La Camera ha approvato in via definitiva la legge che inserisce la tutela dell’ambiente e degli animali in Costituzione.
Ultimo aggiornamento dell’8 febbraio 2022
L’Italia, da oggi, prevede nella propria Costituzione la tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e dei diritti degli animali: lo prescrive il disegno di legge costituzionale che la Camera dei deputati ha approvato nella sua quarta e definitiva lettura, a larghissima maggioranza.
Lo scorso 9 giugno il Senato aveva approvato la riforma in prima lettura, con il voto favorevole di quasi tutti i gruppi parlamentari. Quindi il testo, come accade per ogni proposta di revisione della Costituzione, ha seguito un iter rafforzato che ha previsto altri tre voti, due della Camera e un altro del Senato, ciascuno a tre mesi di distanza dal precedente: in tutti i casi, il Parlamento ha dato il proprio ok con una maggioranza qualificata dei due terzi dei votanti. Così, il testo oggi approvato in via definitiva introduce finalmente alcune importanti modifiche a due articoli della Costituzione, e precisamente l’articolo 9 e l’articolo 41.
Come cambia la Costituzione
L’articolo 9 fino a oggi prescriveva che: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica” e “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. A questi due commi, la nuova legge ne aggiunge altri tre, che prevedono che la Repubblica:
tutela l’ambiente e gli ecosistemi, come diritto fondamentale della persona e della comunità, promuovendo le condizioni che rendono effettivo questo diritto.
Persegue il miglioramento delle condizioni dell’aria, delle acque, del suolo e del territorio, nel complesso e nelle sue componenti, protegge la biodiversità e promuove il rispetto degli animali.
La tutela dell’ambiente è fondata sui princìpi della precauzione, dell’azione preventiva, della responsabilità e della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente”
L’articolo 41 prevedeva finora che “l’iniziativa economica privata è libera” e che “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”: e ora che la riforma è definitiva neanche “alla salute e all’ambiente”; inoltre, dovrà “essere indirizzata e coordinata a fini sociali”, come previsto finora, ma anche “a fini ambientali”.
Una giornata storica
Il Wwf, in occasione della prima approvazione della riforma, aveva parlato di “un primo storico passo verso il riconoscimento della protezione dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali, nell’interesse delle future generazioni, quale principio fondamentale del nostro ordinamento” e aveva auspicato, proprio in virtù dei lunghi tempi previsti, che la definitiva approvazione arrivasse “prima della conclusione della legislatura”. Oggi l’obiettivo è stato fortunatamente raggiunto.
“Giornata epocale, conquista che ci permette di tutelare il pianeta e le future generazioni” dichiara il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani.
L’appello del presidente Mattarella
Lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso di insediamento di pochi giorni fa, aveva chiesto “un’Italia impegnata nella tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi, consapevole della responsabilità nei confronti delle future generazioni”.
La Costituzione già prevedeva, con la riforma del Titolo V avvenuta nel 2001, un riferimento all’ambiente: nel nuovo articolo 117 si legge infatti, nella ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni, che il primo ha legislazione esclusiva, tra le varie materie, anche nella “tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”.
La riforma di oggi mette un punto ulteriore, dando una vera articolazione a quel principio, come già la Corte Costituzionale, in una sentenza del 2019 sul consumo del suolo, aveva provato a fare parlando di “processo evolutivo diretto a riconoscere una nuova relazione tra la comunità territoriale e l’ambiente che la circonda, all’interno della quale si è consolidata la consapevolezza del suolo quale risorsa naturale eco-sistemica non rinnovabile, essenziale ai fini dell’equilibrio ambientale, capace di esprimere una funzione sociale e di incorporare una pluralità di interessi e utilità collettive, anche di natura intergenerazionale”.
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