La Francia fa marcia indietro e reintroduce in deroga i pesticidi neonicotinoidi, che minacciano la sopravvivenza delle api.
Basta un solo pasto contaminato da più pesticidi per danneggiare un’ape solitaria
Basta un solo pasto prelevato da fiori contaminati da un mix di pesticidi per alterare negativamente l’intero ciclo di vita di un’ape solitaria. Questa singola esposizione, se avviene durante la diapausa invernale dell’animale (una sorta di letargo), è infatti in grado sia di ridurre la longevità dell’insetto che di ritardare lo sviluppo degli ovari, diminuendo così la sua capacità riproduttiva. A rivelarlo è uno studio pubblicato
Basta un solo pasto prelevato da fiori contaminati da un mix di pesticidi per alterare negativamente l’intero ciclo di vita di un’ape solitaria. Questa singola esposizione, se avviene durante la diapausa invernale dell’animale (una sorta di letargo), è infatti in grado sia di ridurre la longevità dell’insetto che di ritardare lo sviluppo degli ovari, diminuendo così la sua capacità riproduttiva.
A rivelarlo è uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal society. Secondo il gruppo di ricerca che ha condotto lo studio, questi effetti dimostrano come l’esposizione combinata di più pesticidi sia una delle cause principali della moria delle api. Un risultato che dovrebbe portare a ripensare il sistema di valutazione del rischio dei pesticidi, suggeriscono gli studiosi: oggi, infatti, si considerano solo gli effetti prodotti da singole molecole ma raramente sappiamo cosa succede quando ad agire sono due o più sostanze contemporaneamente.
Anche l’ape solitaria sta scomparendo
Il problema della moria delle api – ovvero la significativa diminuzione della presenza di questi insetti in vaste aree del Pianeta – sta allarmando da anni gli studiosi di tutto il mondo. Le api svolgono un ruolo fondamentale per il mantenimento della biodiversità vegetale: muovendosi di fiore in fiore per cercare nutrimento favoriscono l’impollinazione, contribuendo così alla sopravvivenza e allo sviluppo delle piante, tanto quelle selvatiche che quelle coltivate. La loro scomparsa, quindi, potrebbe avere gravi conseguenze sull’equilibrio dell’ecosistema mettendo tra l’altro a rischio la produzione di buona parte della frutta e della verdura che consumiamo.
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Tra le vittime principali di questo fenomeno c’è sicuramente la più nota tra le api, quella da miele (Apis mellifera), il cui tasso di mortalità annuale è aumentato in modo notevole nell’ultimo decennio. Esistono però anche migliaia di altre specie a rischio appartenenti alla stessa famiglia, molte delle quali sono solitarie, cioè che non vivono in colonie organizzate in alveari, ma invece ogni singola femmina costruisce un proprio nido indipendente. Ed è proprio su una di queste specie, la Osmia bicornis, che i ricercatori si sono concentrati per testare gli effetti del mix di pesticidi.
“Così come l’ape da miele, anche le api solitarie sono fondamentali per l’impollinazione e anche loro stanno scomparendo”, spiega Fabio Sgolastra, ricercatore dell’università di Bologna che ha coordinato lo studio. “Si tratta di specie particolarmente a rischio perché non essendo organizzate in società numerose, la scomparsa di un singolo individuo comporta automaticamente la fine di un’intera linea di successione”.
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Un cocktail pericoloso di pesticidi
Obiettivo dello studio, che si è svolto prevalentemente presso il dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell’università di Bologna, era analizzare i possibili effetti su Osmia bicornis prodotti da due tipologie di pesticidi: un insetticida neonicotinoide e un fungicida. I ricercatori hanno così realizzato una miscela contente le due sostanze in dosi paragonabili a quelle che si possono trovare nelle coltivazioni che le utilizzano. Dopodiché hanno somministrato il composto alle api solitarie. Il risultato? Una singola esposizione orale al mix di pesticidi si è rivelata sufficiente per diminuire in modo significativo la longevità degli insetti e ritardare lo sviluppo dei loro ovari.
I ricercatori hanno anche sottoposto gli insetti a soluzioni contenenti i due pesticidi separatati tra loro. In entrambi i casi non sono stati riscontrati effetti negativi sugli insetti. “I due pesticidi, in quelle quantità e in una singola dose, non risultano dannosi – spiega Sgolastra –. Quando però si trovano insieme, è sufficiente un solo pasto al termine dello svernamento per produrre conseguenze pericolose”. Un dato che dovrebbe spingerci a “pensare anche a come valutare i possibili effetti sinergici che derivano dalla combinazione di due o più sostanze utilizzate contemporaneamente”, aggiunge il ricercatore.
Dipendenza da pesticidi
Infine, sulla stessa testata scientifica è stato pubblicato uno studio condotto sui bombi che dimostra come questi insetti abbiano sviluppato una vera e propria dipendenza da neonicotinoidi, paragonabile a quella dei fumatori alla nicotina. Più neonicotinoidi vengono assunti dai bombi, più questi ne cercano. Un fattore che accelera la moria di impollinatori e che già nel 2013 aveva spinto l’Unione Europea a sospendere temporaneamente l’uso dei tre pesticidi fino ad allora impiegati maggiormente in agricoltura per la concia delle sementi, una moratoria poi diventata divieto nell’aprile di quest’anno, estesa a tutte le coltivazioni all’aperto.
“Volevamo capire se gli insetti fossero in grado di rilevare i pesticidi e imparare ad evitarli”, ha spiegato il dottor Andres Arce, che ha diretto lo studio, al quotidiano britannico The Guardian. “Sulle prime sembrava che i bombi evitassero il cibo contaminato. Invece poi abbiamo scoperto che le visite aumentavano. Abbiamo bisogno di condurre ulteriori studi per capire il meccanismo per il quale questi insetti sviluppano tale preferenza”. L’utilizzo degli agenti chimici di sintesi in agricoltura si conferma quindi una grande minaccia non solo per la nostra salute, ma anche quella di questi indispensabili insetti. Così l’apicoltura e l’agricoltura biologiche sono un’arma sempre più fondamentale nella difesa del patrimonio naturale.
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