L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
Andrea Crosta, come intelligence e documentari determineranno il futuro del Pianeta
Andrea Crosta, fondatore della Earth league international (prima agenzia di intelligence per il pianeta), parla del ruolo determinante dei media nella missione ambientale.
I crimini ambientali oggi si combattono anche con una telecamera. Occhio indiscreto e immediato, capace di mostrare al mondo verità terribili e pericoli sconosciuti, inchiodando i responsabili alle loro azioni e costringendo i governi a dare risposte. È per questo che un “semplice” documentario può trasformarsi in un alleato formidabile per coloro che alla salvaguardia della Terra dedicano tutta la loro vita e soprattutto la loro “intelligenza”.
È il caso di Andrea Crosta, fondatore della prima agenzia di intelligence per il pianeta: la Earth league international – Eli (prima nota come Elephant action league). Non la classica organizzazione ambientalista, ma una ong unica al mondo, composta da esperti in sicurezza, analisti e agenti provenienti dalle più celebri agenzie investigative (Cia, Fbi). Tutti impegnati a portare avanti la missione più urgente della nostra epoca: fermare la crisi ambientale, fermando i criminali che, lucrandoci sopra, la alimentano impunemente.
Senza un lavoro di intelligence non c’è nessuna speranza di cambiare veramente le cose, perché i gruppi criminali che sfruttano la natura sono troppo potenti e noi al momento stiamo combattendo come boyscout
Un obiettivo ambizioso quello della Eli, che punta a “risolvere i problemi alla radice” e che in meno di dieci anni ha già raggiunto traguardi importantissimi. E questo anche grazie all’attenzione mediatica attirata da due dei documentari ambientali più importanti degli ultimi anni: Caccia all’avorio (The ivory game, 2016), distribuito su Netflix, e Sea of shadows: trafficanti di mare (2019), distribuito da National Geographic. A raccontarlo è stato lo stesso Andrea Crosta durante una masterclass organizzata dal Riviera international film festival 2021 a Sestri Levante, intitolata Documentari e film, strumenti per migliorare il mondo.
Cosa fa la Earth league international, prima ong di intelligence per il pianeta
Ripercorrendo le tappe della sua vita e della sua carriera, Andrea Crosta a Sestri Levante ha raccontato anche le attività di intelligence portate avanti dalla Earth league international e dalla WildLeaks: la prima piattaforma online di whistleblowing ambientale, che permette a chiunque di segnalare anonimamente attività illecite operate ai danni della natura. “Per semplificare possiamo dire che si tratta della prima Cia per il pianeta Terra. Le nostre operazioni durano anni e i nostri agenti, che io chiamo fantasmi, lavorano sotto copertura, fornendo una mole enorme di informazioni che poi vengono processate dai nostri analisti con software specifici.” Attività altamente sofisticate, in cui “i dati raccolti sul campo vengono incrociati con quelli raccolti sul web e sui social, con un’attività detta di cross intelligence, che include anche operazioni di intelligence geo spaziale”.
Il risultato di questo sforzo porta la Eli a creare delle crime map che vengono poi consegnate gratuitamente alle forze dell’ordine e ai governi. “I nostri report risultano talmente dettagliati, che lo stesso Fbi ci ha detto che hanno lo stesso livello qualitativo dei loro report interni”, ha ammesso con orgoglio Crosta, che ha parlato anche della difficoltà, esistente in alcuni Paesi con un alto tasso di corruzione, nell’intercettare persone fidate a cui rivolgersi all’interno delle stesse forze governative e di polizia. Un iter che comporta rischi, ma che ha avuto un ruolo fondamentale nel portare finalmente a galla la convergenza dei crimini ambientali con altri crimini: dal terrorismo, al traffico di stupefacenti, a quello di esseri umani fino al riciclaggio di denaro.
I crimini contro l’ambiente valgono quasi 260 miliardi di dollari all’anno e sono definiti dall’Interpol il quarto crimine al mondo per entità, dopo droga, armi e persone. In molti Paesi sono anche al primo o secondo posto.
Un mercato altamente appetibile se si considera lo squilibrio esistente tra il livello dei guadagni e quello dei rischi cui un trafficante di natura va incontro oggi e che ha attirato “personaggi sempre più importanti e sempre più legati alla criminalità organizzata e a gruppi terroristici”.
L’incredibile impatto di Caccia all’avorio e Sea of shadows
Entrambi prodotti dalla Terra Mater (in associazione con la Appian way di Leonardo DiCaprio), Caccia all’avorio e Sea of shadows hanno riscosso un successo e una popolarità tali da spingere, nel primo caso, il governo cinese a bandire il mercato legale dell’avorio, e, nel secondo, quello messicano a intervenire per tentare di salvare dall’estinzione la vaquita, una specie rarissima di focena.
