L’Amazzonia piange un altro dei suoi leader carismatici: Paulinho Paiakan, capo del popolo indigeno Kayapó e uno dei più ardenti difensori dell’immensa foresta pluviale, si è spento a 65 anni a causa del coronavirus, che sta facendo letteralmente strage in quell’area del continente sudamericano. Paiakan era divenuto celebre in Brasile e in tutto il mondo sin dai primi anni Settanta, lavorando insieme al Funai, la Fondazione nazionale degli indios, contro la costruzione della Transamazzonica, la grande autostrada che taglia in due la foresta per oltre 4mila chilometri, ultimata nel 1972 causando direttamente o indirettamente una forte deforestazione.
“É a união que precisa de todos nós! Se unir pra lutar, só assim nós temos condição de vencer qualquer governo. Sem união é nós mesmo que estamos entregando a nossa luta, nosso poder, nossa riqueza, nosso costume, nossa vida para o ruralista e para governo. pic.twitter.com/0i1YLGMHv5
Nel decennio successivo era tornato alla ribalta contro il progetto idroelettrico di Belo Monte sul fiume Xingu, per contrastare il quale aveva stretto alleanze con altri gruppi indigeni, attivisti internazionali e celebrità, tra le quali il cantante e musicista inglese Sting.
Era stato inoltre uno dei principali organizzatori del raduno di Altamira, che nel 1989 ha riunito gli oppositori al progetto di Belo Monte riuscendo a convincere la Banca mondiale a ritirare i finanziamenti, sebbene la diga sia ormai operativa dal 2015.
Padre, capo e guerriero
Paiakan aveva combattuto anche per espellere minatori, cercatori d’oro e taglialegna illegali dalle zone indigene. All’inizio degli anni Novanta, quando per l’opinione pubblica era diventato perfino un papabile Nobel per la Pace, la sua immagine era stata offuscata dalla denuncia di una studentessa di 18 anni che lo aveva accusato di violenza sessuale: per moltissimi una trappola preparata dal governo e dalle lobby industriali brasiliane, infuriati con i capi indigeni che osteggiavano la realizzazione della centrale.
Costretto agli arresti domiciliari nella riserva indigena nello stato settentrionale del Pará, Paiakan non aveva mai smesso di essere un leader carismatico per il suo popolo e per tutti gli altri popoli amazzonici. Reagendo alla sua morte, avvenuta mercoledì in un ospedale di Pará dopo dieci giorni di ricovero, l’Associazione delle popolazioni indigene brasiliane (Apib) ha descritto Paiakan come “padre, capo e guerriero” per le popolazioni indigene e l’ambiente.
It is not only the Kayapó, it is the world that has lost a leader and an Elder. Our thoughts and prayers are with the Kayapó people and Paulinho Paiakan's family and community. A stalwart of the indigenous peoples' movement globally, may he rest in peace 🙏 https://t.co/lqk8Tslo5V
— Rainforest Foundation US (@RainforestUS) June 17, 2020
Secondo Gert-Peter Bruch, fondatore del gruppo ambientalista Planete Amazone, Paulinho Paiakan “ha lavorato tutta la sua vita per costruire alleanze in tutto il mondo intorno alle popolazioni indigene per salvare l’Amazzonia. Era molto in anticipo sui tempi. Abbiamo perso un valore estremamente guida”.
E sfortunatamente per l’Amazzonia non si tratta della prima perdita durante l’emergenza coronavirus: proprio secondo l’Apib infatti sono almeno 280 gli indigeni morti a causa della Covid-19 nella sola Amazzonia brasiliana, una zona dove l’epidemia sta colpendo in maniera particolare a causa delle possibilità di accesso molto remote e della quasi totale inesistenza di ospedali: lo stato di Parà, che ospita decine di migliaia di indigeni, è attualmente uno dei più colpiti dal virus, in una nazione come il Brasile che, anche a causa dell’ostinazione del presidente Jair Bolsonaro nel voler mantenere aperte tutte le attività economiche, è al momento il secondo paese al mondo per numero di vittime e di contagi.
Bolsonaro riceve la medaglia al merito indigeno. Una scelta assurda del governo brasiliano che non tiene conto delle accuse di genocidio nei confronti del presidente.
Impossibile non restare affascinati dalla vita dei popoli indigeni, così intimamente connessa alla natura e così lontana dal nostro quotidiano. Possiamo raggiungerli con la fantasia e vedere il mondo con i loro occhi grazie alle straordinarie immagini del calendario 2022 “We, the people” di Survival International, il movimento globale che lotta per i loro diritti.
Il presidente cileno Sebastián Piñera ha dichiarato lo stato di emergenza e schierato l’esercito in quattro province nel sud del paese in seguito a una serie di scontri fra le forze dell’ordine e il popolo indigeno dei Mapuche. La misura straordinaria resterà in vigore per almeno due settimane e autorizzerà le forze armate a “fornire appoggio logistico, tecnologico e nelle comunicazioni, così come nelle operazioni di