Monitorata in Italia e nel mondo, l’antibiotico-resistenza è un fenomeno che riguarda la salute di tutti. Per combatterla, è importante utilizzare gli antibiotici solo quando servono davvero, agendo anche in prevenzione.
L’antibiotico-resistenza è la capacità dei batteri di sopravvivere e moltiplicarsi anche in presenza degli antibiotici.
Diffusa nel nostro Paese e a livello globale, l’antibiotico-resistenza costituisce un grave ostacolo per il ripristino e la conservazione della salute.
Sensibilizzare la popolazione, partendo dalla classe medica, costituisce il primo passo per la gestione del problema.
Il termine “antibiotico-resistenza” racchiude due realtà clinicamente inconciliabili: un potere importantissimo ai fini curativi e un meccanismo che vi si oppone. Gli antibiotici sono sostanze farmacologiche in grado di combattere le infezioni batteriche e la cui scoperta ha rivoluzionato la medicina moderna. È grazie agli antibiotici, in effetti, se molte patologie infettive sono state ridimensionate e se, ad oggi, è possibile fronteggiare situazioni cliniche più o meno complesse, come la chirurgia e la gestione del paziente oncologico. Per contro, la resistenza è una strategia difensiva acquisita, che permette alle infezioni batteriche di sfuggire agli effetti di questi farmaci.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha collocato l’antibiotico-resistenza sul podio delle minacce più temibili per la salute pubblica.
Cos’è l’antibiotico-resistenza
L’antibiotico-resistenza è la capacità dei batteri di compiere il proprio ciclo vitale anche in presenza di componenti farmacologici ostili. Si tratta di adattamento evolutivo oltre che di un fenomeno antichissimo, scaturito dalla coesistenza, nella stessa nicchia ecologica, di batteri e sostanze antimicrobiche ambientali. Non a caso, questi microrganismi vantano una certa plasticità genetica, modificandosi e divenendo meno vulnerabili agli agenti con cui entrano in contatto, compresi i moderni antibiotici di sintesi.
Quali sono le cause dell’antibiotico resistenza: le potenzialità del batterio
I batteri suscettibili a un determinato farmaco antibiotico possono sviluppare delle nuove potenzialità di resistenza, riducendo o annullando tale suscettibilità. Ciò può verificarsi attraverso due meccanismi: lo sviluppo di mutazioni spontanee all’interno del genoma batterico e l’acquisizione di materiale genetico “fornito” da un altro batterio (il cosiddetto “trasferimento genico orizzontale”). In ogni caso, si avrà una sottopopolazione batterica resistente, dotata di nuovi strumenti per difendersi dall’antibiotico. Questi batteri potranno, ad esempio, creare una sorta di barriera per schermarsi dal farmaco, o imparare a espellere la sostanza battericida prima che li danneggi.
I meccanismi biologici accennati in precedenza sono dunque alla base del fenomeno, sebbene non bastino, da soli, a generare un grave impatto su larga scala. Cerchiamo di fare chiarezza.
Secondo l'Aifa su alcune patologia il 30% di prescrizioni di antibiotici sono inappropriate. Una tendenza che rafforza l'antibiotico-resistenza. Intanto le case farmaceutiche non investono su nuovi farmaci perché è molto costoso. Ne avevamo parlato qui: https://t.co/JuNtTE30mjpic.twitter.com/fzsGou4j9x
Sulla scia dalla disinformazione, usare antibiotici in modo sbagliato favorisce l’incremento di ceppi batterici resistenti, traducendosi in una minore efficacia dei farmaci di uso comune. Per “impiego errato” si fa riferimento all’assunzione di questi medicinali fuori dalla prescrizione medica e, in ogni caso, senza una reale necessità. Basti pensare al tentativo vano di trattare una comune congestione nasale sostenuta per lo più da un patogeno virale, e non batterico, per l’appunto.
Quando usarli, dunque? Ebbene, quando il medico, a cui è sempre opportuno rivolgersi, lo ritenga realmente necessario. Ciò può verificarsi in ragione della sua professionalità ed esperienza, e/o dopo un’indagine microbiologica mirata. Allo stesso modo, il medico potrà escluderne l’utilità, evidenziando la natura non batterica di un’eventuale problematica.
È sempre il medico, tra le altre cose, a stabilire la posologia degli antibiotici. Quanto e per quanto tempo utilizzarli è determinante, sia nella riuscita terapeutica sia nella lotta alla resistenza antimicrobica. Ignorare le indicazioni del medico, saltando le dosi o interrompendo il trattamento prima del previsto, favorisce la comparsa di ceppi resistenti.
