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Secondo un nuovo studio i cebi barbuti del Brasile tramandano di generazione in generazione le proprie conoscenze.
Nonostante gli enormi passi avanti compiuti negli ultimi anni nel campo della cognizione animale, nella percezione comune gli altri animali sono ancora ritenuti creature poco razionali, mosse perlopiù da istinti utili alla loro sopravvivenza. Naturalmente non è così, e siamo molto meno unici di quanto ci piace pensare. Le scimmie antropomorfe, ad esempio, costruiscono e utilizzano una grande varietà di utensili (gli scimpanzé ne usano tra i 15 e i 25 diversi per comunità), perfino le formiche sono in grado di scegliere gli utensili più idonei e di imparare a usare nuovi strumenti, mentre un recente studio ha dimostrato che i polli sono dotati di spiccate capacità logiche e sono capaci di calcolo ed empatia. L’ultima conferma del fatto che per troppo tempo abbiamo sottovalutato il resto del regno animale arriva dal Brasile, dove si è scoperto che anche i cebi barbuti, una specie di scimmia, hanno tradizioni.
I cebi barbuti (Cebus libidinosus) che popolano le foreste di Fazenda Boa Vista, in Brasile, tramandano di generazione in generazione comportamenti utili, ad esempio l’uso di strumenti per rompere le noci di palma, come vere e proprie tradizioni culturali. Lo ha raccontato un nuovo studio intitolato “Synchronized practice helps bearded capuchin monkeys learn to extend attention while learning a tradition”, che ha ottenuto la copertina della rivista scientifica Proceeding of the national academy of science (Pnas).
Lo studio, condotto su una popolazione di cebi barbuti da un gruppo di ricercatori, fra cui l’italiana Elisabetta Visalberghi dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Istc-Cnr), ha rilevato che questi animali imparano da giovani l’uso degli strumenti necessari per aprire la frutta a guscio e che la tecnica viene trasmessa di generazione in generazione.
“Se un cebo esperto usa strumenti, l’attenzione di quelli inesperti viene catturata, facendo aumentare significativamente la frequenza con cui questi individui eseguono comportamenti rilevanti per l’apprendimento dell’uso di strumenti, come battere una noce su un’incudine o un sasso sulla noce – ha spiegato Elisabetta Visalberghi. – Anche dopo che il cebo esperto ha rotto la sua noce, quelli inesperti continuano a svolgere queste attività per parecchi minuti”.
Proprio come avviene per le tradizioni culturali umane, perpetuate attraverso meccanismi quali l’imitazione e l’insegnamento, anche le giovani scimmie apprendono osservando gli esemplari più anziani ed esperti. “L’attenzione e le attività degli individui inesperti sono innescate dall’uso di strumenti di chi ne sa di più e queste influenze sono di lunga durata – ha affermato la ricercatrice dell’Istc-Cnr. – Ne consegue che la reiterata pratica delle azioni necessarie per usare correttamente uno strumento aumenta sensibilmente la probabilità che i giovani inesperti affinino le loro capacità e raggiungano il risultato voluto”.
La capacità di aprire la frutta a guscio, estremamente importante per la dieta di queste scimmie, non è dunque innata ma è frutto di un lungo “studio” e di anni di esercizio. Solo intorno ai 3-4 anni di età i giovani cebi iniziano ad aprire con successo qualche noce, ma alcuni esemplari incontrano difficoltà anche a sette anni, dimostrando così l’importanza del contesto sociale che promuove l’acquisizione di tale abilità grazie all’esempio degli esemplari esperti.
“La trasmissione di comportamenti tradizionali non è dunque una prerogativa umana, per quanto l’uomo sia la specie più tecnologicamente avanzata e con le differenze culturali più evidenti – ha concluso Elisabetta Visalberghi. – Tramite la metodologia che abbiamo sviluppato per capire come i giovani cebi imparano ad usare strumenti, si potrebbe scoprire che anche in altre specie animali le influenze sociali sono così potenti”.
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