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Anna Maria Rugarli. Questo è l’impegno di Vf Corporation per la sostenibilità outdoor
Timberland, North Face, Napapijri sono tra i marchi più famosi e apprezzati per chi pratica attività outdoor. Abbiamo chiesto a chi si occupa di sostenibilità in Vf Corporation, la società che detiene questi marchi, di raccontarci cosa sta facendo per ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente.
Vf è la società che detiene alcuni dei marchi più noti per chi ama gli sport outdoor o pratica attività all’aria aperta, a contatto con la natura e la biodiversità. Per questo sono sempre di più gli appassionati che, pur apprezzando i marchi di Vf per la loro qualità, vogliono conoscere il vero impatto di questi prodotti sull’ambiente. A questo scopo abbiamo intervistato Anna Maria Rugarli, sustainability and responsibility senior director Emea di Vf Corporation. Diversi i temi toccati, dalle iniziative sostenibili alla lista dei prodotti vietati o da abbandonare (come i Pfc) nella filiera produttiva, fino al tema sempre più sentito dell’economica circolare. Senza dimenticare il rispetto per i diritti degli animali.
Ci può fare una panoramica generale dell’impegno di Vf Corporation verso la sostenibilità ambientale e sociale?
Per noi di Vf, la sostenibilità è un aspetto altamente legato al business dell’azienda, oltre che un modo di operare nel rispetto dei principi della responsabilità d’impresa. In questo ambito, la sostenibilità rappresenta sia un vantaggio competitivo sia un’opportunità per aiutare a preservare l’ambiente in cui viviamo, di cui i nostri clienti godono anche utilizzando i nostri prodotti. Per l’azienda, una politica di business incentrata sulla sostenibilità è l’unica chiave per una crescita responsabile e consapevole che si concretizza sia nel modo in cui i nostri prodotti sono realizzati, sia nello sviluppo di progetti di salvaguardia ambientale, fino al supporto alle comunità locali in cui operiamo.
Ci sono differenze di approccio a seconda della regione del continente in cui Vf opera?
In Vf condividiamo la cosiddetta cultura “One Vf”: lavoriamo in tutto il mondo per raggiungere obiettivi comuni. Allo stesso tempo, sappiamo che ogni regione ha le proprie peculiarità; per questo motivo, il nostro programma di sostenibilità si adatta di conseguenza. Un ottimo esempio è come abbiamo affrontato il tema del benessere degli animali, verso cui i clienti europei hanno dimostrato un grande interesse, prima di altre regioni. In questo contesto, già nel 2012 i nostri colleghi europei di North Face hanno iniziato a sviluppare il Responsible down standard, in collaborazione con Textile exchange e Control union certifications per migliorare la tracciabilità nella catena di fornitura di piume e assicurare il benessere degli animali lungo tutta la filiera.
Questo protocollo di certificazione è stato donato da North Face all’intero settore nel 2014 e ora è utilizzato globalmente da più di 70 brand. Anche Napapijri, un altro brand europeo di Vf, ha abbracciato questa causa e ha investito cinque anni in ricerca e sviluppo per creare materiali alternativi al fine di eliminare l’utilizzo di piuma d’oca e pelliccia. Grazie a un sostituto della piuma e a eco-pellicce, oggi Napapijri è orgogliosamente 100 per cento “down and fur free”, libero da piume e pellicce. Questo impegno è stato recentemente premiato dalla Lega antivivisezione includendo Napapijri tra i marchi Animal free con un rating VV che comprende quei marchi che hanno completamente eliminato pelliccia e piuma dalle loro collezioni. Ma questo non è tutto: seguendo questo esempio, in Vf abbiamo sviluppato una politica globale sui materiali di origine animale e dal 2017 tutti i brand del gruppo non utilizzeranno più pelliccia, angora o pelle di animali esotici nei propri prodotti.
Quali sono i brand più attivi nel percorso verso la sostenibilità?
