La campagna Vote for animals, promossa da Lav e altre organizzazioni, mira a far assumere a candidati e partiti un impegno maggiore sul tema dei diritti animali.
“Noi non li lasciamo”. Storie di animali e umani durante la guerra in Ucraina
Migliaia di persone stanno scappando dall’Ucraina a causa della guerra insieme ai loro animali. I rifugi delle associazioni resistono ai bombardamenti.
Un ragazzo siede sulla banchina della metropolitana di Kiev, in Ucraina. A fianco a lui ci sono le borse che ha riempito in fretta e furia insieme alla sua famiglia prima di fuggire all’avanzata dell’esercito russo che da giovedì 24 ha invaso il paese. In braccio stringe il suo cane. Poco più avanti una coppia controlla le notizie sul telefono. Seduto tra di loro, c’è un barboncino. Per le strade della capitale, un uomo scavalca un nastro di protezione. In una mano ha un trasportino con un gatto, nell’altra una boccia di vetro con dentro un pesce. Nelle campagne, un soldato stringe a sé un gattino. Due persone riparano la finestra di un rifugio mentre un paio di cani seguono ogni loro movimento.
Malgrado la guerra stia piegando il paese, cittadini e volontari si rifiutano di abbandonare gli animali con cui vivono, siano essi ospiti dei rifugi o in fuga dalle città. Siamo riusciti a parlare con alcune delle associazioni – ucraine e non – che in questi giorni drammatici stanno rischiando la loro vita per prendersi cura di loro. Queste sono le loro storie.
Alcuni rifugi per animali sono stati bombardati
“Noi non ce ne andiamo, non c’è modo di spostare gli animali in sicurezza”. È la risposta unanime che giunge dai rifugi in Ucraina. Molti di questi si trovano nelle campagne o fuori dai centri abitati, hanno subito bombardamenti e raid aerei e ora devono fare i conti con la mancanza dell’elettricità e con le riserve di cibo e acqua che iniziano a scarseggiare.
“Stiamo cercando di raccogliere quante più informazioni riusciamo, per capire le loro condizioni e aiutare il prima possibile dove ce n’è bisogno”. Ce lo dice Nastya Aboliesheva coordinatrice della comunicazione dell’ong ucraina Happy paw, che da giorni sta cercando di contattare i rifugi per fornire aiuto.
“La situazione più tragica, per il momento, sembra essere quella di Gostomel. La struttura si trova vicino all’aeroporto ed è da almeno tre giorni che si combatte. A causa dei bombardamenti, non c’è né acqua né luce. Nella notte dell’1 [marzo, ndr] un missile ha colpito il rifugio Best friend. Metà dei recinti sono andati a fuoco. Per il momento, sembra che gli animali siano sopravvissuti, ma hanno dovuto liberarli. Quello che sta succedendo è una catastrofe. Quattro rifugi vicino a Kiev sono bloccati a causa dei combattimenti: Gostomel, Best Firend, Sirius (il rifugio più grande di tutta Europa) e quello municipale di Borodyanka. I cani sono terrorizzati e molti sono morti di paura o uccisi dai proiettili”, prosegue.
Da giorni l’aviazione russa sta anche sorvolando il Rifugio Italia Kj2, gestito dall’italiano Andrea Cisternino, un punto di riferimento per i diritti animali nel paese che ospita creature di ogni genere, dai cani fino ai maiali e ai cavalli. “Stamattina il cielo intorno al Rifugio era rosso. [Ci sono stati] continui spari di artiglieria durante la notte, non si riesce a dormire, ho visto 15 minuti fa un colpo di artiglieria cadere lontano dal Rifugio ma l’odore della polvere da sparo lo sentivo benissimo, sentivo in lontananza colonne militari che si spostavano, sono passati aerei. Che Dio ci aiuti e maledica chi ha voluto iniziare tutto questo”, scriveva in un post su Facebook il 25 febbraio.
Una situazione simile è anche quella del santuario di Domazhyr gestito dall’ong Four paws. La struttura ospita 29 orsi e si trova nella parte più occidentale dell’Ucraina. “Ci sono stati degli attacchi aerei anche da queste parti – ci dicono – ma per il momento stiamo bene, nonostante tutto”.
Una delle attività che tutte le associazioni hanno necessariamente dovuto sospendere è la sterilizzazione dei randagi. In Ucraina, così come in Romania, il problema del randagismo è molto diffuso e da anni ong e volontari stanno cercando di tenere sotto controllo le nuove nascite. “Stiamo monitorando la situazione, ma non possiamo fare molto. Appena ci sarà un po’ più di calma, decideremo cosa fare. Per il momento non è sicuro”.