Resistere agli antibiotici: gli altri fattori che contano
In aggiunta alle cattive abitudini delle persone, si pongono altri elementi non trascurabili e ben identificati come cause dell’antibiotico-resistenza. Nella pratica clinica, in primo luogo, ciascun medico dovrebbe agire con estrema cognizione di causa. Le prescrizioni eccessive, di fatto, si configurano come un chiaro fattore predisponente.
La scarsa attenzione al problema in alcuni ambiti professionali, inoltre, è un aggravante. L’utilizzo massivo degli antibiotici (volto al controllo delle infezioni) nella veterinaria e nei settori agricolo e zootecnico non fa altro che riversarsi anche sul settore umano, considerando la profonda interconnessione tra il nostro benessere, quello degli altri organismi viventi e dell’ambiente in cui viviamo. In ultimo, e non per rilievo, segue la noncuranza diffusa verso il rischio infettivo e le norme igieniche più basilari, esacerbando la causa primaria che conduce all’utilizzo degli antibiotici, ovvero l’insorgere delle infezioni batteriche.
Le conseguenze dell’antibiotico-resistenza per la salute pubblica
Se consideriamo gli sforzi, in termini di ricerca e sviluppo, per arrivare all’immissione sul mercato di nuovi antibiotici, possiamo più o meno immaginare la portata del danno. E quando il fenomeno si traduce nella scarsa risposta terapeutica, nel protrarsi delle patologie e nella comparsa di temibili complicanze, spingendo sulle strutture sanitarie, la questione risulta tangibile per tutti.
Un aspetto delicato riguarda i batteri dotati di multiresistenza, e dunque capaci di eludere gli effetti di più antibiotici. Tra i batteri multi-resistenti annoveriamo le specie Escherichia coli e Pseudomonas aeruginosa, così come Staphylococcus aureus e Klebsiella pneumoniae. Denominazioni poco familiari per i non addetti ai lavori, ma decisamente note tra gli operatori sanitari e in ambito ospedaliero, dove soggetti vulnerabili e talvolta immunodepressi si rivelano fortemente a rischio di contrarre le gravi infezioni correlate a questi patogeni.
Antibiotico-resistenza e rischi per l’ambiente
L’impiego degli antibiotici con modalità inadeguate si rivela deleterio su più livelli. Parti residuali di questi farmaci si riversano nell’ambiente naturale, contaminando la vegetazione, il suolo e gli ecosistemi acquatici. Depositandosi in queste aree, le sostanze antibiotiche continuano ad agire sui batteri che vi abitano, determinando lo sviluppo di nuovi fenomeni di resistenza.
Riprendendo il concetto accennato in precedenza sulla interconnessione esistente in natura, è auspicabile la riuscita di un approccio “One Health” in grado di coinvolgere diversi ambiti, a partire dall’agricoltura e dal ramo ambientale, ma anche dai settori veterinario e zootecnico. Il contenimento dell’antibiotico-resistenza, che costituisce lo scopo ultimo, coinvolge tali realtà allo stesso modo e ne richiede lo stesso impegno.
Antibiotico-resistenza in Italia e nel mondo
Appurata l’entità del problema, l’Organizzazione mondiale della sanità diede il via, nel 2015, a un Sistema globale di sorveglianza (Global antimicrobial resistance surveillance system, Glass), evidenziando la necessità di monitorare la resistenza agli antimicrobici (spesso riportata con l’acronimo di “Amr” nei documenti dedicati) e promuovendo la raccolta sistematica dei dati a livello nazionale.
La Commissione europea introdusse, nel 2017, un piano d’azione contro la resistenza antimicrobica (A European one health action plan against antimicrobial resistance), spingendo l’osservazione capillare in tutti gli Stati membri e mirando alla gestione uniforme degli andamenti. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), d’altro canto, ha introdotto vari sistemi di sorveglianza, come la Rete europea di sorveglianza della resistenza antimicrobica (Ears-Net).
Sia per la diffusione dei batteri resistenti sia per l’utilizzo incontrollato degli antibiotici, il nostro Paese apre la lista dei territori “critici”, affiancando la vicina Grecia.
Il recente rapporto curato dall’Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali e reso noto dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), tuttavia, mostra una lieve tendenza al miglioramento. Per l’anno 2021 viene evidenziata una riduzione del consumo pari al – 3,3 per cento rispetto all’anno precedente. Le tendenze migliori si registrano al Nord, con una riduzione del consumo di antibiotici del – 6,1 per cento. Meno virtuoso il Sud, con riduzioni attestate del – 2,2 per cento. Su dieci cittadini, tre hanno ricevuto, nell’anno in esame, la prescrizione medica di un antibiotico, con una prevalenza che aumenta con la vecchiaia, arrivando al cinquanta per cento nella fascia degli ultraottantenni. Per quanto concerne la popolazione pediatrica, i consumi più ingenti si registrano fra i due e i cinque anni di età, con almeno una prescrizione medica per quattro bambini su dieci.
