Le foreste del Perù sono costellate di piccole miniere d’oro illegali in cui si fa largo uso di mercurio. Una sostanza velenosa che resta nell’ambiente.
La foresta amazzonica peruviana, nel dipartimento di Madre de Dios, è costellata di piccole miniere d’oro, spesso illegali.
I minatori però usano il mercurio per separare l’oro dagli altri sedimenti raccolti lungo le sponde dei fiumi, dopodiché lo bruciano. Si tratta di una sostanza velenosa e molto pericolosa.
Uno studio pubblicato da Nature communications ha riscontrato livelli di contaminazione estremamente elevati nelle foglie, nel suolo e negli uccelli.
Quando si immagina un luogo del mondo apparentemente incontaminato, non si può non pensare all’Amazzonia. In Perù, nel dipartimento di Madre de Dios, ci sono zone in cui la foresta è talmente fitta da non far passare la luce del sole nemmeno in pieno giorno. Eppure, anche un territorio così brulicante di biodiversità è stato invaso dall’uomo, spinto dalla ricerca del profitto. Le principali minacce per la foresta, in questo caso, sono le piccole miniere d’oro artigianali. Che emettono ingenti quantità di mercurio, un elemento velenoso e corrosivo che le chiome degli alberi non possono non assorbire, giorno dopo giorno.
Le miniere d’oro nell’Amazzonia peruviana
Nella zona di Madre de Dios oltre 100mila ettari sono stati deforestati per lasciare spazio alle miniere d’oro artigianali, ai margini (o talvolta anche all’interno) di aree protette e riserve nazionali. Spesso e volentieri queste miniere sono illegali e, pertanto, sfuggono a qualsiasi regolamentazione sulla sicurezza. Tutto fa pensare che le attività estrattive rimarranno in auge anche nei prossimi anni, perché il prezzo dell’oro è alto e la Carretera interoceánica, la strada che connetterà Brasile e Perù senza passare dalla Bolivia, faciliterà gli spostamenti.
Il problema, spiega però il New York Times, è che i minatori usano il mercurio per separare l’oro dagli altri sedimenti raccolti lungo le sponde dei fiumi. Dopodiché lo bruciano. Le particelle velenose vengono così trasportate nell’aria come polvere per poi penetrare nel suolo, portate dalla pioggia. O, ancora, vengono assorbite dalle foglie degli alberi.
Il mercurio finisce nell’aria, nelle foglie e nel suolo
È proprio in questa zona dell’Amazzonia peruviana che una squadra di ricercatori statunitensi, canadesi e peruviani ha svolto gli studi, i cui risultati sono stati poi pubblicati nella rivista scientifica Nature communications. Sono stati i primi in assoluto a documentare questo fenomeno, raccogliendo foglie, terreno, residui forestali e altri campioni. E rilevando una contaminazione da mercurio che, nella foresta, risulta “estremamente elevata”.
“The same canopy that supports some of the richest biodiversity on the planet is also sucking up alarming levels of toxic mercury." Mercury used in illicit mining in the Amazon gets taken up by the forest, and even makes its way into songbirds.https://t.co/NBHdK2Rm8U
In modo apparentemente controintuitivo, c’è più mercurio nella foresta che nelle radure vicine; la differenza è di oltre 15 volte. Presumibilmente è proprio la vegetazione così fitta a tenerlo intrappolato. Esaminando gli uccelli che nidificano nelle zone forestali adiacenti delle miniere e quelli che invece vivono a maggiori distanze, inoltre, si scopre che i primi hanno livelli di mercurio di 12 volte superiori rispetto ai secondi. E ciò determina fallimenti riproduttivi, elevata mortalità dei pulcini, anomalie comportamentali, stress e aumento della mortalità. “I modelli erano molto più netti e molto più sconcertanti di quanto ci aspettassimo di trovare”, ha affermato Jacqueline Gerson, co-autrice del rapporto.
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