa più secco e così la vegetazione risulta più vulnerabile di fronte al rischio di incendi”. Ma, prosegue l’attivista, “la maggior parte di questi non è spontanea, o di origine naturale, come nel caso delle fiamme causate dagli impatti dei fulmini. Spesso si tratta di azioni umane”. Che non necessariamente implicano la volontarietà, ma possono essere dipese dall’utilizzo di macchinari o tecniche agricole pericolose in tale situazione.
In Amazzonia dati peggiori soltanto nel 2003 e nel 2004
Da quando i dati l’Istituto brasiliano per le ricerche spaziali (Inpe) ha cominciato a monitorare con regolarità i roghi in Amazzonia (ovvero dal 1998), solamente due volte i primi semestri dell’anno sono risultati peggiori: nel 2003, quando gli incendi furono 17.143 e nel 2004 (17.340). Ma il totale osservato quest’anno è infinitamente superiore e a quello del 2023, quando le osservazioni satellitari avevano recensito un totale di 8.344 roghi.
In the Amazon, Brazil has made huge gains in its battle against deforesters, but it is increasingly losing ground to another threat — climate change.
Amid pervasive drought this year, the number of wildfires has hit a 20-year high.
Il presidente Lula da Silva, sin dall’inizio del suo nuovo mandato alla guida del Brasile, si è impegnato a contenere la deforestazione nel suo paese, e in effetti nei primi sei mesi di quest’anno, nonostante gli incendi, il totale di chilometri quadrati disboscati nei primi sei mesi è stato pari a 1.525, contri i 2.649 nello stesso periodo del 2023. Anno nel corso del quale già si era registrato un netto calo rispetto ai dodici mesi precedenti.
L’obiettivo del governo brasiliano è di azzerare la deforestazione illegale entro il 2030, dopo gli anni di Bolsonaro nel corso dei quali il fenomeno aveva subito un’inquietante impennata.
Un’inchiesta giornalistica ha denunciato che il colosso Jbs avrebbe acquistato soia e mais da coltivazioni su terreni deforestati illegalmente per nutrire polli esportati in tutto il mondo.
La moratoria per proteggere la foresta amazzonica dalle coltivazioni di soia è stata ritenuta come una vittoria. Nonostante ciò, ha alcuni punti deboli.
“Questo murale è una protesta, è un grido d’aiuto”. Così lo street artist Mundano descrive la sua ultima opera, realizzata con le ceneri dell’Amazzonia.
Dal 2008 a oggi 31 raid di polizia hanno salvato 333 persone in condizioni di schiavitù nelle miniere brasiliane. Ora le operazioni sono più difficili a causa di Bolsonaro.