All’alba del 21 ottobre occhi puntati al cielo per ammirare le Orionidi, frammenti della cometa di Halley.
Antartide, in viaggio a bordo della Ogs Explora grazie a un video in realtà virtuale
Un video in realtà virtuale ci porta nelle gelide acque dell’Antartide a bordo dell’Explora, un’esperienza unica da vivere qui, adesso.
Un viaggio ai confini del mondo tra bufere, iceberg e intemperie con destinazione un angolo vergine di oceano Antartico. A un anno di distanza dalla spedizione, è ora possibile rivivere in prima persona il tragitto dalla nave oceanografica Ogs Explora, l’unica classe ghiaccio del nostro paese, attraverso un video di realtà virtuale finanziato dal Programma nazionale di ricerche in Antartide (Pnra) e realizzato dalle videomaker Nicole Leghissa, Katia Genovali, Giulia Massolino e Anna Violato tramite speciali telecamere e microfoni distribuiti lungo lo scafo.
Com’è navigare nelle acque ghiacciate dell’Antartide
Per immergersi negli sconfinati paesaggi antartici sono sufficienti uno smartphone e una connessione internet, anche se per godere appieno dell’esperienza a 360 gradi è consigliato l’utilizzo di un visore, anche rudimentale. “La missione si è svolta durante l’estate antartica, siamo salpati dal porto di Hobart in Tasmania e rientrati circa due mesi più tardi in quello neozelandese di Littleton, presso Christchurch” riassume Fabrizio Zgur, coordinatore del gruppo offshore dell’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale di Trieste (Ogs).
“Per quanto riguarda la temperatura, la navigazione non è molto diversa da quella in altri mari freddi. O quantomeno, in oceano aperto la temperatura è di qualche grado sotto lo zero. Tuttavia, cala sensibilmente quando ci si avvicina alla piattaforma ghiacciata” prosegue il geologo. Le onde sono alte, il mare tempestoso. Ma quello che davvero distingue le acque antartiche è il totale isolamento.
Gli imprevisti non mancano
“Paradossalmente, tutto ciò che è noioso è un bene perché per ogni tipo di guasto o avaria bisogna sapersi arrangiare. Non si può tornare indietro perché ci si è scordati qualcosa ed è troppo dispendioso farsi spedire materiali di ricambio, un volo dedicato costa migliaia di euro” spiega Zgur, ribadendo l’importanza di avere sempre un piano di riserva. Gli imprevisti sono costantemente in agguato, tant’è che proprio durante la spedizione dello scorso anno se ne è verificato uno di una certa gravità.
“Nonostante i test effettuati prima della partenza da Hobart, giunti nel mare di Ross non c’è stato verso di far funzionare il verricello che avrebbe dovuto calare il cavo con gli idrofoni”, ricorda Michele Rebesco, responsabile scientifico della missione. “Il cavo è di acciaio, lungo 1,5 chilometri e soprattutto è stato appena acquistato. Calarlo in mare senza la possibilità di recuperarlo avrebbe significato mandare in fumo almeno un milione di euro. Abbiamo perciò ripiegato su uno strumento di dimensioni ridotte, che comunque ha svolto egregiamente il suo lavoro”.
L’obiettivo dell’Explora è davvero ambizioso
Gli imprevisti sono stati ripagati da un evento raro, che ha permesso all’Explora di spingersi in un angolo di mare pressoché inesplorato. “Il mare di Ross – spiega Rebesco – è una vasta insenatura dell’Antartide normalmente delimitata all’esterno da una spessa barriera di ghiaccio galleggiante”. Nell’eccezionale penuria di ghiaccio marino verificatasi lo scorso anno, anche la barriera si è infranta, permettendo all’Explora di spingersi al suo interno. “Siamo stati fortunati, un evento del genere si verifica in media ogni 30 o 40 anni. Anche se devo confessare che in assenza del riparo fornito dalla barriera la navigazione è stata piuttosto movimentata, sulla nave si è ballato parecchio” sorride il geologo. Sul luogo, geologi e oceanografi hanno raccolto dati e campioni di quattro progetti che nel loro insieme puntano a un obiettivo ambizioso: studiare i cambiamenti climatici del passato per comprendere quello che ci aspetta nel prossimo futuro.
Tra i sedimenti dei fondali antartici i ricercatori sperano di leggere dinamiche antiche che possano aiutarci a migliorare gli attuali modelli previsionali. “Le tracce lasciate dall’abrasione del ghiaccio, le dimensioni delle particelle di sedimento ma anche la batimetria e le anomalie magnetiche ci permettono di ricostruire il complesso meccanismo retroattivo secondo il quale le variazioni del volume della calotta e le correnti oceaniche si influenzano reciprocamente”. Un dettaglio non trascurabile visto che la Circumpolare antartica è la corrente oceanica che muove in assoluto il maggior volume di acqua, svolgendo un ruolo di primo piano nella regolazione del clima a scala globale. In attesa dei primi risultati, attesi in tarda primavera, non resta che indossare il visore e rivivere questo straordinario viaggio estremo stando seduti sul divano, al riparo da tormente e iceberg. Una soluzione che probabilmente gli stessi ricercatori non avrebbero disdegnato durante le tempeste.
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