Per la prima volta le giraffe stanno per essere inserite nella lista delle specie protette dall’Endangered species act, una mossa per la loro salvaguardia.
Anche la farfalla monarca sarà presto inserita tra le specie a rischio, per essere protetta
Negli Stati Uniti è stato proposto l’inserimento della farfalla monarca tra le specie a rischio dell’Endangered species act per aumentarne la protezione.
- La farfalla monarca rischia di scomparire nei prossimi decenni
- Per aumentare la sua protezione è stato richiesto l’inserimento tra le specie a rischio ai sensi dell’Endangered species act
- Non solo la specie ma anche la protezione dell’habitat è fondamentale per la sua salvaguardia
Negli Stati Uniti, pochi giorni fa – seguendo l’esempio delle giraffe – è stato proposto dal Fish and wildlife service di inserire anche le farfalle monarca all’interno della lista delle specie minacciate dell’Endangered species act (Esa). Inserire le farfalle monarca all’interno dell’Esa aiuterà a rafforzare e migliorare gli sforzi di conservazione per salvare questa iconica specie sempre più a rischio.
La farfalla monarca rischia di scomparire entro il 2080
Con le sue macchie arancioni e nere, la farfalla monarca (Danaus plexippus) è uno degli insetti più riconoscibili al mondo. In Nord America, le farfalle monarca sono raggruppate in due popolazioni migratorie a lunga distanza. La popolazione migratoria orientale – la più numerosa – che sverna nelle montagne del Messico centrale; e la popolazione migratoria occidentale che sverna principalmente nella California costiera. Negli anni Ottanta, oltre quattro milioni e mezzo di monarca occidentali si sono riversate nelle aree di svernamento nella California costiera. A metà degli anni Novanta, circa 380 milioni di monarche orientali hanno compiuto il lungo viaggio verso le zone di svernamento in Messico, completando una delle più lunghe migrazioni di insetti al mondo.
Oggi, secondo la più recente valutazione sullo stato della specie, si stima che la popolazione migratoria orientale sia diminuita di circa l’80 per cento e la popolazione migratoria occidentale sia diminuita di oltre il 95 per cento. Le popolazioni occidentali non se la passano proprio bene infatti la loro probabilità di estinzione è superiore al 99 per cento entro il 2080. Per le monarche orientali invece, la probabilità di estinzione entro il 2080 varia dal 56 al 74 per cento. Da anni si dedicano tempo e sforzi per proteggerle, tuttavia, il loro numero continua a diminuire, per questo motivo il 12 dicembre il Fish and wildlife service ha pubblicato la proposta di inserimento della farfalla monarca all’interno dell’Endangered species act. “Nonostante la sua fragilità, la farfalla monarca è straordinariamente resiliente, così come molte cose in natura quando diamo loro una possibilità. La monarca, ora, ha bisogno di questa possibilità”, ha affermato Martha Williams, direttrice dell’U.S. Fish and wildlife service.
Gli ogm sono tra gli indiziati principali del declino della farfalla monarca
Come è stato possibile questo drammatico calo della popolazione? Fino a poco tempo fa molte, se non la maggior parte, delle fattorie che le farfalle incontrano lungo la loro rotta migratoria fornivano cibo e riparo alle farfalle monarca. Le piante di asclepiade, l’unica fonte di cibo dei bruchi monarca, erano comunemente presenti ai margini di molti terreni agricoli. Tuttavia, le nuove tecnologie agricole hanno compromesso la sopravvivenza della monarca. La prima di queste è stato lo sviluppo di colture geneticamente modificate (ogm) come la Roundup Ready.
Queste colture ogm non danneggiano direttamente la farfalla. Essendo resistenti ai diserbanti ed erbicidi a base di glifosato, ha fatto sì che gli agricoltori li usassero eliminando il 99 per cento dell’Asclepias syriaca, che un tempo crescevano nei campi di mais e soia. Il secondo colpo è stato il lancio dei neonicotinoidi (neonico), una classe di insetticidi neurotossici. Sebbene commercializzati come un’opzione più sicura per uccidere selettivamente i parassiti, i neonicotinoidi hanno invece reso l’agricoltura statunitense 48 volte più tossica per la maggior parte degli insetti, compresi gli impollinatori. Oltre ai cambiamenti nell’agricoltura, le farfalle sono state colpite anche dalla perdita e dal degrado degli habitat riproduttivi, migratori e di svernamento.
Proteggere gli habitat per salvare la farfalla
Come ogni essere vivente presente sulla Terra anche le farfalle monarca hanno bisogno di cibo, riparo e un posto sicuro in cui vivere e riprodursi. La proposta di inserire anche loro nell’elenco delle specie minacciate ai sensi dell’Endangered species act è un primo, e importantissimo, passo per soddisfare ognuna di queste necessità. Per supportare gli sforzi di conservazione della monarca è stato proposto anche di inserire degli habitat critici per la specie, in modo da coprire e proteggere parte dei siti che tocca durante la sua migrazione. Gli habitat di svernamento sono un luogo di riposo essenziale durante il loro lungo viaggio. Sono circa 4.395 acri di habitat critico proposti per la protezione, circa 2.500 campi da calcio (per avere una misura). Un ruolo importantissimo per la protezione della farfalla è nelle mani dell’uomo: tribù, agenzie federali e statali, istituzioni accademiche e governative, proprietari terrieri. Ognuno avrà il proprio compito nel monitoraggio, nel censimento e nel miglioramento dell’habitat.
Tutti possono fare qualcosa. Che tu abbia pochi metri sul balcone del tuo appartamento, un cortile o un bel giardino, oppure diversi acri, puoi fare la differenza. Aggiungere piante autoctone al tuo giardino (che sia piccolo o grande) aiuta a preservare gli impollinatori locali, gli uccelli e altri animali selvatici che si sono co-evoluti con le piante e dipendono da loro per cibo e riparo. Le piante autoctone migliorano anche la qualità dell’acqua locale, migliorano la salute del suolo e aumentano la resilienza di tutto l’ecosistema.
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