La campagna Vote for animals, promossa da Lav e altre organizzazioni, mira a far assumere a candidati e partiti un impegno maggiore sul tema dei diritti animali.
Gli animali britannici privati dei loro diritti perché “non provano emozioni”
Il parlamento britannico, dopo la Brexit, ha deciso di eliminare l’80% delle norme sul benessere animale.
L’attribuzione ad animali di intenzioni ed emozioni ritenuta ingenua e inverosimile troppo a lungo. Oggi la scienza ha dimostrato, e le scoperte in questo campo sono tutt’altro che finite, che anche altre specie sono capaci di provare emozioni complesse e possiedono un’intelligenza sofisticata e sorprendente. È occorso molto tempo perché anche la legge iniziasse a considerare gli (altri) animali come soggetti veri e propri, dotati di consapevolezza, idee, obiettivi e desideri e li tutelasse maggiormente dal punto di vista normativo.
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Pensiamo ad esempio al crescente divieto di utilizzare animali nei circhi, all’abolizione dei test di cosmetici su animali o al divieto di ingozzamento forzato di anatre ed oche per il foie gras. Dopo aver ottenuto, lentamente e con fatica, queste basilari conquiste, gli animali del Regno Unito si vedono ora privati di quasi tutti i loro diritti. Il parlamento britannico ha infatti votato contro l’inclusione della sensibilità animale nello European Union Bill, il documento che stabilisce quali leggi resteranno in vigore dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.
Animali senza diritti
Da marzo 2019, data dell’effettiva uscita dall’Europa, decadrà oltre l’80 per cento delle norme che riguardano il benessere degli animali non domestici nel Regno Unito. Tali leggi sono state infatti approvate dal parlamento europeo ma non riguarderanno più il Regno Unito dopo la Brexit. “Questo voto mina le precedenti promesse del governo secondo cui il Regno Unito continuerà a essere conosciuto per i suoi elevati standard di salute e benessere degli animali dopo la Brexit”, ha commentato Gudrun Ravetz, vicepresidente dell’Associazione veterinaria britannica.
Una decisione contro la scienza
Gli animali britannici perderanno dunque il loro status di esseri senzienti che riconosce loro la capacità di provare emozioni come gioia e compassione, ma anche paura, sofferenza e terrore, sentimenti ampiamente provati dagli animali negli allevamenti e che le leggi sul benessere animale avevano provato a ridurre. Questo voto favorirà indubbiamente gli uomini che potranno disporre liberamente degli animali che sarà vantaggioso sfruttare, ma è in netto contrasto con la scienza che ha ormai dimostrato che anche le altre specie hanno una ricca vita interiore.
Un futuro cupo per gli animali
Pensando al triste futuro che aspetta gli animali selvatici e da allevamento del Regno Unito, fatto di caccia, test senza alcun sollievo dal dolore e allevamenti sempre meno regolamentati, vien quasi da augurarsi che i parlamentari britannici abbiano ragione e che gli animali siano solo automi insensibili.
Non è un fulmine a ciel sereno
La decisione dei parlamentari inglesi, ampiamente contestata da ambientalisti e animalisti, non è forse così inaspettata alla luce di alcuni recenti provvedimenti. Ad esempio l’ampia campagna di eradicazione dei tassi del 2016 o l’ipotesi di riaprire la caccia alla volpe espressa dal primo ministro inglese, Theresa May, lo scorso maggio.
Diritti umani e animali
Fu proprio un inglese, ironia della sorte, uno dei primi a parlare di diritti degli animali, il saggista Henry S. Salt. “È un errore assoluto supporre che i diritti animali siano antagonisti a quelli umani. Non lasciamoci fuorviare neppure per un momento dallo specioso sofisma che dobbiamo prima studiare i diritti umani, e lasciare che il problema degli animali si risolva in seguito, poiché soltanto con uno studio ampio e disinteressato di entrambi è possibile trovare soluzioni”.
Il parlamento fa un passo indietro
In seguito alle numerose polemiche divampate dopo la decisione del parlamento, Michael Gove, membro del partito Conservatore, ha promesso di apportare “qualsiasi modifica necessaria” per riconoscere che gli animali sono in grado di provare dolore. “Il governo effettuerà tutte le modifiche necessarie per garantire che la sensibilità animale venga riconosciuta dal diritto britannico dopo che avremo lasciato l’Ue”, ha dichiarato Gove.
Siamo tutti animali
In un’epoca e in una società fondate sul culto dell’individualismo, in cui troppo spesso tendiamo a dimenticare che i grandi problemi sono collettivi, potremmo forse sentirci a malapena sfiorati da questa regressione dei diritti animali. La storia ci insegna tuttavia che spesso lo smantellamento delle libertà individuali inizia da privazioni apparentemente piccole per poi crescere. Oggi sono i diritti degli animali, e domani?
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