Come già detto in precedenza, sostenibilità e responsabilità ambientale e sociale sono parte integrante del lavoro svolto da Vf e sono condivise da tutti i nostri brand. Per citare alcuni esempi concreti, North Face, Timberland e Napapijri sono tra i nostri brand “campioni” di sostenibilità. Timberland è pioniere nel settore, grazie al lavoro che svolge da tempo per offrire prodotti sostenibili, proteggere l’ambiente esterno e aiutare le comunità locali nel mondo.
Un’iniziativa lanciata recentemente è My PlayGreen: un programma di Timberland che premia progetti di ecologia urbana destinati a bambini e adolescenti. In collaborazione con King Baudouin Foundation, Timberland ha creato un programma di sovvenzioni per lo sviluppo, la manutenzione e il miglioramento degli spazi verdi in cinque città europee nel corso di cinque anni. Nel 2016, My PlayGreen ha finanziato quattordici progetti in tutta Londra; nel 2017 è stato lanciato anche a Milano, dove fornirà sussidi fino a 5.000 euro per ogni progetto locale che consenta l’accesso agli spazi verdi ai bambini.
Un altro esempio è North Face: animata dalla passione per l’outdoor, si spinge oltre i limiti dell’innovazione, per permettere ogni tipo di esplorazione. Negli ultimi 50 anni ha vissuto seguendo il motto “True North”, ovvero la convinzione che l’esplorazione ha il potere di cambiarci, di metterci alla prova e di aiutarci a vedere il mondo da nuove prospettive. Ultimo, ma non meno importante, Napapijri ha abbracciato la filosofia “Make It Better”. Questa attitudine, che permea il brand a ogni suo livello, ci spinge a fare il possibile per migliorare la vita dei consumatori, preservando l’ambiente che ci circonda. Ultimo esempio in ordine di tempo, per la stagione autunno-inverno 2017, Napapijri ha lanciato il Superlight Skidoo Parka, un parka progettato per il consumatore urbano. Oltre a essere 100 per cento libero da piume e pellicce, il Superlight skidoo parka è anche 1 chilogrammo più leggero del classico parka invernale Napapijri. Inoltre, l’intera collezione autunno-inverno 2017 è stata realizzata seguendo una politica 100 per cento “fur & down free”.
Uno dei temi più sentiti quando si parla di abbigliamento sportivo e outdoor è l’utilizzo dei Pfc, sostanze chimiche realizzate in laboratorio. Come si pone Vf verso la richiesta dei consumatori di sviluppare alternative con un impatto minore sugli ecosistemi?
La gestione responsabile delle sostanze chimiche nella produzione di capi di abbigliamento, calzature e accessori è oggetto di un interesse sempre maggiore da parte dei consumatori, delle organizzazioni non governative, dei governi e delle aziende in tutto il mondo: per questo motivo, in Vf ci impegniamo seriamente per assicurare che le sostanze chimiche utilizzate nei nostri prodotti siano sicure, sia per i dipendenti che li producono sia per i consumatori che li utilizzano.
La Restricted substances list (Rsl), la lista delle sostanze vietate, di Vf rappresenta il fulcro di tutti i nostri sforzi, assicurando che le nostre fabbriche, così come i nostri fornitori, partner e licenziatari, conoscano le nostre policy relative alle sostanze chimiche vietate e rispettino i severi standard richiesti. Nel 2013 abbiamo sviluppato Chem-Iqsm, un innovativo sistema di gestione delle sostanze chimiche che aiuta a eliminare le sostanze indesiderate prima che entrino nella filiera di produzione. Per quanto riguarda i Pfc, North Face, si è impegnata a utilizzare al 100 per cento sostanze idrorepellenti senza perfluorocarburi entro il 2020. Inoltre, dal 2008 collabora con Bluesign Technologies per garantire una notevole riduzione dell’impatto ambientale; l’obiettivo è fare più di quanto richiesto e andare oltre la semplice conformità alle leggi, per identificare prodotti chimici migliori per l’ambiente e per limitare l’uso di sostanze chimiche in tutta la filiera.
