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Chi era Antonia Campi, l’artista ceramista fuori dagli schemi in mostra a Milano
Antonia Campi è una figura di spicco nella storia del design, era uno spirito libero e originale che amava rompere le regole e seguire con passione il proprio istinto artistico.
Valtellinese, nata a Sondrio nel 1921, mancata nel 2019, in oltre sessant’anni di attività progettuale e artistica, Antonia Campi, detta Neto, è vissuta in un’epoca in cui era difficile e raro per le donne artiste emergere e ritagliarsi il proprio spazio. Donna speciale, con una spiccata ironia, in tempi dove le artiste e designer erano poche e il loro talento creativo non considerato, da semplice operaia è riuscita a diventare direttore del museo della Ceramica di Laveno e a meritare un posto d’onore nella storia del progetto.
Riservata e schiva, ma animata da una grande determinazione, ha rinnovato il mondo della ceramica e rivoluzionato l’immagine dell’ambiente bagno con la sua visione moderna e anticipatrice delle tendenze future. Ha ricevuto il prestigioso premio Compasso d’oro alla carriera nel 2011. A Milano, dall’11 al 31 gennaio 2020, le sue ceramiche saranno esposte nella mostra Omaggio a Neto. Ceramiche di Antonia Campi alla galleria Fatto ad Arte.
La biografia di Antonia Campi
Giovanissima, Campi ha frequentato l’Accademia di Brera dove ha seguito in particolare i corsi dello scultore Francesco Messina, dal quale era stata scelta nel 1938 come modella per la testa della Minerva Armata, tutt’oggi collocata in una piazza di Pavia: la dea guerriera, premonitrice quasi dell’atteggiamento determinato e volitivo che contraddistinguerà l’operare della designer. La statua di Messina ha una particolarità curiosa: Minerva tiene la lancia verso il basso, non in alto come segno di trionfo, ma per indicare l’eccellenza della cultura sulle armi. Per scaramanzia gli studenti universitari pavesi evitano di guardare gli occhi di Minerva prima di laurearsi, per non rischiare la mancata conclusione degli studi.
Nel 1947, Campi viene assunta come operaia alla Società ceramica italiana di Laveno, ma ben presto l’allora direttore artistico Guido Andloviz riconosce le sue qualità e nel 1948 le affida la realizzazione dei pannelli ceramici per la colonia dell’azienda a Marina di Pietrasanta e la lascia libera di progettare nuove forme nel reparto artistico.
Il laboratorio di ceramica
“Dal suo laboratorio – scrive la storica Maria Teresa Chirico nella biografia della Campi per l’Enciclopedia delle donne – che si affaccia sul lago di Laveno, profondamente amato, Neto lavora intensamente, riservata e schiva, lanciando volute di fumo dalla sua pipa: e rompere le regole, specie quelle di un certo perbenismo borghese, la divertirà sempre anche nei comportamenti personali. In nemmeno un decennio Antonia disegna alcune centinaia di oggetti, tutti in terraglia forte, oltre ai lavori realizzati in porcellana. Forme morbide, plastiche, sinuose, bucate che spesso rimandano al mondo animale. Nel 1957 si trasferisce in un altro settore dell’azienda, quello dei sanitari: è l’inizio di una vera e propria rivoluzione fatta di forme nuove, attente all’ergonomia, e dell’inserimento del colore. Il bagno non è più un luogo da tenere nascosto, quasi sconveniente, ma un ambiente fresco, luminoso, da mostrare e da ammirare”.
Il regno di Antonia Campi, il museo della ceramica di Laveno
Nel 1962 è diventata direttore della Società ceramica italiana e dal 1971 ha diretto il Centro artistico unificato della stessa e della Richard-Ginori. Poi il Centro design della Pozzi-Ginori. In questo ruolo ha assunto il compito di seguire l’intera produzione dell’azienda: servizi da tè e caffè, vasi, piatti, soprammobili, sanitari e rubinetteria.
Dal 1978, dedicatasi alla libera professione, ha sperimentato materiali e tipologie di oggetti diversi, dal vetro al metallo, fino ai gioielli. Ironica e acuta, Campi ha giocato negli anni con la terraglia, di cui conosceva tutti i segreti, competente negli aspetti tecnici e nell’uso degli smalti, attenta sempre anche alle esigenze della produzione, ma con l’obiettivo di sperimentare sempre nuove forme. Tra i suoi oggetti più conosciuti, il vaso portaombrelli di grandi dimensioni bucato, oggi presente nei più importanti musei della ceramica del mondo. E i sanitari colorati, veri e propri oggetti scultorei di design moderno.
La passione come motore della creatività, il suo messaggio
In una mia intervista del 2014 ha detto di sé: “Sono stata una semplice e aspra ragazza valtellinese. Una di montagna. Una schiva. Una che ha sempre amato la solitudine, una taciturna, una che parla poco a bassa voce. Ma libera come l’aria! Avevo talento artistico e passione per imparare, cercare, guardare avanti, sperimentare, creare con le mani dà una gioia interiore intensa! C’è una dimensione giocosa in questo fare. Io guardo le cose del mondo con ironia, ne vedo sempre il lato ironico. Indubbiamente l’ho messa anche nel mio lavoro, nelle forme ispirate alla natura che altri hanno definito libere, sensuali, organiche, dissacranti … Mi diverte molto l’ironia, è una completezza di pensiero!! Credo nella bellezza. É la prima cosa che sento quando guardo qualsiasi cosa. Ho sempre fatto tutto con passione… Ai giovani dico: passione, fate emergere ciò che di importante è dentro di voi e lasciate tutto il resto… Così saremo in grado di costruire un mondo migliore!”
Omaggio a Neto. Ceramiche di Antonia Campi – mostra alla galleria Fatto ad Arte, Milano, via Moscova 60, dall’11 gennaio | Inaugurazione ore 18:30 al 31 gennaio 2020. Da martedì a venerdì ore dalle ore 11:00 alle 13:00 e dalle 15:30 alle 19:00 | Ingresso libero
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