Non mancano provvedimenti in corso d’opera. Per il periodo che va dal 2022 al 2025 (e dopo quello relativo agli anni 2017-2021) è stato realizzato un nuovo Piano nazionale di contrasto all’antibiotico resistenza (Pncar), articolato in più ambiti di intervento e in un accurato sistema di sorveglianza, prevenzione e controllo del fenomeno. Il Pncar è stato pubblicato in data 2 febbraio 2023 dal Ministero della salute.
Rilevante, per il monitoraggio nazionale, il Sistema di sorveglianza dell’antibiotico-resistenza Ar-Iss, a cura del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss).
Il ruolo degli antibiotici ad ampio spettro
Un dato preoccupante, in ogni caso, riguarda l’utilizzo sconsiderato degli antibiotici ad ampio spettro, così definiti perché capaci di agire su più agenti batterici. Sono proprio questi farmaci, difatti, a gravare maggiormente sul fenomeno della resistenza. Il quadro generale, in definitiva, resta allarmante, con livelli di consumo che vanno oltre la media europea.
L’antibiotico-resistenza nel mondo
Sulla base di un’analisi sistematica pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet, il numero dei decessi verificatisi nel mondo nel 2019 e associati all’antibiotico-resistenza si attesta a 4,95 milioni. Di questi, 1,27 milioni presentano un’effettiva correlazione con infezioni sostenute da batteri resistenti. Tra i microrganismi in questione rientrano anche le specie evidenziate poco fa. Relativamente alle classi di antibiotici maggiormente associate alle resistenze, queste includono i fluorochinoloni e le cefalosporine di terza generazione.
Per quanto riguarda gli andamenti nelle diverse zone del globo, l’Africa subsahariana occidentale ha mostrato il tasso di mortalità più elevato, mentre per l’area compresa tra l’Asia e l’Australia viene riportato il tasso più moderato. Appare intuitivo, in definitiva, quanto il problema si riveli più gravoso per le realtà che dispongono di risorse limitate.
Cosa fare per contrastare e prevenire l’antibiotico-resistenza
Conoscere i pericoli è la condizione indispensabile per evitarli. Lo stesso criterio risulta valido per la resistenza agli antibiotici, di cui molti ignorano le cause o, ancor peggio, l’esistenza. Laddove persista una profonda inconsapevolezza, è necessario informare, evidenziando errori e dissipando dubbi: da qui l’importanza notevole della classe medica. Il clinico di base, rendendosi rintracciabile e disponibile, dovrebbe sempre educare il singolo paziente sull’uso corretto degli antibiotici, ma anche invitarlo alla lettura dei foglietti illustrativi e redarguirlo sul “fai da te”. Sul fronte opposto, il paziente dovrebbe porsi delle domande sul farmaco che intende assumere, accertarsi della sua reale efficacia, così come delle conseguenze controproducenti di un utilizzo inappropriato. Ricordiamo, a tal proposito, che gli antibiotici vengono formulati per contrastare le infezioni batteriche, risultando del tutto inefficaci nel curare le infezioni virali (es.: influenza e raffreddore comune). Inutili, dunque, oltre che favorenti il problema della resistenza.
Preservare il proprio stato di salute, evitando le malattie infettive ed escludendo a priori il ricorso a determinati farmaci, rappresenta un aspetto basilare. Via libera, dunque, ad alcuni espedienti preventivi contro le infezioni causate da batteri, quali il consumo consapevole di alimenti salubri (es.: carne e pesce ben cotti, verdure crude ben lavate, latte fresco conservato in frigo) e il lavaggio frequente delle mani.
La regolamentazione in alcuni ambiti professionali, ovvero nei settori che hanno a che fare con gli animali da allevamento, le piante e l’ambiente (es.: agricoltura, veterinaria e zootecnica), ricopre una notevole importanza nel ridurre il riversamento degli antibiotici negli ecosistemi e l’affermarsi di nuovi adattamenti microbici.
Iniziative dedicate alla sensibilizzazione periodica sul fenomeno dell’antibiotico-resistenza, come la Giornata europea degli antibiotici che ricorre il 18 novembre, sono senza dubbio utili se tradotte in comportamenti concreti e duraturi.
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