Intervista a Piera Tortora, coordinatrice del progetto Sustainable ocean for all dell’Ocse: “Si rischiano effetti globali catastrofici e irreversibili”.
In Antartide sono morti migliaia di pulcini di pinguino imperatore
Uno studio ha evidenziato la scomparsa della seconda colonia di pinguino imperatore più numerosa al mondo a causa dello scioglimento dei ghiacci.
Nel 2016 la colonia di pinguini imperatore (Aptenodytes forsteri) della baia di Halley, la seconda più numerosa al mondo e che rappresentava circa il 5-9 per cento dell’intera popolazione globale della specie, ha subito un’irreparabile perdita.
Morirono infatti annegati oltre 10mila pulcini di pinguino imperatore, il ghiaccio su cui i giovani uccelli erano nati, in Antartide, si sciolse anzitempo e i piccoli non avevano ancora imparato a nuotare. Da allora il ghiaccio non si è più ripristinato in maniera sufficiente per permettere la cura della prole, così la colonia di pinguini, composta un tempo da 14-25mila coppie, si è sciolta, come il ghiaccio che la ospitava.
Catastrofe nell’Artico
È quanto riferito da uno studio del British antarctic survey (Bas), organizzazione britannica che si occupa di ricerca e divulgazione scientifica sull’Antartide. Studiando le immagini satellitari i ricercatori hanno constatato, in seguito a tre anni di fallimento quasi totale della riproduzione, la scomparsa della grande colonia di pinguini. Nonostante in quello specifico sito della baia di Halley in passato fosse stata registrata una grande variabilità nel successo della riproduzione, questo periodo di fallimento prolungato non ha precedenti.
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Pinguini in fuga
La maggior parte degli adulti della colonia è sopravvissuto e si è spostata nella vicina colonia di Dawson-Lambton, a 55 chilometri a sud, ma la vulnerabilità della specie, dopo il declino di quella che era ritenuta una delle sue roccaforti, solleva serie preoccupazioni per la conservazione a lungo termine di questi animali. “Questi luoghi non sono così sicuri come pensavamo in precedenza”, ha ammesso Phil Trathan, ricercatore del British antarctic survey e coautore dello studio.
Ghiaccio bollente
I pinguini imperatore, la più grande specie di pinguino al mondo, si sono adattati a vivere a temperature molto basse e trascorrono tutta la loro vita sul ghiaccio antartico, sul quale covano anche le proprie uova. Per questi buffi uccelli il ghiaccio è dunque l’habitat principale e sono particolarmente sensibili alle variazioni di temperatura. Nel settembre del 2015 la baia di Halley fu colpita dagli effetti del più forte El Niño degli ultimi sessanta anni: fu spazzata da fortissimi venti e colpita da violente mareggiate. Si ritiene che questi fenomeni insolitamente potenti abbiano causato l’indebolimento del ghiaccio della piattaforma Brunt, su cui si trovavano i pinguini. Non si trattò però di un evento isolato: la stessa cosa è successa nel 2017 e nel 2018, causando la morte di quasi tutti i giovani pinguini.
Il declino dell’imperatore
I ricercatori britannici studiano i pinguini che vivono in quest’area dal 1956 e non avevano mai osservato un declino di questa portata. La perdita della colonia, per quanto numerosa, non rappresenta tuttavia una minaccia per la sopravvivenza della specie, ha affermato il dottor Trathan. Il futuro è però cupo per questi animali: secondo uno studio del 2014 le colonie di pinguini in Antartide potrebbero dimezzarsi entro il 2100 a causa della frammentazione dei ghiacci. Secondo Stephanie Jenouvrier, ricercatrice del Woods hole oceanographic institution, la specie, a causa dei riscaldamento globale, subirà un calo del 30 per cento a livello mondiale nei prossimi decenni. I pinguini starebbero però reagendo meglio del previsto, riuscendo a trasferirsi in altre colonie dopo la scomparsa dei rispettivi habitat e mostrando dunque la capacità di adattarsi ai cambiamenti climatici, almeno nel breve periodo.
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