Un’escursionista ha scoperto per caso un sito fossile risalente al Permiano, venuto alla luce a causa dello scioglimento di un ghiacciaio.
Anche le imprese hanno a cuore i negoziati sul clima
In vista della Conferenza sul clima aumenta il numero di imprese impegnate nella riduzione della propria impronta ecologica.
La Cop 21, la Conferenza sul clima di Parigi organizzata dalle Nazioni Unite, si sta avvicinando, la maggior parte degli stati del mondo ha già presentato i propri impegni per contribuire a contrastare i cambiamenti climatici. Il settore privato non sta a guardare, un numero sempre più grande di imprese si sta infatti impegnando per ridurre le proprie emissioni.
Questa scelta, oltre ad intercettare una crescente sensibilità ambientale dei consumatori, è dettata da motivazioni economiche, i cambiamenti climatici possono infatti rappresentare un costo per le società, in particolare per quelle che si approvvigionano in aree caratterizzate da condizioni meteorologiche estreme.
“Unilever stima che i disastri naturali legati ai cambiamenti climatici costino alla società circa 400 milioni di dollari all’anno”, ha dichiarato Tessa Castellani, portavoce di Ceres, associazione senza fini di lucro che raggruppa investitori, sindacati e gruppi di interesse in collaborazione con le imprese.
L’impegno delle imprese non può tuttavia bastare a risolvere il problema, ha avvertito Tessa Castellani, la politica dei governi è essenziale, ecco perché le aziende aspettano interessate l’esito della conferenza di Parigi.
General Mills, multinazionale del settore alimentare, è uno dei più recenti firmatari del American Business Act on Climate Pledge, alleanza composta da 81 aziende americane che hanno deciso di unirsi al presidente statunitense Barack Obama nella lotta contro il cambiamento climatico.
Anche per General Mills contrastare le alterazioni del clima è indispensabile per la sua redditività a lungo termine. “L’aumento di violenti fenomeni meteorologici avrà un impatto negativo sulla disponibilità e la fornitura di materie prime provenienti dall’agricoltura”, ha affermato Jerry Lynch, responsabile della sostenibilità di General Mills.
La multinazionale statunitense ha intrapreso diverse azioni per contrastare tali fenomeni e ridurre la propria impronta ecologica. Nello stabilimento di Murfreesboro, in Tennessee, ha iniziato a trasformare gli scarti dello yogurt in biocarburante, riducendo le emissioni di CO2 del 14 per cento.
Dalla Cop 21, prevista per la fine di novembre, si attendono soluzioni concrete e condivise per contrastare i cambiamenti climatici, nel frattempo le grandi imprese hanno deciso di fare la loro parte, perché ridurre l’impatto ambientale conviene a tutti.
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