Più in generale cosa sta facendo Vf per migliorare e controllare la filiera produttiva, inclusi i fornitori che operano nei paesi emergenti o in via di sviluppo?
Noi di Vf ci impegniamo per assicurare uguaglianza sociale all’interno dell’intera filiera produttiva e nelle relazioni con i nostri partner, attraverso il monitoraggio dei siti produttivi sulla base dei 16 principi globali di conformità e del programma Responsible sourcing, iniziative che assicurano che i fornitori con cui lavoriamo stiano operando seguendo i nostri standard. Grazie a questi programmi, condividiamo con loro i valori che guidano il nostro modello di produzione per garantire che la filiera, e l’intero settore, siano sostenibili. Allo stesso tempo, Responsible sourcing ci aiuta a garantire ambienti di lavoro sicuri e un concreto miglioramento della qualità della vita delle comunità locali.
Uno degli obiettivi di molte aziende non solo dell’industria della moda è di raggiungere e abbracciare il modello di economia circolare. Qual è il vostro approccio e quali sono i benefici?
In Vf riteniamo che il settore della moda possa trainare il passaggio a un sistema circolare che ripristini e rigeneri i materiali e allo stesso tempo offra nuove opportunità di design innovativo e un maggiore engagement del cliente aggiungendo valore economico. Per questo motivo, a maggio del 2017, durante il Fashion Summit di Copenaghen, abbiamo firmato la 2020 circular fashion commitment letter, impegnandoci così a sviluppare obiettivi da raggiungere entro il 2020 e a riferire gli avanzamenti rispetto ai target. Uno dei migliori esempi in merito sono le iniziative take-back sviluppate da North Face e Timberland in diversi Paesi Emea (Europa, Medio Oriente e Africa). “Clothes the Loop” è un progetto di North Face avviato per la prima volta negli Stati Uniti nel 2013, con l’obiettivo di aiutare i clienti a recuperare vestiti e scarpe che non utilizzavano più; in seguito il programma è stato proposto anche in tutti i negozi di proprietà in Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Spagna e Danimarca.
Second Chance è un’iniziativa di Timberland attiva nei negozi monomarca in Europa, che permette ai clienti di riportare nei punti vendita le calzature di seconda mano. In meno di un anno, questo programma ha evitato che più di 1.800 kg di calzature fossero smaltite nelle discariche. E non finisce qui: Timberland ha sviluppato una partnership con ThreadTM per utilizzare pet riciclato nelle nostre collezioni. Nel 2016 è stata realizzata una linea di calzature, borse e zaini con tessuto Thread Ground to Good; questo tessuto è prodotto a partire da bottiglie di plastica riciclate che vengono raccolte dalle strade e dai canali di Haiti e dell’Honduras, creando una collaborazione ad alto valore sociale oltre che ambientale.
Nel concreto quali sono gli obiettivi su cui puntate e che presto potremmo raccontare perché diventati risultati concreti?
Nel 2015, alla Cop 21, ci siamo prefissati l’obiettivo di raggiungere entro il 2025 il 100 per cento di energia rinnovabile nelle strutture in gestione e in quelle di proprietà. L’Europa sta facendo da guida in questo ambito con il 42 per cento di energia pulita già alla fine del 2016. Inoltre, stiamo anche lavorando affinché il nostro business sia zero waste (rifiuti zero) e si possa ridurre ulteriormente l’impatto ambientale dei nostri prodotti. Ad oggi, 13 dei nostri centri di distribuzione nel mondo sono zero waste – il che significa che almeno il 95 per cento dei rifiuti non sarà inviato in discarica ma verrà riciclato attraverso il compostaggio e/o riutilizzato; tra questi, sei si trovano in Europa. Non da ultimo, in questi mesi abbiamo anche lavorato per creare una nuova strategia di sostenibilità che riveleremo alla fine di quest’anno: perciò molte novità sono in arrivo.
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