“La natura, se ci accorgiamo di lei, ci restituisce sempre qualcosa”. Ne è convinto Andrea Mati, garden designer che da quarant’anni progetta giardini che sono autentici spazi di cura per persone che vivono sofferenze fisiche o psicologiche. E lo dimostra attraverso le commoventi storie di rinascita raccolte nelle pagine di Salvarsi con il verde – La rivoluzione del metro quadro vegetale (Giunti Editore). Nel pomeriggio del 17 giugno una platea attenta ha ascoltato le sue parole nel giardino di Cascina Cuccagna, dove proprio le piante rigogliose attutivano i rumori del traffico milanese e, con la loro ombra, offrivano un po’ di sollievo dalle torride temperature estive.
Il valore del verde, anche in città
Insieme ad Andrea Mati c’erano persone che, seppure con ruoli e competenze diverse, sono accomunate dalla stessa responsabilità: quella di dare alla natura l’importanza che merita, anche in città. “Il verde fa sentire meglio e mitiga la temperatura: noi amministratori non possiamo non tenerne conto. Non possiamo più consentire azioni che alterino i nostri ecosistemi”, ha sottolineato Elena Grandi, assessora all’Ambiente e verde al comune di Milano. Proprio il capoluogo lombardo, a cavallo tra settembre e ottobre, ospiterà il Forum dell’ambiente e del verde e la Milano green week.
“Degli alberi da frutto sappiamo tutto, mentre il verde urbano finora è stato studiato pochissimo; fino a dieci anni fa era considerato soltanto un ornamento”, le fa eco Alessio Fini, docente di Coltivazioni arboree e Arboricoltura ornamentale presso l’università degli Studi di Milano. “Ci sono piante che fanno del bene in città, ma come possiamo misurare i loro servizi ecosistemici? Oltre ad assorbire CO2, traspirano l’acqua e dissipano il calore latente. Sono tutti criteri che dobbiamo prendere in considerazione per scegliere le specie: in caso contrario, rischiamo di piantare migliaia di alberi senza però sapere cosa ci offrono e senza avere modo di prendercene cura”.
I giardini progettati da Andrea Mati come spazi di guarigione
Argomentazioni che hanno molto a che vedere con il lavoro di Andrea Mati. “Il mio libro parla di amore tra gli esseri umani e il verde. Senza la manutenzione, però, l’amore non basta: meglio piantare un singolo albero e garantirgli le attenzioni di cui ha bisogno, piuttosto che piantarne un milione e trascurarli”, racconta. Pur essendo co-titolare di Mati 1909, un’affermata impresa di famiglia con più di un secolo di storia, Mati ha iniziato la sua carriera in un contesto ben più duro: la comunità di recupero di tossicodipendenti di San Patrignano. “Avevo 26 anni, mi sono trovato a lavorare con i ragazzi più problematici e, nell’arco di tre anni, li ho visti rifiorire e riconnettersi con la natura. È stata una soddisfazione immensa”.
Le storie di rinascita raccontate da Andrea Mati
“Da allora – continua – ho recuperato le piante più brutte, quelle che venivano scartate. Prendersene cura, toccarle, ha salvato tante persone in difficoltà”. Come Eugenio (nome di fantasia) che si trovava in carcere, piegato dalla tossicodipendenza, ed è tornato a emozionarsi grazie a un albero di mimosa. Oppure un uomo che aveva perso tutto per la ludopatia e ha capito di poter riprendere in mano la sua vita quando ha mangiato il primo pomodoro che aveva coltivato con le sue mani. O il gruppo di ragazzi affetti da autismo e sindrome di Down che hanno vissuto la soddisfazione di coltivare il proprio orto e regalarne i proventi all’emporio solidale della loro città.
Lette così, queste storie trasmettono una grande passione. Ma c’è anche molto altro. “Abbiamo letto i report dei medici che testimoniano i progressi fatti”, conferma Simone Molteni, direttore scientifico di LifeGate, ingegnere di formazione. “Non sono cose avvenute per caso, bensì percorsi ripetibili, basati su protocolli verificati”. Su questi protocolli sono stati istituiti i Giardini della riconnessione, studiati per sei diverse problematiche: ansia, depressione, disturbi alimentari, lutto, disturbo evitante e allontanamento della natura. Grazie alla partnership con LifeGate, anche le aziende possono progettare un giardino da donare ai dipendenti oppure a scuole, ospedali o enti pubblici.
La cornice: i dieci anni di Cascina Cuccagna
La presentazione di Salvarsi con il verde è stata uno degli eventi di punta della festa per i primi dieci anni di attività di Cascina Cuccagna, una splendida struttura che risale al 1695 e si trova in un vicolo a metà strada tra il centralissimo quartiere di porta Romana e quello, più periferico, di Calvairate. Dopo diversi anni di abbandono, lo spazio è stato restituito alla collettività grazie alla forte volontà degli abitanti della zona e delle associazioni. Oggi è gestita da Associazioneconsorzio cantiere Cuccagna, vincitrice nel 2005 del bando indetto dal comune.
Cascina Cuccagna è uno spazio di rigenerazione urbana partecipata che ospita attività con scopi e pubblici diversi: dal mercato a filiera corta agli sportelli di ascolto e orientamento, dai laboratori per bambini agli eventi, fino a quelle essenziali per la sostenibilità economica del progetto come il bar, la cucina e la foresteria. 250mila le presenze nel 2021, accolte da uno staff stabile di più di 80 persone.
Nel futuro della cascina c’è innanzitutto l’efficientamento energetico, rivela Sofia Capellini, consigliera di Associazione consorzio cantiere Cuccagna e presidente dell’impresa sociale IFund Srl. È anche direttrice dell’orto botanico Corsini, nella penisola del monte Argentario, dove ha collaborato con Andrea Mati. Tra le new entry che hanno fatto il loro debutto nei giorni della festa ce n’è anche una molto in linea con la sua mission: il vivaio a cura di La Mescolanza, un’impresa sociale che si occupa di inserimento socio-lavorativo di persone fragili.
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