Caccia all’avorio
Al centro di Caccia all’avorio c’è l’operazione Game over, che è stata “la prima investigazione di sempre sul collegamento tra il traffico di avorio e il gruppo terroristico somalo di Al-Shabaab e la più importante mai fatta sul traffico internazionale di avorio dall’Africa alla Cina, passando per Paesi intermedi come Vietnam e Laos”, ha spiegato Crosta, che allora partecipò anche alle indagini sul campo, come agente sotto copertura. Oggi (che il suo volto e il suo nome sono ormai noti) coordina le operazioni della ong, portando avanti le attività di divulgazione e di raccolta fondi necessarie per sostenere la Eli.
Il primo grande risultato ottenuto dal documentario è stato non solo di essere invitato al Pechino international film, ma persino di vincerlo. “Una cosa impensabile, soprattutto perché non ha ricevuto nessun tipo di censura, se non quella per una scena in piazza Tienanmen dove non avevamo chiesto i permessi. Oggi questo non sarebbe più possibile”.
Ma l’effetto più eclatante che Caccia all’avorio ha contribuito a generare è stata, dopo anni di pressioni internazionali, “la decisione della Cina di bandire il mercato legale dell’avorio”. Un passo fondamentale per arginare il massacro degli elefanti in Africa, se si considera che il canale della vendita legale “è stato usato per decenni per riciclare enormi quantità di avorio illegale”.
Caccia all’avorio è l’esempio di come un documentario può inserirsi nel contesto più ampio di uno sforzo internazionale, riuscendo a cambiare qualcosa.
Risalire la filiera della criminalità mirando ai vertici è stato fin dall’inizio l’obiettivo della Eli. “Arrestare i bracconieri non serve a nulla. Noi vogliamo arrivare ai trafficanti, ai businessmen, ai broker e ai trader che governano la filiera”, ribadisce sempre Crosta che punta il dito verso una narrativa che usa gli ultimi anelli della catena come capri espiatori, distogliendo l’attenzione dai veri colpevoli.
Sea of shadows: trafficanti di mare
Nel documentario Sea of shadows: trafficanti di mare (vincitore del premio del pubblico al Sundance film festival) è raccontata invece l’operazione Fake gold (oro falso), con cui la Eli, insieme ad altre organizzazioni ambientaliste e alla Marina messicana, ha cercato di salvare la vaquita, una piccola focena che è ad oggi il mammifero più raro al mondo. Spiega Crosta: “La vaquita si trova solo nel golfo di California e alla fine degli anni ’90 ce n’erano solo circa cinquecento”. A mettere in pericolo la sua sopravvivenza è subentrato un fatto davvero agghiacciante: l’interesse da parte dei trafficanti cinesi per il totoaba, un pesce che vive in quest’area, molto simile a un altro pesce andato estinto nel mare cinese e la cui vescica natatoria è particolarmente ambita dalla medicina tradizionale cinese. Tanto preziosa (vale sui 40-50 mila dollari al chilo) da essere ribattezzata la “cocaina del mare”.
Per commercializzarla i trafficanti sono riusciti a corrompere il tessuto sociale locale (fatto soprattutto di umili pescatori), iniziando a riempire il mare di reti da pesca così micidiali da aver portato, in pochi anni, alla quasi totale estinzione delle malcapitate vaquite. Anche in questo caso lo sforzo della Eli è stato indirizzato alla ricerca dei mandanti al vertice di questa mattanza. Ora la speranza è appesa a un filo: “Oggi abbiamo in essere due grosse operazioni con alcuni governi e speriamo di poter arrivare a fermare i trafficanti. Se non ci fosse stato questo film, che abbiamo fatto vedere alle Nazioni Unite e al governo messicano e americano, per la vaquita non ci sarebbe stata alcuna speranza”.
In cantiere la prima fiction sui crimini ambientali
“Io vedo una quantità incredibile di documentari ambientali e quello che oggi cerco, in particolare, sono film che raccontino storie originali o che cerchino di raccontarle in modo diverso e soprattutto di arrivare alle persone in modo nuovo”. È questa la sfida epocale che Crosta assegna ai registi contemporanei: “Non parlare a chi è già consapevole e vicino a questi temi, ma trovare un appeal per un pubblico trasversale. Molti documentari tendono a ripetersi, pur dicendo cose giuste. Adesso è il momento di coinvolgere le persone a cui dell’ambiente non è mai fregato niente.”
“Il nostro lavoro senza il lavoro dei media vale poco”, ha ammesso Crosta, annunciando anche due nuovi progetti che vanno proprio in questa direzione. “Stiamo lavorando ad un ciclo di documentari e a una serie tv di fiction, entrambe realizzate in partnership con Cross creek pictures, che è la stessa che ha realizzato anche Il processo ai Chicago 7 e Il cigno nero”. Il primo progetto racconterà il lavoro di intelligence della Eli, mentre la fiction sarà la prima dedicata a crimini ambientali. “Una sorta di Narcos, ma con al centro i traffici miliardari che minacciano la natura”.
L’obiettivo, insomma, è quello di creare uno storytelling di forte impatto, capace di coinvolgere le nuove generazioni e un pubblico più vasto possibile. Perché, ormai è chiaro, la missione più importante della nostra epoca parte, sì, dagli uffici dell’intelligence, ma passa anche dai salotti delle nostre case.
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