C’è bisogno di cibo, acqua e medicine a causa della guerra in Ucraina
Il problema più grave rimane l’approvvigionamento di cibo, acqua e medicine, oltre al fatto che i bombardamenti hanno danneggiato la rete elettrica, lasciando al buio alcune zone. “Abbiamo molte offerte dall’estero di associazioni che ci potrebbero portare delle risorse, ma il problema è che dovrebbero fermarsi al confine”, ci spiega Olga Chevganiuk co-fondatrice di UAnimals. “Le strade non sono sicure e non riusciamo a trovare qualcuno che dal confine porti le risorse fino ai rifugi”.
L’azienda che ci rifornisce abitualmente non riesce ad arrivare da noi perché è troppo pericoloso. E non possiamo chiedere a qualcuno di farlo, sarebbe un suicidio.
L’unica soluzione, per il momento, sembra essere quella di raccogliere e inviare del denaro, con il quale i volontari possano comprare localmente ciò di cui hanno bisogno. E infatti diverse associazioni hanno avviato delle raccolte fondi, tra cui anche l’Oipa, l’Organizzazione internazionale per la protezione degli animali.
“Ieri un nostro collega a Kiev è riuscito a comprare tutto il cibo che ha trovato in un supermercato della zona e insieme ad altri volontari lo ha portato in un rifugio dove vivono più di 500 gatti”, prosegue Aboliesheva, con la consapevolezza che si tratti di un’eccezione.
Spostarsi per le strade è troppo pericoloso
L’enorme pericolo che si corre per le strade è anche il motivo principale per cui i volontari non possono spostare gli animali. “Logisticamente, non sarebbe possibile. Le strade sono troppo pericolose”, conclude Aboliesheva. “Abbiamo ricevuto decine e decine di messaggi da altre organizzazioni internazionali che si sono offerte di incontrarci al confine e prendersi cura dei nostri animali, farli adottare”, ma il problema rimane proprio arrivare al confine. “I polacchi si sono offerti di prendere i nostri cani e trovargli una famiglia nel loro paese, ma le strade sono chiuse e non abbiamo modo di arrivare da loro”, le fa eco Chevganiuk.
L’unica cosa che possono fare ora, ci dicono, è aspettare che le truppe russe si ritirino e che gli spostamenti diventino più sicuri. “Fino ad allora continueremo a inviare denaro”, conclude Chevganiuk.
La situazione per gli animali domestici durante la guerra in Ucraina
Intanto, centinaia di migliaia di persone stanno cercando di scappare dal paese insieme ai loro animali. Li hanno portati con loro nelle stazioni della metro e non hanno intenzione di separarsene. Fanno parte della famiglia, come dovrebbe essere. Li stringono durante i bombardamenti e insieme cercano – anche loro – di attraversare il confine.
La Commissione europea ha consigliato a tutti gli Stati membri di allentare i requisiti per la documentazione veterinaria degli animali da compagnia che viaggiano con i rifugiati, in modo che non rimangano bloccati a un passo dalla salvezza per colpa di questioni burocratiche. “Coloro che cercano rifugio saranno molto sollevati nel sapere che possono fare piani di evacuazione nei paesi dell’Ue con i loro compagni senza inutili ritardi”, ha dichiarato Ruud Tombrock, direttore esecutivo della divisione europea dell’ong Humane society international. Il ministero della Salute italiano ha autorizzato, nella giornata di lunedì 28 febbraio, l’ingresso degli animali senza documenti.
Speriamo che questa presa di posizione – e di compassione – dell’Unione possa creare un precedente e che venga replicata in tutto il mondo, durante situazioni di conflitto simili. Le persone non dovrebbero mettere a repentaglio la propria sicurezza nel tentativo di evitare che i loro animali vengano abbandonati.
In Italia, l’associazione Lav (la Lega antivivisezione) si è da subito attivata con la sua unità di emergenza in diverse città italiane – tra cui Trento, Genova, Bolzano e Bologna – per aiutare chi è riuscito ad arrivare nel nostro paese e fornire cure veterinarie. Ha inoltre stanziato un fondo da diecimila euro per aiutare le realtà di cui parlavamo prima e ha fornito aiuti ad Animal shelter sirius, il rifugio più grande dell’Ucraina.
Il conflitto sembra ancora lontano dall’essere finito, ma queste storie si contrappongono potenti alla paura di questi giorni. E ci insegnano che anche in mezzo a tutti gli orrori di una guerra, l’amore e il rispetto per un altro essere vivente possono prevalere.
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